La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 


 

Giulia - Madre Orsola Ledóchowska

   

 Lettere a Ilse von Düring

(1886 – 1899)


 

1.

Lipnica, 14 dicembre 1885[1]

Cara Ilse[2],

            Ti invio la veduta ad est dalla nostra casa. La finestra sottolineata era quella della camera di Maria Teresa[3]; per adesso la occupa Fanni[4]. Devi perdonare che queste abborracciature vadano avanti col passo della tartaruga, ma sono veramente oberata di lavoro. Faccio qui da segretaria a tutti, a Maria Teresa, la segretaria privata per i testi in polacco etc., perciò soltanto ogni tanto posso cogliere un momento libero, per dipingere. Ora mi è ancora rimasto da dipingere l’angoletto della camera di Maria Teresa con la sua scrivania e la mia promessa sarà compiuta. Devi tuttavia pazientare ancora un po’ e guardare questi quadretti con occhio indulgente, poiché mi manca il tempo per rifinirli come si deve.

            Molte grazie per la tua lettera. Mi ha fatto piacere il fatto che hai risposto alla mia domanda. Da parte mia questa non è stata diplomazia, sono troppo poco diplomatica! Semplicemente, non volevo annoiarti con le mie opinioni, ma lasciarti la libertà di scegliere ciò che vuoi, oppure non vuoi sentire qualcosa da me. Precisamente, nello stesso modo, avevo immaginato la tua risposta alla domanda: Che cos’è l’amicizia? Debbo essere sincera? Forse uno Spartano avrebbe risposto a una domanda del genere: “Non ho capito la fine perché ho dimenticato l’inizio”. Alla tua domanda vorrei rispondere così: “L’amitié c’est l’union de deux âmes dans l’amour et la paix du Seigneur[5]. Per me tutto si racchiude in questa frase. Non affermo che la mia idea sia la più giusta, ognuno può avere la propria opinione su questo tema.

            Vorrei tanto poterti vedere una volta! Mi sono fatta una precisa immagine di te, perciò desidererei verificare se ti ho giudicata giustamente o no. Non sto parlando dell’aspetto esteriore, ma della tua interiorità[6].

            Perdonami questa lettera forse troppo lunga. Ti saluto cordialmente.

Con tutto il mio affetto, tua Giulia Ledóchowska


2.

Lipnica, 28 dicembre 1885

Mia Cara Ilse,

            La tua lettera è stata per me una grande gioia. Vedo che tra di noi ci comprenderemo molto bene e sei proprio Tu ad attrarmi, cosa che nel mio caso, è piuttosto rara. Ti chiedo, cara Ilse, una cosa sola: non devi farti della mia persona un’immagine ideale e non credere troppo a Maria Teresa, poiché, in seguito, potresti rimanere delusa. Temo che, quando mi vedrai, penserai: “Ė tutto qui?” Non sono né tanto brillante, né tanto geniale come Maria Teresa. Sono una persona molto tranquilla, non c’è in me nulla di straordinario, so soltanto intuire profondamente coloro che mi sono veramente cari (e di queste persone tuttavia ne ho molto poche).

            Vedi, cara Ilse, non ti ho trattato come un’estranea, quando ti presentai la mia idea sull’amicizia; contavo sulla comprensione reciproca, alla quale bastano sempre poche parole. Insomma, a un’anima gemella si può esprimere tutto. Alle persone estranee, incapaci di comprendere i nostri pensieri, è inutile scrivere su questo tema, neppure otto pagine potrebbero bastare. Alle lettere di questo genere, appartengono le idee precise, non quelle spartane descrizioni del tempo soleggiato, piovoso, oppure ventoso.

            Mi scrivi che vorresti che io mi prendessi cura di te; anch’io la penso così e sarò verso di te molto sincera. Quanto ho scritto potrebbe sembrare una presunzione, ma io la intendo diversamente. L’influsso che esercitiamo sugli altri, non proviene da noi, non vi è dunque alcun merito personale. Noto, che esercito proprio un certo influsso su coloro che si trovano in una posizione più alta della mia. Questa è la prova della sapienza di Dio, il quale, per influire sugli altri, predilige servirsi dei piccoli e gli sono grata, quando posso diventare una penna da scrivere nella Sua mano. Devi aver notato che non sono una grande diplomatica, altrimenti non sarei me stessa nelle lettere che ti invio, poiché ti conosco appena dall’immagine che mi son fatta di te. Riterrai forse che sono esagerata? Ti concedo volentieri il permesso di ridere di me, se ti vien voglia.

            Sto proprio dipingendo l’angolo dove Maria Teresa era solita scrivere; glielo avevo promesso, dunque non posso cedere a te questo disegno. Del resto lo faccio molto volentieri. Più ho da fare, tanto meglio mi sento. La nostra casa è grande, e le stanze sono spaziose e luminose. Volentieri ti avrei accompagnata a vederle, per mostrarti tutto, e dopo saresti venuta da me e saremmo rimaste sedute piacevolmente nella mia tana silenziosa. La mia camera è separata dalle altre e costituisce un insieme; è divisa in due parti; davanti ho il mio studio (come si usa chiamare qui), poiché lì ricevo tutti; dietro c’è la mia camera privata, nella quale molto volentieri soggiorno da sola.

            Ti piace stare da sola? Se si tratta di me, potrei rimanere sola intere giornate, senza sentirmi abbandonata. Sono contenta; meno dipendo dagli altri, meno ho bisogno di loro.  Non vorrei, però, che essi non avessero bisogno di me. A dir il vero sembra un egoismo non egoistico.

            Dato che ho scritto troppo, voglio chiudere velocemente e spedire questa mia, altrimenti mi può venire l’idea di strapparla.

            Addio! Per chiudere, aggiungo i miei più cordiali e migliori auguri per l’anno 1886. Che il Signore Dio ti dia ciò a cui tu aspiri e ciò che stai cercando.

Con tutto il mio affetto, tua Giulia Ledóchowska

I miei rispettosi saluti alla tua mamma[7].


3.

Lipnica, 13 gennaio 1886

Mia cara Ilse,

            Un grazie caloroso per la tua lettera. Alla mia allego il disegno di un angolo della camera di Maria Teresa. Non è fatto bene, tuttavia si presenta precisamente così. Sarò lieta se il mio imbratto ti farà piacere.

            Davanti a me ho una buona mezz’ora di tempo libero, che voglio trascorrere con te, mia cara Ilse. Oggi non si può uscire, poiché siamo immersi nella neve. Dimmi: perché ti meravigli che qualcosa mi attiri a te? È perché devi combattere e sei imperfetta? Vorrei sapere chi in questa terra non debba lottare - non parlo di coloro che non lottano, poiché sono numerosi coloro che si risparmiano nella lotta - e chi non è imperfetto!

            Ho letto quasi tutte le tue lettere; però, perché questo ti ha dato tanto dispiacere? Preferirei che tu mi conoscessi meglio o, almeno, in un modo diverso da come lo fai. Continuamente ti stai formando una falsa immagine di me. Tutti dobbiamo lottare, e più abbiamo da sconfiggere, più abbiamo occasioni per dare le prove del nostro amore. Non siamo, infatti, dei combattenti schiavi, ma dei combattenti per amore, e più aspro è il frastuono della battaglia, con tanto maggior spirito di sacrificio e slancio, dovremmo affrontarla. C’è soltanto una cosa da puntualizzare: la principale esigenza nella lotta è la calma, per aver sempre chiaro davanti agli occhi il nemico e non sprecare le forze per inutili scaramucce.

            Tu lotti in modo troppo agitato, noti la minima ferita, ogni puntura di spillo, e ciò provoca la ritirata. Una particolare attenzione dovrebbe essere rivolta verso il fine; in questo modo supereremo gli ostacoli che si pongono sul nostro cammino per raggiungerlo. Ritengo che in questa lotta la cosa più perfetta sarebbe fidarsi di Lui, e persino – se questa fosse la Sua volontà – rinunciare alla vittoria, senza tuttavia cessare di lottare per raggiungere necessariamente la vetta della perfezione. In quale caso cerchiamo più noi stesse? All’amor proprio è più piacevole sentirsi vincitori. Un’umile sopportazione delle proprie debolezze, che va di pari passo, con il filiale abbandono al Suo aiuto, senza il quale non faremo nulla, porta la pace.

            Temo di perdermi nei miei pensieri. Devi tuttavia ammettere che la colpa è tua, perché mi coinvolgi in temi, che non si possono esaurire, e che, di solito, suscitano in me numerosi motivi di nuove gioie.  

            Se vuoi entrare nel mio mondo, devi voler vederlo così come è: né abbellito, né più misero. Devi soltanto promettermi di non far vedere a nessuno le mie lettere. Malvolentieri concedo che qualcuno possa prendere visione del “mio mondo”; tu sei un’eccezione e fuori di te, nessuno che io non sappia chi sia. Vedi, temo di sembrare una persona strana. Poiché vivo isolata dal mondo, circondata soltanto dalla mamma e dalle sorelle, e non ho contatti con le mie coetanee né tramite lettere, né quelli diretti, ho un mio mondo di pensieri, nel quale mi trovo bene. Qui ritrovo i miei amici, qui, se posso dire così, vivo una mia seconda vita. Non so se gli altri pensano come me, sono chiusa e ho confidenza solo con pochissime persone in modo che sappiano che in me si sta destando ancora qualcosa oltre all’interesse per le cose esterne. Perciò non desidero affatto uscire fuori di Lipnica. Che cosa potrei fare a Gmunden? Vorrei vedere te, ma oltre a questo, una vita del genere sarebbe per me terribile. Qui sono utile, qui ho molti impegni, e inoltre qui trovo sempre la solitudine e la pace. In cambio dell’abbandono del mio mondo, che cosa pensi che possa trovare vivendo in una città?

            Se, dopo questa mia, sognerai ancora di continuare la corrispondenza con me e io non ti sembrerò ridicola, ti scriverò ogni due giovedì. Mantengo in grande ordine la mia corrispondenza; tutte le lettere che mi stanno a cuore, hanno un giorno stabilito.

            Mi domandi quali libri leggo. Mi è difficile rispondere. Leggo molto poco, non ho tempo per farlo, del resto, leggo soprattutto in lingua polacca. Leggo piuttosto libri di carattere religioso - francesi. Un libro che mi sviluppa molto spiritualmente, è: Scritti di Maria Eustelle[8]. Mi piace molto anche De imitatione Christi[9], Pagliette d’oro[10]; sono dei libri da me privilegiati. Perché non dovrei avere bisogno di essi? Le cose andrebbero male con me, se volessi vivere nelle illusioni di questo genere! Davvero, non ho nulla che potrebbe indurmi soltanto a questo.

            Ora, per Natale ho ricevuto la Vita di Giovanni Maria Vianney[11] e la leggo ogni sera. Ho desiderato tanto di avere questo libro e, finora, risponde alle mie attese, sebbene ancora non ne abbia letto molte pagine. Libri di questo genere, ho l’abitudine di leggerne molto pochi e lentamente. Mi restano più impressi nella mente e ho tempo per riflettere su ciò che ho letto. Gli altri libri li leggo molto velocemente, se trovo il tempo per farlo. Ai libri inglesi do la precedenza su quelli tedeschi. In quest’ultima lingua mi piace molto Dreizehnlinden di Weber[12], che certamente conosci. Se tu potessi capire anche i libri polacchi! Ho appena letto una bellissima opera in quattro volumi di Sienkiewicz[13]; le mie opere preferite le possiedo in lingua polacca, che purtroppo, tu non puoi leggere! La sera leggiamo insieme Rome. Lettres d’un pèlerin di Lafond[14]. Mi piace molto.

            Adesso, ogni giorno, usciamo per la passeggiata con le slitte; è magnifico, correre come una freccia attraverso i campi e boschi bianchi! Poco tempo fa, pensavo tra me: “Se ci fosse qui Ilse, certamente sarebbe rimasta stupita nell’ammirare questa meraviglia invernale”. Ti piace la natura, vero? A me la natura parla a voce più alta di quella della gente, anima l’eterno Amore; l’amore è la sua lingua, la pace è l’eco del suo grido che si innalza verso il cielo.

            Ilse mia, non ti viene spesso in mente, che una indicibile beatitudine è fissata nella vita interiore – come potrei esprimerlo con una maggiore chiarezza – in questo perdersi in Lui, l’eterna Bellezza, l’abisso d’Amore?  Spesso mi viene da piangere, perché nella mia attuale situazione non ho la possibilità di accendere negli altri quella fiamma a volte spenta. Oh, potessi attirare tutti, tutti gli esseri umani, in quelle regioni d’amore e di pace, che circondano il trono della Sua grazia!

            Ora, ti saluto, cara Ilse. Se dunque vuoi continuare la nostra corrispondenza, così come l’abbiamo iniziata, scrivi presto; più e con una maggiore frequenza ci si incontra in questo modo, più si gustano gioia e dolcezza.

            Con affetto tua Giulia

 

Abbiamo buone notizie da Maria Teresa. Alla fine di febbraio deve recarsi a Vienna con la granduchessa. E voi, per quanto tempo vi fermerete a Vienna? Forse nel mese di giugno verrò lì anch’io. Come sarebbe bello se potessimo vederci!

            25 gennaio. La lettera è rimasta da me per un’eternità. Pensavo che eri a Vienna e chiesi a Maria Teresa il tuo indirizzo. Ho ricevuto la sua risposta appena ieri. Non è dunque colpa mia, se non ti ho scritto per così lungo tempo. Non ripagarmi nello stesso modo, con un lungo silenzio, Ilse mia, e se – come scrivi – davvero ti piaccio, almeno un po’, scrivimi presto, va bene? Sono contenta di aver trovato qualcuno che condivide i miei sentimenti e mi comprende, come fai tu – almeno così credo e forse non erro.


 4.

Lipnica, sera del 3 febbraio [1886]

Ilse mia,

            è giovedì. Vedi che mantengo la parola; tuttavia non terminerò oggi questa mia, poiché per tutto il giorno sono stata occupata da questioni riguardanti i contratti. Ti ringrazio molto per la tua lettera. Sono contenta che non ridi di me. Sai, mi ero già pentita di averti scritto quella lettera; non è mia usanza manifestare in questo modo quello che provo, sono molto timida. Ognuno ha diritto di ridere di me, ma mi farebbe molto male se tu lo facessi a proposito dei miei più sacri sentimenti. Può darsi, che non potrai comprendere quei miei sentimenti, poiché sei abituata a trovarti sempre tra la gente, io invece sono sempre sola e perciò sono diventata un po’ timida con gli altri.

            Nei tuoi pensieri, non unirmi troppo con Maria Teresa; non ci somigliamo affatto. Lei ha in sé un’autentica forza d’attrazione a lei propria, e io ho soltanto intuito che quella sua attrattiva ti attrae a me. La gente è indifferente nei miei riguardi e non pretendo da loro nient’altro.

            Alla tua lettera di ieri, risponderò con esattezza la prossima volta, oggi veramente mi manca il tempo per farlo. Mi chiedi se gli Scritti di Marie Eustelle sarebbero adatti a te. Non so cosa risponderti. Sono delle esternazioni di ardente amore verso Colui, che sui nostri altari ha stabilito la sua dimora, che giorno e notte veglia su di noi e intorno al Suo tabernacolo si radunano con venerazione e amore i cattolici di tutto il mondo. In questo, come penso, siamo diverse e non so se, sotto questo aspetto, parecchie cose ti sembreranno un’esagerazione; sarebbe per me un dispiacere, poiché posso approfondire questi sentimenti, perfino quando il mio cuore non arde come vorrei.

            Vedi, Ilse mia, trovo in questo la mia felicità e ora mi dispiace, che da questo punto di vista non potremo comprenderci. Sei per me un’esperienza completamente nuova, mai ho parlato con qualcuno in questo modo e sono molto felice di averti, Ilse mia.

            Non potresti studiare da sola il polacco, anche a motivo della pronuncia. È una lingua molto più difficile dell’italiano, incomparabilmente, a mio avviso. Ho la passione per le lingue; se avessi il tempo, lo studio delle lingue sarebbe il mio studio preferito.

            Pensi spesso alla morte? Come vorresti morire? A che cosa pensi più spesso e più volentieri quando sei sola? Ho tanto da scriverti, Ilse mia, ma oggi questo non mi riuscirà; la posta parte subito, e non voglio farti attendere a lungo la lettera da me promessa. Durante i prossimi quattordici giorni sfrutterò ogni momento libero, per scriverti.

            Stammi bene!

Con tutto il mio affetto, tua Giulia


 5.

Lipnica, 14 febbraio 1886

Ilse mia,

            Ho appena ricevuto la tua lettera. Non so davvero che cosa devo scrivere prima; prima di tutto devo chiarire un equivoco. Non supponevo che avresti ritenuto troppo ardente l’amore verso Dio; pensavo, che la lode, ardente e colma d’amore di Colui che rimane sempre in mezzo a noi nel tabernacolo, fino alla fine del mondo, ti sarebbe sembrata esagerata, poiché a voi questa felicità è sconosciuta. Penso, che non avrei dovuto dubitare che tu non sei indifferente sotto questo aspetto, altrimenti non avremmo mai potuto intenderci; ci uniscono, infatti, soltanto legami di sacro amore.  Vedo in te il riflesso della Sua luce. Quella luce mi attrae. Vedo Lui in te e amo te in Lui. Come è bello essere unite per amare; le fiamme si congiungono e si innalzano, come un puro olocausto, dinanzi al Signore che fonde entrambi i cuori nel fuoco del suo Amore.

            Dovresti ritenermi una persona molto intollerante, se credessi che il Dio dell’amore avrebbe potuto respingere coloro che a Lui si rivolgono con fede e con amore. No, Ilse mia, soltanto, vedi: io vorrei vedere tutti gli esseri umani, specialmente coloro che amo, uniti intorno alla prigione del Suo amore[15], intorno al cielo sulla terra. Deriva da questo, un sentimento naturale che lì, dove si trova la mia più grande felicità, vorrei trovare tutti coloro che sono a me cari. Egli è dappertutto, vicino a noi, poiché in Lui viviamo e in Lui esistiamo, ma il sentimento che mi pervade quando dico a me stessa: “Egli è qui, davanti a me così, come visse sulla terra, è vicino a me e mi guarda con amore” – è ciò che non riesco ad esprimere!  Vedi, quando mi trovo sola, in ginocchio davanti al Suo tabernacolo, il mio desiderio sarebbe: morire, liquefarmi nell’Amore.

            Avrei un unico desiderio: quello di morire giovane. Il mondo mi sembra così futile, così subdolo. Volentieri visito la tomba di mio padre: lì c’è tanto silenzio e tanta pace che quasi mi sembra che anch’io appartenga ormai al regno dei defunti. La volontà di Dio, tuttavia, è al di sopra di tutto il resto; se mi è destinata una vita lunga, la voglio accettare dalla Sua mano.

            Ilse, puoi stare tranquilla, che io non parlo con nessuno di ciò che mi scrivi. Noi due, Lui che ci unisce, e nessun altro, è vero? Hai ragione, Ilse mia, di lottare contro la tua nostalgia della lontananza. Penso, che spesso è un merito maggiore perseverare nella pace, piuttosto che seguire la propria volontà, perfino quando, nel primo caso, ci sembra di non fare nulla, e nel secondo caso - ci sembra di poter fare tanto. Si faccia la Sua volontà, e il resto ci può essere indifferente.

            Grazie dell’immaginetta che mi hai mandato. La metterò nel mio libro di preghiere come un caro ricordo della mia Ilse. Puoi essere sicura che prego per te. Fai lo stesso per me, è vero?

            Ora devo rispondere alle domande della tua penultima lettera. Che cosa penso riguardo al risparmio? Sia qui, come in ogni altra materia, la cosa migliore è il giusto mezzo. Odio l’avarizia, come anche un’eccessiva spesa del denaro, specialmente per cose inutili. Se si tratta del risparmio, il mio ideale sarebbe: risparmiare molto, se si tratta delle proprie necessità o desideri, ed avere il portamonete aperto per i poveri, ma senza esagerare. Prendere in prestito il denaro e non restituire è, secondo me, nel migliore dei casi, una grande mancanza di memoria – meglio non parlare più di questo. Io odio questo modo di agire.

            Possiedo la Filotea[16]; è un libro molto bello, però a me piace di più l’Imitazione di Cristo. Conosci gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola[17]? Mi piacciono tanto, li leggo ogni giorno; contengono tanta bellezza, ma lasciano ai pensieri la libertà dello sviluppo sul cammino indicato.

            Ho accolto con gioia quanto hai scritto sulla tua infanzia[18]. Così posso comprendere meglio i tuoi sentimenti. Sei cresciuta in un’atmosfera luminosa, pervasa di poesia. Non so da dove proviene la mia propensione alla solitudine e a chiudermi in un mondo mio. Fino ai sedici anni ero una birbante viziata, mi arrampicavo su ogni albero; non soltanto nel giardino, ma perfino durante le passeggiate facevo delle follie come una stupida. Penso che mi è ancora rimasto qualcosa di questo nelle mie predilezioni alle imprese coraggiose e azzardate. Nella scuola conventuale che frequentai per sei anni[19], ero benvoluta a motivo della mia allegria. Continuo ad essere allegra, ma mi sono placata, da quando mi sono interessata di più della mia vita interiore. I più graditi ricordi riguardano i tempi da me trascorsi in convento, cioè l’ultimo periodo, quando cominciai ad occuparmi dei miei propri pensieri. Dalle sale del convento esalava un particolare silenzio e la pace. Quando mi sentivo a disagio, spesso, la sera, percorrevo da sola i lunghi corridoi scarsamente illuminati; lì il cuore si sentiva così bene. Mi piaceva specialmente la superiora di quel convento[20]; purtroppo venne nella scuola soltanto quattro anni dopo di me. Dopo la mamma, era per me la più fedele e la migliore confidente, potrei dire: una seconda madre. E continua ad esserlo; nessuno mi comprende come lei. Mi ha salvata già da alcune stoltezze. Devo fartela conoscere.

            Ora ormai conosci il “trifoglio a cinque foglie” che amo di tutto cuore nel Suo Cuore: la mamma, Maria Teresa, mio fratello Vladimiro, questa superiora. Puoi indovinare la quinta foglia? Rispondi! Maria Teresa ti ha parlato di mio fratello Vladimiro? Non riesco a descrivertelo. Immagina un santo Stanislao[21], nella sua nera tonaca: delicato, pallido, giovane, circondato da un’aureola di silenzio e di pace – ecco come vedo il mio Vladimiro. Osservo la sua superiorità, non so se più con venerazione o più con amore.

            Il mio “trifoglio a cinque foglie”, datomi dal Signore, è selezionato in modo bello, ogni piccola foglia è diversa, tuttavia ognuna è sublime e luminosa. Mia sorella Maria morì nel dodicesimo anno di vita[22]; era un angioletto, che Dio riconobbe troppo buono per questa tagliente aria terrestre. Soffrì molto, era sempre cagionevole di salute e debole, ma il suo cuore era ricco d’amore e di bene.

            A te piacciono le pianure, anche a me; dopo la città di Bochnia, si distendono enormi superfici; questo è così bello, così grande; mi rallegro ogni volta che ci rechiamo da quelle parti. I pensieri corrono verso l’infinito, questo ricorda l’infinito, e l’infinito è Dio! Queste pianure si possono vedere anche dai nostri colli; tutte le volte che mi è possibile, cerco di salire sulle colline, per guardare il mio mare azzurro, come chiamo quelle pianure.

            Non penso di poter essere indotta in errore attraverso le tue lettere a Maria Teresa. Ti ritengo, ti ho sempre ritenuto una persona appassionata e ardente; non mi meraviglio se, all’inizio, ti sei impegnata troppo verso Maria Teresa; non sei stata la prima a farlo. Tuttavia, l’hai notato da sola e il tuo orgoglio rifiuta questo. Penso tuttavia che per mezzo dell’orgoglio vuoi frenare la passione, ma ciò non garantisce alcun effetto sicuro. Le anime grandi sono di solito appassionate. Penso anche, che contro ogni tipo di passione, esistono due armi efficacissime: l’umiltà e l’amore. Quest’ultimo, per amore, per puro amore orienta i propri sentimenti verso ciò che è eterno; l’umiltà, sopporta volentieri, tranquillamente il senso della propria debolezza e nullità, e con tutta la fiducia chiede l’aiuto a quell’Unico, a Colui che comanda la tempesta e il mare. L’uomo dovrebbe tendere alla perfezione per la Sua gloria, e non per la propria soddisfazione.

            Ho scritto quello che penso. Se questo non ti va, litiga con me almeno una volta; penso che tu magari vuoi fare di me un predicatore e non so bene come si è giunti a questo! Per cambiare me stessa ci vuole tanto, che dovrei ridere di me stessa, quando devo fare un’osservazione a qualche persona; se tu mi dicessi che sono presuntuosa, non mi meraviglierei.

            Ora, però, devo chiudere. Ho molto da fare. Spero, che la prossima volta mi sarà possibile, scrivere di nuovo una lunga lettera. Ti scrivo molto volentieri, Ilse mia.

            Con tutto il mio affetto, tua Giulia

 

Maria Teresa non mi ha raccontato molto della tua amica Himiber.


  6.

Lipnica, 3 marzo 1886

Ilse mia,

            grazie di cuore per la tua, Ilse mia. Sono lieta perché vedo, che non ti sei offesa per la mia sincerità verso di te. Dopo aver letto la mia lettera, temevo di essere stata troppo aspra, ma è il mio principio di non cambiare nulla di quanto mi abbia dettato il sentimento libero da ogni vincolo. L’acqua è sempre più pura vicino alla fonte; i primi sentimenti che sono dettati dal nostro cuore, sono il più luminoso specchio di noi stessi; se avessi voluto più tardi perfezionare ancora qualcosa, sarebbe ormai un “io” superficiale, innaturale; anche tu la pensi così?

            Tuttavia, non avevi distribuito bene le parti: io ti tratto come vorrei che tu ti comportassi verso di me. Tu tratti me come se non volessi che io lo facessi verso di te, vero? Tu mi ritieni del tutto diversa da come sono! Una volta dovresti leggere i sermoni che ricevo dalla mia superiora; soltanto lei mi tratta senza complimenti, e le sono molto grata per questo. In ciò che riguarda noi, siamo così cieche che spesso non riusciamo a vedere ciò che agli altri cade più sotto agli occhi, almeno a me è capitato spesso così; purtroppo, ci succede raramente di amare qualcuno in modo tale da dirglielo apertamente. Io, invece, ritengo questo una grande prova d’amore e di amicizia. Meglio so che cosa vi è di male in me, tanto più facilmente posso cercare di disfarmene.

            Mi domandi come arrivare a lottare e ad agire per Dio solo. Ilse mia, non mi è facile risponderti, poiché io stessa cerco la via che porta alla meta, da cui sono ancora lontana. Ogni giorno inizio di nuovo e attendo il momento in cui piacerà a Dio di premiare e rendere fruttuosa la mia fatica. Intendo con ciò una totale dimenticanza di se stessi, l’immergersi nel Suo amore, un totale disprezzo di ogni soddisfazione che derivi dall’attribuire a se stessi i più sublimi sentimenti. Il nostro sguardo deve essere rivolto soltanto verso di Lui ed è soltanto la Sua volontà che dobbiamo cercare.  Questo fine mi sembra così bello, il più bello che si possa immaginare, ma anche il più giusto, se in questo modo rendiamo a Dio quanto Lui ci ha affidato. Dio ci creò per sé e una delle più grandi prove del suo amore è quello che ha reso noi, polvere, degni di Lui.

            Se vogliamo vivere ora per Lui, dobbiamo dimenticare quella polvere terrena e cercare soltanto Dio, solo ciò che a Lui piace, soltanto la Sua gloria. È la volontà di Dio il fatto, a ciò unito, che in questo scopriamo la nostra felicità; tuttavia, meno la cerchiamo e più ci doniamo a Dio, più ricca essa diventa, ci immergiamo di più nel Suo amore.

            Forse non mi esprimo con sufficiente chiarezza, ma è difficile trasmettere quello che si sente così profondamente. Cerco di raggiungere quello a cui tendo: avere lo sguardo fisso in Lui e diventare uno strumento passivo nella Sua mano. Vorrei che tutto fosse per me indifferente, tranne ciò che riguarda Lui, vorrei accettare dalla Sua mano tutto, con uguale gratitudine.

            Ilse mia, vuoi insieme a me, mano nella mano, sforzarti di raggiungere questo fine così bello, sostenendoci in ciò a vicenda? È un cammino penoso; a volte penso che superi le mie forze. L’amor proprio oppone resistenza, si erge sulla testa, ma Egli combatte per noi e alla fine ci darà la vittoria. La lotta e la croce sono infatti una scala che conduce a Dio. Voglio arrivare a questo e mi abbandono totalmente a Lui. Vuoi pregare per me secondo questa intenzione, se non ti verrà in mente null’altro?

            Vorrei impetrare per te tante cose, che non mi basta più la preghiera. Ma quando c’è la volontà assoluta di raggiungere qualcosa, si troverà un mezzo per farlo; raggiungerò, quello per cui volentieri darò tutto quello che è mio e che mi è caro.

            Da martedì c’è qui Maria Teresa; puoi immaginare la mia gioia. Sono una grande fan di Maria Teresa, mi sento così piccola in paragone a lei!

            Sono lieta che stai studiando il polacco. Mandami le traduzioni, quante ne vuoi, le correggerò molto volentieri. La prossima volta ti farò una lezione scritta riguardo alla pronuncia; oggi mi è impossibile. Comprendi che sono molto occupata.

            Stammi bene, Ilse mia!

Con tanto affetto Giulia


7.

Lipnica, 16 marzo 1886

Ilse mia,

            ho riso di tutto cuore perché tu, cara Ilse, nutri per me un rispetto così grande da non avere il coraggio di chiedere una mia foto. Evidentemente vedi in me una specie di severo signor maestro, con due grandi rughe sopra il naso e un giunco nella mano! No, Ilse mia, se avessi una foto e potrei farti con essa un piacere, avresti potuto averla già domani, ma in tutta la casa non c’è alcuna foto che mi somigli. L’ultima volta sono stata fotografata tre anni fa, ma quelle foto non ci sono più. Spero sempre che quest’anno ci incontreremo a Vienna; arriveremo lì a metà del mese di maggio; forse sarete ancora lì, che ne dici? Sarei molto lieta di poterti vedere! 

            Maria Teresa è ancora qui, ma questa sera parte di nuovo. Questa volta, l’addio non sarà per noi tanto duro, poiché abbiamo la speranza di rivederla in maggio! Domenica sono stata con lei a Cracovia, dove abbiamo fatto numerose visite, poiché abbiamo lì tanti parenti!

            Nella tua ultima lettera mi hai scritto: “Ci sono delle mani capaci di imbrigliare perfino il più selvatico cavallo”. Preferirei farti cambiare un po’ quella frase, che fa vedere, alla povera polvere terrena, che cosa essa sia. Esiste soltanto una mano capace di imbrigliare i caratteri più ribelli, dirigerli, ed essa si serve dei più svariati strumenti; ma anche in essi dobbiamo scorgere soltanto la Sua mano e ciò che proviene soltanto da Lui, non può essere attribuito ad una misera creatura! Se posso essere per te una benedizione, allora preghiamo entrambe, ringraziandoLo per questo, ma non attribuire a me nulla che non provenga da me.

            In ogni creatura, in genere, dovremmo cercare di amare e di circondare di lode il Creatore. Tutti gli esseri umani sono figli di Dio, amati figli del nostro Signore e Maestro! Cerco, come posso, di servire Lui nei miei prossimi, venerare Lui negli altri, sottomettermi a Lui in essi. Dici, che è facile sottomettersi alla diretta volontà di Dio, ma è duro obbedire agli uomini. Dirò di più: ad un cuore superbo non è possibile sottomettersi agli uomini, piegarsi a loro, ma se vede Dio negli uomini, può essergli di peso il vincere la propria volontà? Non deve cedere ogni resistenza, quando in ogni disposizione e in ogni ordine umano si scorge la mano di Dio che ama?

            Volentieri mi pongo dinanzi agli occhi Lui, la Sua Eterna Libertà, mentre porgeva le mani ai soldati abietti e permetteva di farsi mettere le manette; non dovremmo anche noi sottometterci al mondo intero? Penso che deve essere un’emozione beata, quando, rinunciando alla propria volontà, si vive esclusivamente nell’obbedienza. Non pensare, Ilse mia, che io non sappia che cosa vuol dire combattere contro la propria volontà, quando tutta la natura si ribella al pensiero di sottomettersi alla volontà altrui, ma Dio può trasformare e migliorare ogni cosa e lo farà di sicuro se ci abbandoniamo a Lui!

            Dimmi, Ilse mia: tu comprendi questo mondo? Poiché, vedi, io non riesco a spiegarmi e non capisco questo strano fenomeno. Non comprendo come la maggioranza degli esseri umani viva soltanto per questo mondo, pensando così poco all’eternità, e ritenendo più importanti le sofferenze e le gioie di questa terra. Non so, forse il mio approccio a questi problemi è troppo astratto, ma tutto ciò che è terreno, mi sembra così piccolo, così insignificante; potessi quanto prima scuotere questa polvere. No, io so che non si deve parlare in questo modo, e anche in questo – come in ogni altra cosa – voglio soltanto la Sua volontà, ma questo desiderio mi viene così spontaneo! Guardo questo mondo come una grande sala d’attesa, e poiché trovarsi in una sala d’attesa non è gradito forse a nessuno, ognuno gioisce quando viene dato il segno di partire. Perché dunque nella grande sala d’attesa che è il mondo, le cose vanno diversamente? È possibile concepire la morte come una pena per i peccati? Preferisco affermare che la morte è il termine di questa grande penitenza che è la vita. Non capisco, come sia possibile attaccarsi tanto a questi pochi giorni colmi di sofferenza e di afflizione, che costituiscono la vita dell’uomo. Vorrei che una volta sulla mia tomba fossero incise le parole: “Vive la mort!”[23]

            Perdonami se a volte passo nella lingua francese: non è affettazione, ma in questa lingua mi è più facile parlare su questo tema, poiché in questa lingua penso, leggo e scrivo queste cose.

            Stammi bene, Ilse mia, amiamo Colui che ci ha amato per primo. Oh, Ilse, quando penso dove saremo tra cent’anni! Ritorno sempre a questo e tuttavia ritengo molto più bello il motto: “Soffrire e non morire”, di santa Maddalena de’ Pazzi[24]. Come vorrei raggiungere un amore così!

            Addio! È ormai tardi, e anche le tue traduzioni polacche attendono di essere controllate.

            Tua Giulia

 

            Spedisco lettera a Gmunden, come raccomandata, perché non so se siete già andati via. Maria Teresa era ancora qui quando ho ricevuto la tua lettera; ti manda cordiali saluti.


8.

Lipnica, 2 aprile 1886

Ilse mia,

            questa volta la mia lettera ti arriverà più tardi del previsto. Non è colpa mia; in questi giorni, la mia povera testa era così assorta, che perfino mi è stato impossibile raccogliere i pensieri. Il tuo dipinto mi è piaciuto molto, pur essendo eseguito frettolosamente. Mi piacciono le pitture fatte proprio così.

            La consonante polacca “ł” è certamente più udibile della “w”, ma ti consiglio di non pronunciarla in modo che si possa udire, poiché lo stesso non troverai un suono giusto. Hai percepito molto bene la vocale “y”, deve essere pronunciata gutturalmente.

            Ho promesso ad una inglese di guardarmi intorno per trovare un lavoro per lei. Se tu conosci qualcuno che ha bisogno di una persona così, ti prego, ricordati di me e aiutami a sistemare lì Miss Gillman. È una persona molto istruita, parla francese e, ai principianti può impartire anche lezioni di disegno. Chiede 20 fiorini al mese, tuttavia accetterebbe anche di lavorare gratuitamente, se non dovesse trovare null’altro; vorrebbe tanto trovare un posto in una casa perbene in Austria. Chiedo scusa di darti delle noie con una cosa del genere, ma poiché le ho promesso di cercare, se mi sarà possibile, un posto per lei, debbo farlo.

            Tu vorresti avere ragione dicendo che il mondo è così ipocrita, perché non ha fede. No, Ilse, come deve essere terribile, come compatisco coloro che non hanno null’altro che il mondo! Non riesco a comprendere come la vita non desti in loro ribrezzo, come non li annoi! Io mi sento come se fossi un uccello con le ali legate; vorrei innalzarmi verso l’alto, scuotere la polvere terrena – ma l’essere umano è così miserabile - e sempre ricado! Mi piace il motto dei primi cristiani: “Excelsior”[25], lo ripeto costantemente, sempre. Conosci quel passo dal periodico: Pagliette d’oro[26]?  Potrebbe farmi impazzire. Tutto ciò che ora leggo di bello, lo vorrei condividere con te, Ilse mia, per poter parlarti di questo. Ti penso spesso, poiché intuisco che tu senti con me e come me. Copierò qui una frase di padre Ravignan[27]; esprime così bene quello che porto nel cuore, chiarisce così bene questo mondo: “Prega per un buon quarto d’ora a Parigi o in Cina, e dopo, dimmi che cosa è il mondo, il tempo, la terra!”.

            Ilse, sapessi come spesso mi consuma la nostalgia di appartenere totalmente a Lui. Soltanto Lui può farmi felice. Posso parlare di questo soltanto a te, conosci anche tu, infatti, questo ardore interiore! Può esistere una felicità maggiore di quella di offrire a Lui un dono di sé, e appartenere soltanto a Lui e non più a se stessa?

            Sai, Ilse, a volte mi pervade la paura che, passino all’improvviso tutte le mie sensazioni che mi permettono di guardare il mondo a modo mio. Mi dicono così spesso che sono un’esaltata! Tuttavia, ritengo, che probabilmente mi sarebbe difficile vivere senza questa esaltazione! Suono il piano, ma soltanto molto raramente, quando trovo un po’ di tempo libero. Più spesso canto, specialmente i duetti con Ernestina, che canta molto bene, con l’alto. Mi piace molto la musica, in modo particolare la bella musica di chiesa.

            Adesso, da noi c’è il magnifico tempo primaverile, gli uccelli cantano e gorgheggiano così gioiosamente, che ascoltarli mi dà gioia.

            Oggi non riesco a raccogliere i pensieri; in questa settimana mi sono capitate molte cose e sono ancora sulla lama del coltello. Ilse mia, ricordati di me, nella tua preghiera, affinché il Signore faccia sì che tutto torni a sua gloria!

            Stammi bene, perdonami questo ritardo, che veramente esige una giustificazione. Se tu sapessi la causa di esso! Forse la prossima volta, potrò parlarti di questo.

            Se puoi, scrivimi giovedì, le tue lettere mi rallegrano molto.

            Tua Giulia


9.

Lipnica 13 aprile 1886

Mia Cara Ilse,

            ti ringrazio molto per la lettera. Prima di tutto rispondo alla domanda riguardante la Vie de Ste Thérèse[28]. Maria Teresa conosce questo libro, ma non lo possiede e penso che le farebbe piacere.

            Francamente: tu ritieni che io ti possa rispondere diversamente? Sei capace tu stessa di rilegare questo libro? Deve essere molto faticoso! Questa volta non posso scriverti nulla di me, può darsi che lo faccia la prossima volta. Sono molto avvilita. Oh, sapessi che momenti difficili, amari sono questi per me! Non voglio lamentarmi. Vladimiro è arrivato di sorpresa. Subito partiamo per Cracovia – di più non posso scrivere, sono terribilmente indaffarata.

            Giulia


10.

  Lipnica, 7 maggio 1886

Ilse mia,

            cosa penserai di me, Ilse mia?  Per tanto tempo nessuna lettera, neppure poche righe di ringraziamento per la cappellina che mi ha dato tanta gioia e mi ha commosso! Non prendertela con me, Ilse mia! Adesso saprai la causa del mio silenzio e vedrai che è perdonabile e perfino è stato del tutto naturale.

            Ultimamente ho dovuto combattere le dure battaglie tra l’amore di figlia e quello per Dio. Ora, questo è già alle mie spalle e sono decisa ad entrare in convento, a portare in offerta al Signore Dio me stessa, tutto ciò che possiedo, che amo, a cui sono attaccata. I combattimenti sono stati duri: da un lato le lacrime della mamma, che amo moltissimo, d’altro lato, la voce del Signore che mi chiamava a consacrarmi a Lui! Ora anche la mamma è del tutto tranquilla e rassegnata, e quasi tutto è ormai stabilito quasi certamente.

            Rimarrò ora a casa, mentre la mamma e le mie sorelle si recheranno a Vienna e a Salisburgo, e al loro ritorno, verso il 30 giugno, la mamma mi accompagnerà a Cracovia, dove entrerò dalle orsoline.

            In quel convento, poco prima di Pasqua, ho fatto gli esercizi spirituali di alcuni giorni. La calma che vi regna mi ha fatto bene, poiché dopo tante emozioni ero completamente esausta. Ho scelto questo convento, perché, sebbene, nessuno me l’abbia detto, avevo intuito che mio fratello Vladimiro e il mio confessore erano a favore di tale scelta. L’ordine in questione si occupa dell’educazione dei bambini e ha una clausura talmente stretta, che entrati lì una volta, vi si rimane ormai per sempre.  Una volta sognavo le missioni in paesi lontani, ma ora mi rendo conto che questa non è la vocazione di una donna. Le parole: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”[29] non si riferiscono a noi. La nostra vocazione è pregare nel nascondimento e offrire se stesse in un incessante sacrificio. Ecco il nostro campo d’azione. A questo dobbiamo tendere!

            Ilse mia, probabilmente non ci vedremo mai, ma i legami di amicizia, che ci univano finora, dovrebbero continuare, se non ti spaventa il mantenere la corrispondenza con una religiosa. Ho chiesto la possibilità di avere la corrispondenza con la mamma, con Vladimiro, con Maria Teresa e con te, e la superiora[30] mi ha permesso di scrivere a queste quattro persone. Rispondimi in breve tempo; finché sono ancora libera, dobbiamo sfruttare questo tempo in modo tutto particolare! Non ho voluto scriverti prima di sapere qualcosa di certo, ero del resto troppo assorta dai miei pensieri, per poter scrivere una lettera sensata. Il congedo da Lipnica e dai miei sarà duro per me. Alla vista della mamma mi si stringe il cuore, ma dopo ritorna il beato pensiero: Mio Gesù, sono ormai tua per sempre! Dio stesso mi è testimone, Gesù Cristo è per me il modello, Maria è il mio sostegno, e oltre a questo, niente, niente, solo amore e sacrificio. Null’altro è in grado di colmare il cuore di una gioia così dolce e così profonda. Mi rendo conto, che dal punto di vista umano, questo sacrificio non è piccolo, ma quando lo sguardo si volge verso il cielo splendente, diminuisce il sacrificio e alla fine non lo si scorge più. Ci sono dei momenti in cui mi pervade una gioia immensa al pensiero che Dio vuole avermi, che vuole accogliere la totale offerta di me stessa.

            Sì, mia cara, desidero, che insieme a me tu ringrazi Dio per le grazie di cui mi colma, che non ho affatto meritate. Pregherò sempre per te, ti amerò sempre nell’amore del nostro Signore. Spero, che con la sua grazia, ci ritroveremo lassù nell’alto, in quel bel cielo.

            Quanto a me: ancora non ho una chiara immagine di che cosa sia il cielo, è per me qualcosa di indefinito, sconfinato, una grande sala, il silenzio, molta luce che scaturisce dal Cuore del Salvatore, dappertutto una calorosa atmosfera d’amore.

            Come vorrei farti vedere quella casa, dove probabilmente trascorrerò i miei giorni. Una pace indicibile regna in quei lunghi corridoi chiusi dalla volta, dove si sente al massimo un breve sussulto attutito e dove mai risuona una parola pronunciata ad alta voce. Sembra che qui soggiorni il Signore Dio, dunque non è possibile pensare a nient’altro che soltanto a Lui. E questa piccola cappella, dove Gesù stesso prese la sua dimora… Essere sempre con Lui sotto lo stesso tetto. Oh, mi sento del tutto indegna di una tale grazia e non so rispondere diversamente che con le parole: Ti amo, Signore!

            E come stai tu, mia cara? Perdonami se scrivo soltanto parlando di me, ma il mio cuore è colmo di dolce amarezza. Scrivimi presto, ho fretta di ricevere tue notizie, perché ti voglio tanto bene.

            La mamma partirà da Lipnica mercoledì prossimo, rimarrò sola con una signora polacca[31], che prima era governante nella nostra casa e a cui siamo molto affezionate. Avrò molto da fare in questo tempo: molti lavori di restauro, in muratura e simili. Gli alberi diventano verdi in un batter d’occhio, ciononostante ieri la neve ha coperto tutto il circondario. Quando pensate di tornare a Gmunden?

            Mia cara, devo ormai salutarti. Ora ho moltissimo da scrivere, poiché devo informare i miei parenti della decisione che ho presa. Si adireranno da tutte le parti con me, vi sono preparata; diranno che sono ingrata, egoista e non so che cosa ancora, ma non mi importa niente. Il mondo perde sempre più valore ai miei occhi, Gesù è per me tutto in tutto, d’ora in poi questo è il mio motto di battaglia.

Con tutto il mio affetto, tua Giulia


11.

Lipnica, 23 maggio 1886

            Ilse mia,

            non mi è stato possibile risponderti prima, poiché attualmente ho moltissimo lavoro. Mi stanno bombardando con le lettere, devo rispondere, inoltre devo vigilare su numerose questioni in casa e fuori. Vorrei che tutto fosse sistemato prima del ritorno della mamma dal viaggio a Vienna, affinché le sorelle e lei non abbiano troppi problemi, quando avrò lasciato Lipnica.

            Sono qui completamente sola, con l’ex governante delle mie sorelle, una polacca. Dopo le emozioni che ho avuto, mi va molto bene la presente solitudine. Sì, Ilse mia, non riesco a credere io stessa a ciò che è accaduto. Tutto è stato sistemato in modo così inaspettatamente veloce. Ho sempre pensato al convento come a una felicità ancora lontana, e qui, all’improvviso, si è avverato il mio più ardente desiderio. Credo che sia stato Dio a dirigere tutto secondo la sua volontà. In tutto questo io sono stata piuttosto passiva. Questa felicità mi è venuta dall’alto.

            Che cosa ti debbo dire del convento dove entro? È piccolo, stretto, la clausura è rigorosa, ci si occupa dell’educazione dei bambini. Quello che mi piace di là è lo spirito d’amore, una grande ubbidienza e lo zelo che vi regnano. La superiora è una persona intelligente e di profonda spiritualità, mi ricorda la donna forte della Sacra Scrittura. Unisce in sé la bontà e la fortezza.

            Alla fine del mese di giugno entrerò in convento. Sono consapevole che mi attendono ancora dei momenti duri, di incertezza e di timore. Ma la fiducia in Dio e nell’intercessione della Beata Vergine Maria, non possono deludermi. Quando domando qualcosa di importante, la Madonna sempre mi esaudisce.

            Un fascino particolare ha per me il voto di obbedienza. Esso, come penso, esprime il più alto concetto che possa esistere di libertà. Obbedirò non a me stessa, ai miei propri compiacimenti, non al mondo, né agli uomini, ma a Dio stesso, il quale, per mezzo di persone umane, disporrà di me. Con un orientamento del genere, l’uomo si sottomette liberamente e volentieri. Non vivrò più per me stessa, ma esclusivamente per il Signore, non apparterrò più a me stessa, ma a Dio.

            La più grande felicità è certamente quella di essere chiamati da Dio al suo esclusivo servizio! Sono così riconoscente, così gioiosa che mi è difficile esprimerlo.

            Conosci la vita di san Luigi[32]?  La sto leggendo. È bellissima e fa vedere tutta la bellezza della vita religiosa, specialmente nel noviziato. Voglio ardentemente fare il possibile, per piacere allo Sposo dell’anima mia. La consapevolezza della mia debolezza e delle mie colpe a volte mi opprime, così da farmi piangere per il dispiacere.

            Ilse mia, prega per me. Vedo dinanzi a me un fine così sublime e mi sento così debole e piccola. Non puoi immaginarti che cosa avviene dentro di me; spesso io stessa non mi comprendo.

            Ti saluto, scrivimi presto e ricordati di me. Devi essere convinta che nelle mie preghiere tu occupi un posto importante. Volentieri darei la mia vita per te.

                                                                                              Giulia


12.

Lipnica, 3 giugno 1886

            Ilse mia,

            ieri ho ricevuta la tua gradita lettera; poiché proprio oggi ho un po’ di tempo libero, cosa che non mi capita spesso, voglio sfruttarlo per scriverti.

            Prima di tutto, Ilse mia, ti ringrazio che preghi tanto per me. Hai ragione dicendo, che ora ho più bisogno di preghiera, affinché, da un lato, non tema, vedendo chi sono e dove vado, dall’altro lato perché io non ascriva a me stessa nulla di ciò che è soltanto un dono della grazia di Dio, del tutto gratuito. Devo lottare contro entrambi questi sentimenti. Quando mi vengono alternativamente dei pensieri superbi, mi chino profondamente, bacio la terra e dico a me stessa: sei peggio di questa polvere della terra, perché essa compie la volontà di Dio, alla quale tu ti sei opposta ormai tante volte. E quando, a volte, mi prende la paura al pensiero di ciò con cui, così spesso, avevo offeso il mio Signore, abbraccio in spirito la Sua croce santa e cerco la protezione lì, dove Lui non può essere adirato con me. Attendo dal Signore che mi sostenga, che mi aiuti, affinché io non cada, ma lotti a lungo come a Lui piacerà, e riporti, grazie a questo, la vittoria. L’essere umano è sulla terra per combattere, e quando la lotta diventa faticosa e ostinata, Egli rimane con noi, finché non togliamo le nostre mani dalla Sua mano.

            Non immagini quale grande felicità infonde, a volte, in me il pensiero di non possedere nulla all’infuori di Lui. È un pensiero indicibilmente dolce. Il mio cuore non deve ospitare nulla oltre a Lui, il Suo amore, che è tutto per me. Ho già la nostalgia dell’istante in cui potrò dire: “Mio Dio e mio tutto”.

            Lunedì[33] mi recherò a Cracovia e per tre giorni rimarrò nel convento, ciò mi rallegra molto. Se tu sapessi come là, tutte le religiose sono piene di bontà! Di fronte a loro mi sento così misera, da domandarmi con timore che cosa sarà, quando un essere così sconsiderato si troverà in mezzo a loro. Là tutto infonde amore e pace. I santi angeli del Signore aleggiano sopra quella casa.

            Alla fine di giugno dovrei entrare. Certamente penserai allora molto a me! Di sicuro ti scriverò, poiché la reverenda madre mi ha già dato il permesso di farlo; quanto spesso, non posso dire, perché questo non dipende da me. Trovandomi ormai in convento, divento quasi un corpo morto, che deve lasciarsi girare, comandare, spingere, senza la minima parola.

            Mi scrivi di aver ora dei frequenti dubbi se Dio esaudirà anche le tue preghiere offerte per me. Ilse, veramente, chi non avesse mai avuto dei dubbi, probabilmente non potrebbe dire: “credo”. Penso, che la fede è la più forte, se si crede senza una sensibile consolazione, senza la luce nel cuore. Io apprezzo di più una fede cieca, la quale dopo aver riconosciuto la verità, rimane forte ed irremovibile, anche se si abbattono su di essa le tempeste e gli uragani. Non è dunque una mancanza di fede, ma un merito. È più piacevole vedere con gli occhi dell’anima e del cuore, piuttosto che rimanere nelle tenebre. Ma appena ci si trova sulla irremovibile roccia della verità, non si devono temere neppure le tenebre. È lecito per noi imitare Pilato, il quale pose al Signore l’interrogativo, ma senza attenderne la risposta: “Che cos’è la verità”?[34] Numerose persone si pongono questa domanda, ma quasi nessuno si ricorda la risposta.

            Ilse, potresti rispondermi ad una domanda? Soltanto non prendertela con me per questo. “Che cosa è la verità, se può esistere la molteplicità delle verità? L’una non smentisce forse l’altra? È Dio, il Dio della verità e, dunque, può Egli riconoscere più di una verità? Non appartengo a coloro che pensano che Dio respinge tutti coloro che credono diversamente, ma ritengo, che ognuno – indipendentemente dalla religione che professa – per poter raggiungere l’eterna felicità, deve essere completamente convinto della veracità e della giustezza della propria religione. Si può dire che è impossibile che possano esistere simultaneamente più verità. Si può dimostrarlo con un semplice esempio. Della stoffa di un colore non si può dire che sia verde, celeste, rosso e che tutto questo sia vero. Qualcuno deve aver ragione, gli altri hanno forse qualche difetto nell’occhio. Lo stesso deve riferirsi alla religione, e Dio, l’eterna Luce, deve guardare addolorato questa cecità delle anime, che Lo vedono in una falsa luce. Non può prendersela con coloro che sono ciechi, ma non lo sanno. Ma che cosa però sarà di coloro che intuiscono che esiste una luce più luminosa di quella che essi vedono, ma non la cercano? Di coloro che sentono che i loro occhi possono essere ancora curati, ma hanno paura dell’intervento che potrebbe aiutarli, giustificandosi di vedere abbastanza?

            Ilse, ti prego nel nome di tutto ciò che ami e che ti è caro, sei capace di rispondere: “Sono completamente e fermamente convinta, di basarmi sulla vera fede?” Se sì, non tornerò mai più su questo discorso, poiché forse questo ti fa male; in tal caso sono tranquilla per quanto ti riguarda. Ti pongo questa domanda soltanto perché sono così attaccata a te e devi comprendere, che, secondo me, secondo la mia profondissima convinzione, sarebbe codardia o debolezza, non toccare questo tema, per timore di farti dispiacere, e perfino in considerazione del rischio che potresti all’improvviso rompere l’amicizia e la corrispondenza. Ritengo tuttavia, che apprezzi la sincerità nell’amicizia – non vogliamo infatti imbottirci di belle parole. Se però, questa volta, ti avessi recato dispiacere, ti prego, perdonami e scrivimi di nuovo, quanto prima.

            A proposito del tuo desiderio, di avere una mia foto, la riceverai, se con ciò ti procuro una gioia. Quando mi recherò a Cracovia, mi farò immortalare; lo debbo fare, lo reclamano da me, e inoltre devo giustificarmi a riguardo – come tu pensi – a una “spesa sconsiderata”. Non chiamo “frivola” una cosa con cui si può far piacere ad un’altra persona – e concilio bene con la mia coscienza il fatto di farmi una foto. Penso, che ci sarebbe una maggiore vanità, se volessi rifiutare di farlo; non sono, infatti, un essere straordinario, da non poter farmi fotografare, come ogni persona comune.

            Mi sento molto bene in questa mia solitudine qui! Ricevo buone notizie dalla mamma e dalle sorelle, non so nulla di Maria Teresa e devo consolarmi con il detto che “nessuna nuova, buona nuova”. 

            Forse, per caso, una volta verrai a Cracovia e allora, verrai a trovarmi? Ritengo molto comprensibile il fatto che il tuo ambiente si stupisca della nostra corrispondenza; anche noi ci siamo incontrate in un modo straordinario: è stato soltanto Dio a unirci e a condurre una all’altra, in Lui non c’è alcuna separazione. Lascia che il tuo ambiente faccia delle previsioni e tu ridi di questo.

            Quanto dici di Hannover, lo comprendo fin troppo bene. Sono troppo fervorosa se si tratta di patriottismo. Sono felice che nessuna rivoluzione, come quella dell’anno 1863[35], non sia scoppiata prima della mia entrata in convento; non garantisco che non sarei scappata, per dare una mano. Non comprendo come si possano superare tali sentimenti. Mi ripeto spesso: tutti, infatti, abbiamo una vera patria e Dio ama ugualmente ogni nazionalità; come dunque è possibile, peregrinando su questa terra, attribuire un valore così importante al fatto di chiedersi in quale reggimento uno serve Dio, se soltanto Lo si serve con fedeltà? Niente da fare, con ciò non diventerò più fredda nei miei sentimenti patriottici.

            Per quanto tempo ancora vi fermerete a Neustrelitz[36]? Vedrai Maria Teresa ancora quest’anno, prima che lei arrivi a Lipnica?

            Ora davvero termino questa mia, altrimenti dimenticherò che ogni cosa ha il suo termine. Scrivimi presto, Ilse cara, e non adirarti perché ti ho scritto come si può scrivere soltanto a coloro che poniamo al di sopra del proprio “io”.

            Con affetto sincero, tua Giulia


13.

9 luglio 1886

            Ilse mia,

            ti stupirai avendo ricevuto questa mia ancora da Lipnica. L’uomo propone e Dio dispone! Alcuni ostacoli imprevisti mi trattengono ancora qui; probabilmente dovrò fermarmi qui persino per un periodo più lungo. Ciò si deciderà tra poco. Sia fatta la volontà di Dio; in ogni caso il mio cuore e tutto il mio essere appartengono a Lui, e il prolungare la mia permanenza nel mondo, con la grazia di Dio, intensificherà solo il mio desiderio di stare soltanto con Lui.

            La tua decisa risposta, da un lato mi ha tranquillizzata, ma una questione rimane per me incomprensibile, perdonami! Tuttavia vogliamo tra noi esprimere francamente i nostri pensieri, vero? Come puoi dire che esistono anche delle stoffe di colori cangianti! Ritieni dunque che Dio voglia rivelarsi agli uomini in una luce dissimile? Vorresti anche tu presentarti una volta in un modo e un’altra volta in un altro? No, no, per nessuna cosa al mondo! Preferirei non credere affatto, se mi fosse impossibile concepire Dio come Verità eterna, il Dio eternamente immutabile. E se Egli è l’eterna Verità, non può volere una verità ambigua, ma la verità chiara come il sole e deve desiderare che tutti la comprendano e la conoscano. Il mio cuore mi dice questo, quando mi pongo la domanda: potresti intendere diversamente la Verità? La tua anima aperta non si difenderebbe dal pensiero che Dio non abbia dato a noi, poveri, ignoranti esseri umani, una sola verità, ma alcune verità diverse, che spesso si escludono reciprocamente? Che sia venuto sulla terra, per non dare a noi la pienezza della verità? No, questo è impossibile! Può esistere soltanto una verità, e questa è dovuta giungere a noi direttamente da Cristo, tramite gli apostoli e i loro discepoli. A loro è stata impartita la raccomandazione: “Insegnate loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”[37].

            Basta su questo tema, mia Ilse. Soltanto ancora devo dirti, che già qui, a seconda delle possibilità, ma in modo speciale, quando mi donerò totalmente al servizio di Dio, userò tutti i mezzi a mia disposizione, e sono numerosi, per implorare dal Signore la grazia di poterti vedere nel seno della vera Chiesa. Dio non può resistere a lungo alla domanda, se affrontiamo la questione seriamente. Sei per me una persona infinitamente cara, mi stai molto a cuore; non supponi neppure quello che sento quando ti penso. Con un certo timoroso indugio della natura umana - ammetto di aver chiesto al Signore di concedermi di soffrire molto per te; nessun sacrificio dovrebbe essere troppo grande per me. Lo penso seriamente e non abbandonerò il mio proposito. Tuttavia non devi pensare che lo scopo delle mie lettere sarà soltanto questo; di nuovo vogliamo parlare in modo semplice di Colui che ci è caro, che unisce le nostre anime, che ama tutte e due, di Colui che noi vogliamo servire fedelmente.

            Continua a mandarmi le traduzioni polacche; scrivimi presto, ti prego, e io ti prometto una celere risposta! Questa volta avevo molti problemi, che mi fanno scoppiare la testa. Ilse mia, prega per me molto, che il Signore mi apra presto le porte della sua casa. Il soggiorno qui sarà per me difficile, nonostante l’amore per i miei.  Desidero di stare soltanto con il mio Sposo, di vedere soltanto Lui ed essere vista da Lui. Qui invece ho continue distrazioni e sebbene non voglia allontanarmi da Lui, tuttavia la mia vivace natura mi distrae senza volerlo in tutte le direzioni, e dopo ricomincio a cercare Colui che ho lasciato, e Lo imploro di tenermi fermamente. È una lotta faticosa, ma forse questo a Lui piace. Voglio dunque sottomettermi volentieri a tutto ciò che Egli esige da me.

            Adesso sto studiando il latino; recitiamo in questa lingua l’Ufficio, perciò dovrei comprenderlo. Ci tengo a conoscere la lingua della Chiesa. Attualmente, imparo tanto quanto posso, poiché mi attende l’esame di abilitazione all’insegnamento (ovviamente in polacco). Il tempo passa in questo modo, molto velocemente e io attendo con pazienza quale sarà la mia sorte.

            Quando sarete di ritorno a Gmunden? Ecco la mia foto. Ricordati di me e prega per me. Il Signore sia con te.

            Con sincero affetto, tua Giulia


14.

8 luglio [1886]

Ilse mia,

            ti ringrazio per la lettera che mi ha fatto tanto piacere. Ho interpretato male le tue parole: “Per quanto riguarda le tue idee sull’esistenza di una sola verità e intesa in un solo modo, posso rispondere: ci sono delle stoffe di colori smaglianti”. Non riuscivo però a comprenderlo, mi sembrava un’astrusità. Ora questo mi corrisponde; so infatti, che una volta, in un’altra luce, intuirai l’esistenza della verità e la cercherai con fedeltà.

            Ancora sono sempre qui, aspetto e sospiro. Sono duri per me questi giorni. Vivo di giorno in giorno come un uccello su un ramo, senza sapere affatto che cosa mi attende e il mio cuore anela continuamente al mio Diletto. Chi mi darà le ali della colomba perché possa prendere il volo per trovarmi presso il Signore? Non desidero nulla fuorché Lui, fuori di Lui per me non c’è felicità; tutto sembra pesare ed opprimere. Poiché, tuttavia, viviamo in mezzo al mondo, non si può volare come lo vorrebbe l’anima. I problemi di vario genere fanno scendere l’anima dalle pure regioni celesti su questa terra. Finora mai avevo risentito tanto il peso di ciò che è terreno; la mia anima vuole innalzarsi più in alto, sempre più in alto, ma il mondo la tira giù e non la lascia volare dove desidera.

            Mio Dio, sto attraversando adesso delle ore nere, ore di combattimento, che termineranno soltanto quando lascerò la casa paterna. Ma tu non sai, mia cara, che cosa vuol dire vedere le lacrime negli occhi dell’amata madre, rendersi conto di poterla consolare, di far ritornare il gioioso sorriso sul suo volto, di cacciare via dal suo cuore il terribile senso di abbandono ed essere costretta a comportarmi come se non soffrissi a motivo della ferita inflitta alla persona amata!

            Dio abbia pietà di me, mi conceda la forza necessaria, affinché io non esiti, non m’indebolisca e rimanga fedele a una vocazione così sublime e bella!

            Prega per me, mia cara, ne ho tanto bisogno!  La mia situazione in casa non è molto piacevole; tutti coloro che vengono per parlare della mia entrata in convento, fanno varie osservazioni, a volte molto taglienti. Non mi piace questo, perché si tratta di cose troppo elevate per poterne discutere come di politica o di una pettinatura di moda.

            Ti annoio con le mie geremiadi, cambiamo dunque tema e parliamo di te. Come va? Sei contenta di essere tornata tra le vostre belle montagne? Non vorrei abitarvi, le montagne mi opprimono, ho bisogno di un orizzonte vasto, amo tutto ciò che mi avvicina all’infinito. Infinito è Dio, bisogna poter perdersi in Lui completamente, questa è la somma felicità su questa povera terra!

            Mi domandi se possiedo il Nuovo Testamento. No, intero non lo possiedo. A dir il vero, dovrei leggerlo, ma non si raccomanda di farlo per intero, mi accontento dunque di ciò che la Chiesa spiega a noi, laici. Da sola temerei di sbagliare. In ogni paese esiste il libro delle leggi, che tutti possono leggere, ma ci sono appositi esperti di diritto e gli avvocati per l’interpretazione delle norme giuridiche, altrimenti ognuno avrebbe potuto, potrebbe e vorrebbe, modificarle secondo il proprio parere e in tal caso, la lettura servirebbe soltanto a destare inquietudine. Se si presenta così la questione dei libri mondani, quanto più ciò riguarda i libri scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. In convento, di sicuro leggerò l’intera Sacra Scrittura, ma non senza un’introduzione.

            I miei pensieri corrono volentieri verso il nostro Salvatore. La Sua vita e la vita di Maria mi offrono un materiale sufficiente per meditare. Vivo con Loro, mi inginocchio con Maddalena ai piedi del Signore, appoggio il capo sul petto della mia Madre celeste e lì riposo, quando sono triste e avvilita.

            Ilse, tu non sai che cosa vuol dire amare la Madre di Dio! Per sua intercessione spero di ottenere la grazia di Dio, mi rivolgo a Lei quando tutto mi sembra completamente scuro e quando a volte – non bisognerebbe meravigliarsi di questo – davvero cado nella disperazione; penso allora alla magnificenza, alla felicità della mia Madre, e di nuovo vorrei gridare dalla gioia. Sì, sento che è Lei a custodirmi e presso il Suo Cuore sono così tranquilla, così sicura come un piccolo bambino tra le braccia della mamma. So che Lei può impetrare tutto da suo Figlio, perciò pongo in Lei la mia sconfinata fiducia. Come vorrei che anche tu potessi sperimentare il senso di felicità, invocandoLa dal profondo del cuore: “Madre mia, mia cara Madre!”

            Ora ti saluto, Ilse mia. Per quanto riguarda le malattie infettive, certamente mi adatterò al tuo desiderio, puoi stare tranquilla. Addio, rimani con il Signore! Scrivimi presto e mandami i compiti in polacco.

            Con tutto il mio affetto, tua Giulia


15.

Lipnica, 17 agosto 1886

Ilse mia,

            grazie tante per la tua lettera; sono alla vigilia della mia partenza. Mi circondano i bauli pronti. Tutto è avvenuto così velocemente. Certamente è bene così. Perché prolungare la dolorosa agonia!

            Oh, Ilse, nonostante tutto è un sacrificio doloroso! Il Signore l’accolga benevolmente! Tutta la mia vita è per Lui, perché dunque non dovrei volentieri soffrire per Lui? Sì, soltanto lo spirito è volenteroso, ma la carne è debole, molto debole!

            Prega per me, Ilse mia, scrivimi al seguente indirizzo: M.lle Julie Ledóchowska, convento delle Orsoline, via Starowiślna, Cracovie (Krakau) Galizien. Stammi bene. Ti mando il mio amato libro, a me caro, che ho ricevuto da mio padre. Conservalo come un ricordo di me. Stammi bene!                           

Giulia


16.

Cracovia, 3 ottobre 1886

JMJ[38]

Cara Ilse,

            prima di tutto, grazie tante per le lettere, le immaginette, le foto e simili. Sei molto perseverante, perché, nonostante il silenzio da parte mia, non hai rinunciato alla corrispondenza con me; ti prego, riprendi a scrivermi senza indugio, anche se io non potrò scriverti spesso – queste lettere sempre ci terranno unite e io ogni giorno ti ricordo nelle mie preghiere.

            Veramente con te ho un osso duro da rosicchiare! Ho tanto da scriverti, che non so da dove cominciare. Sì, attualmente ho seri studi da svolgere, sono molto occupata e perciò, perdonami il mio silenzio; non devi però pensare che voglio in questo modo trattenerti dallo scrivermi: questo sicuramente no!

            Vado bene, e la cosa più importante è che sono felice di aver raggiunto lo scopo della mia attesa e della mia nostalgia. Ciò non significa che ora sono terminate la lotta e la croce, adesso la battaglia sta appena iniziando, e un cristiano senza la croce sarebbe come un guerriero senza lo scudo e la spada. Vedi, direi che la vita nel convento è una catena di lotta e di croce, circondata da tutte le parti da una luminosa atmosfera di felicità. Spesso essa è forse così trasparente, che non viene notata; ciononostante esiste e rimarrà sempre, fino a quando l’uomo non respinga da sé questa catena insieme alla protezione.

            La mia felicità è la cappella di qui. Ilse, una volta vorrei condurti qui insieme a me, la mattina presto, quando ancora è buio e non vi è nessuno. La luce rossa della lampada perpetua si riflette sul tabernacolo; il quadro dell’Immacolata Concezione appena si delinea in contorni sfumati: “Qui c’è Dio!” e chi è che non lo sente! Non potresti fare altro che adorare e cadere in ginocchio. Ilse mia, vorrei averti qui per tre giorni, sotto l’influsso diretto del Salvatore nascosto sotto la specie del pane.

            Perdonami questi miei desideri, essi si destano perché per me sei una persona veramente cara e ti voglio bene. Devo descriverti il convento! Temo, tuttavia, che ciò non soddisferà la mia, molto romantica, Ilse. Non posso scriverti nulla degli “alti chiostri, di vetrate colorate, di antichi saloni chiusi con la volta, nei quali si librano i fantasmi”. Non posso perfino raccontare del misterioso silenzio che qui domina, poiché quasi lungo tutto il giorno, sento qui un misto strimpellare di gamme c-dur e di sonatine, che giungono da ogni angoletto del pensionato. Il nostro convento è di… - aspetta un attimo – di forse quattro piani, invece il noviziato, la mia residenza, si trova in un edificio laterale di un piano. Non ho tempo, per disegnarti tutto questo. Dalla finestra vedo un alto recinto rosso in mattoni ed alcune acacie. Potrai immaginarti questo, perfino senza il disegno! Come ho già detto, qui una “poesia” è la cappella e ancora una volta la cappella. Al di fuori di questa, il lato romantico è rappresentato debolmente.

            Dalla tua prima lettera devo ora estrarre una frase ed oppormi nel modo più gentile possibile. Scrivi: “Ancora mi difendo contro la lettura della Sacra Scrittura”. Una persona si difende, se ritiene che per colpa propria, oppure su consiglio di una terza persona, abbia fatto qualcosa di male. Questa terza persona sarebbe dunque la Chiesa? Io non mi difendevo; volevo soltanto farti notare come opportuna e saggia è questa disposizione della Chiesa.

            Mi chiedi come sono vestita. Attualmente, forse in un modo un po’ pittoresco: un vestito liscio, nero, un grembiule, il colletto e la cuffia bianca. Mentre passeggio nel giardino, mi fa ridere la mia ombra; è un po’ così: [l’abbozzo]. La mia foto en échange[39] della tua, per la quale ti ringrazio tanto. Non posso esprimere la mia opinione poiché non ti ho mai vista. Abbiamo tre giardini conventuali, però non grandi.

            Il mio noviziato durerà, come penso, due anni, ma fino a quel momento passeranno ancora molti giorni, settimane e mesi! Noi non andiamo alla questua, poiché abbiamo la clausura e mai varchiamo la soglia del convento. La mamma può venire a trovarmi; spero di incontrarmi qui con lei e con Maria Teresa la prossima settimana. La regola del nostro ordine è quella di sant’Agostino, se vorrai leggere la sua biografia conoscerai ulteriori dettagli.

            Questo è il mio orario del giorno: la sveglia alle ore 5.00, dopo ci rechiamo al coro, seguono: la colazione, lo studio, il pranzo, ancora lo studio, il coro, la recita del rosario, la ricreazione, a volte la ricreazione con le educande e – immagina – alle ore 21.30 bisogna già dormire. Così scorre il tempo: giorno dopo giorno, velocemente e tranquillamente! Non vorrei fare il cambio con nessuno al mondo, sento quanto dovrei essere grata a Dio! Sapessi soltanto comportarmi conforme a questo!

            Ilse mia, prega per me, per non deludere ho tanto bisogno di aiuto dall’alto. Sai, quando si passa d’improvviso dal mondo, in un ambiente dove l’atmosfera è completamente diversa, devota, ogni persona sembra ormai mezza santa, si può essere presi da un senso di paura: la persona addirittura si chiude e pensa che sia impossibile raggiungere ciò che ha dinanzi a sé.

            Ti saluto! Ogni giorno prego per te. Scrivimi presto!

                                                                                      Giulia

 

Mi piace tanto la tua immaginetta di Cristo; mi parla proprio dal cuore!


17.

Cracovia, 19 febbraio [1887]

Ilse mia,

            è tanto tempo che non mi sono fatta sentire da te e anche questa volta non riceverai una lunga lettera e nessuna giustificazione!  Adesso sono sotto esame[40]; ho già fatto lo scritto, l’esame orale lo avrò venerdì prossimo. Avevo tanto, tanto lavoro e davvero non potevo dedicare neppure un istante alle lettere. Ho fiducia che l’esame scritto non sia andato male.

            Ilse mia, ti ringrazio delle tue lettere, mi danno sempre gioia, anche se non rispondo. Il mio tempo semplicemente non appartiene più a me, ma al Signore, e perciò le persone con cui mantengo la corrispondenza debbono accontentarsi dei resti di esso. Per la nostra odierna chiacchierata, voglio trovare alcuni passi della tua ultima lettera. Sai, non lascio passare nulla di ciò che mi sembra ingiusto e perciò sono così “rissosa” nei tuoi riguardi. “I discepoli del Signore furono passivi riguardo alla Madonna”. Povero san Giovanni! Dai troppo poca attenzione al suo amore per il nostro Salvatore. Una volta, la signorina Ilse, aveva fatto per sé un intero tesoro di Maria Teresa e voleva perfino avere i suoi capelli, per diffondere il “culto” di Maria Teresa quando questa avrebbe lasciato Gmunden. Perché ci tenevi tanto a quei souvenir? Perché provenivano da una persona a te cara. Dalla croce, il Signore Gesù disse a Giovanni: “Ecco tua Madre”, e tu sospetti ora l’Apostolo dell’amore, di non aver davvero saputo rispettare il testamento del suo Signore morente e non ebbe più cura della Madre del suo Signore? Ilse cara, nessuno crederà questo! È certo che il nostro Salvatore amava e rispettava Sua Madre; dovrei ora credere che i Suoi discepoli non manifestassero lo stesso amore e lo stesso rispetto a Colei, per la quale il loro Signore e Maestro dimostrava amore e rispetto? Ciò sarebbe contrario ad ogni sentimento umano. Se ami qualcuno, amerai anche coloro che sono a lui cari, e manifesterai il tuo amore per lui facendo gioire e manifestando rispetto a coloro che egli ama più di tutti.

            Cara Ilse, il sepolcro a Gerusalemme è venerato, rispettato, da tutte le parti del mondo giungono ad esso dei pellegrinaggi, e noi non dovremmo venerare ed amare la Madre del nostro Signore? Perdonami, ma semplicemente non riesco a comprendere che qualcuno non sia convinto di questo! Se, prima che entrassi nel convento, io piacevo a qualcuno, a questa persona doveva piacere prima di tutto la mia mamma e dovrebbe essere stato rispettoso verso di lei. Se qui, qualcuno da fuori vorrebbe affezionarsi a me, dovrà dimostrare amore e rispetto alla reverenda madre, altrimenti non vorrei sapere nulla di un tale “affetto” per me. Sono dei sentimenti naturali che una figlia nutre verso la madre. E poiché io non sospetto me stessa di possedere la virtù dell’amore per i genitori in un grado maggiore di quello che ebbe nostro Signore, il quale ci ha dato il quarto comandamento, dunque anche Gesù deve augurarsi e pretendere che Sua Madre sia amata e venerata. Penso che questo è chiaro come il sole.

            Ti prego, spiegami come tu intendi l’amore dei figli o ritieni che al Salvatore mancava questa virtù? Ilse mia, non prendertela con me perché esprimo le mie opinioni in modo troppo forte; sei ormai abituata al mio modo di esprimermi, vero? E non te la prendi con ciò che è stato scritto senza cattive intenzioni?

            Continuo ad essere molto contenta. Desidero soltanto dimenticare sempre più il mondo, per unirmi più profondamente a Dio. Non so affatto, come ringraziare il Signore, per avermi accolta in casa Sua. Lui è sempre tra noi, a qualunque ora posso recarmi in cappella, e lì è sempre pronto ad ascoltarmi, ad aiutarmi, a stringermi amorevolmente al Suo Cuore. Non capisco come si può essere felici vivendo nel mondo! Spero che tra poco riceverò il velo; questo mi rallegra molto.

            Addio, resta con il Signore! Prega per me, io prego per te ogni giorno. Le prime preghiere del mattino e le ultime della sera, le recito davanti al Santissimo Sacramento per coloro che amo, tra loro ci sei anche tu, Ilse mia.

                                                                                              Giulia


18.

Cracovia, 13 aprile 1887

Ilse mia,

un cordiale grazie per entrambe le tue lettere, che ho ricevuto insieme il lunedì di Pasqua, poiché durante la Quaresima ci asteniamo dalla corrispondenza. Il vostro povero principe mi fa tanta pena. Qui abbiamo pregato nella comunità per la principessa inferma; che l’Onnipotente Dio li consoli e li aiuti!

Oggi ti devo comunicare che domenica, il giorno 17 di questo mese, riceverò il velo bianco. Alla mia vestizione saranno presenti la mamma, Maria Teresa, tutta la mia famiglia. Non puoi immaginarti come gioisco! Allora sarò veramente la sposa del Signore, diventerò Sua, Sua totalmente ed indivisibilmente! Quel giorno pregherò per te, per la principessa[41], per tutte le persone a te care. Il mio Diletto potrebbe rifiutarmi qualcosa in quel giorno? Per te e per la principessa, in modo particolare, voglio pregare per mezzo di Maria, mia Madre. Quando nessuno è in grado di aiutare, aiuterà Maria. Se qualcuno potesse destare nel principe la fiducia nella Madonna di Lourdes, potrebbe recarsi fiducioso lì, dove Maria manifesta con predilezione la sua potenza, sono sicura che sarebbe esaudito.

Questa sera inizio il mio ritiro prima della vestizione; sono molto lieta perché, per tre giorni potrò prepararmi senza ostacoli a questo atto santo.

            Tu mi domandi se frequento i salotti di Cracovia! No, non ho mai partecipato a nessuno di essi, mai mi sono presentata in un abito di alta moda. Per la mia vestizione vestirò per la prima e l’ultima volta un abito con lo strascico e i miei capelli subiranno la “pettinatura”; posso immaginarmi come queste povere creature ne saranno spaventate, poiché la mia capigliatura è piuttosto ribelle. Non conosco i piaceri mondani; attendo invece che il mio Sposo celeste mi conceda le gioie celesti, non perché avrei diritto a qualcosa, ma soltanto perché conto sulla sua bontà, sulla Sua misericordia.

            Spero che la prossima volta potrò rimandarti la tua traduzione. Capisci perché non lo faccio oggi. Del resto, mi è rimasto così poco tempo prima di iniziare il ritiro, e ho ancora diverse cose da sistemare. Domenica prega per me!                        Tua Giulia

 

            “Giulia” è per l’ultima volta, la prossima sarà “suor Giulia”, vero?  Dovrai anche indirizzare diversamente le lettere a me. Non devi temere che le tue lettere turberanno la mia coscienza. Scrivimi dunque tranquillamente, come prima. La reverenda madre ha letto questa mia e non ha censurato nulla.


 19.

Cracovia, 8 agosto 1887

Cara Ilse,

            posso finalmente tornare alla tua lettera che avrebbe potuto commuovere perfino una pietra! Ti voglio comunicare che ti scriverò volentieri, appena otterrò il permesso per questo e che non penso neppure lontanamente di cessare la corrispondenza. Naturalmente, non dispongo di troppo tempo, tuttavia, forse ora, mi correggerò.

            Ora, Ilse mia, perché ti sei scoraggiata così all’improvviso? No, questo proprio no! Tutti, infatti, siamo deboli e miserabili, ogni giorno iniziamo la battaglia e ogni giorno ricadiamo, e ciò vuol dire che proprio allora dobbiamo iniziare nuovamente, finché il Signore Dio non ci richiami dal campo di battaglia e ci conceda di partecipare al Suo silenzio, alla Sua pace. La lotta e il combattere sono la croce quotidiana che dobbiamo e vogliamo portare seguendo il nostro dolce Salvatore. In nostro potere è il volere e non le possibilità; perfino se il Signore non vorrà renderci santi immediatamente, si compiace dei nostri sforzi! Acconsentiamo con gioia affinché ciò avvenga secondo la Sua volontà. Avremmo voglia di dire a noi stesse: “che brava creatura sono io”, ma il Signore Dio vuole che gridiamo, come il povero pubblicano: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

            La nostra miseria è la nostra speranza, il biglietto gratis per il cielo. Non possediamo nulla da donare. Colui che dona, è Dio, che è così infinitamente buono. In questa grande nostalgia della perfezione c’è molto più amor proprio che amor di Dio. Recentemente mi è stato detto di non aspirare alla santità, ma all’amore per Dio. Ed è ciò che ora ho continuamente fisso nella mia memoria. Spesso l’aspirazione alla santità finisce nel cercare se stessi, nella vanità etc. Desiderare soltanto l’amore è la nostalgia di quell’intima unione, di quel beato stare con Colui, nel quale trova la sua pace e la felicità un’anima sconosciuta e ignorata da tutti. Lui è il nostro tutto. Fidiamoci di Lui solo. Non abbandonerà nessuno che si è appoggiato a Lui. Non cedere all’affaticamento nella battaglia. Dio vigila su te, indipendentemente se la gente ritiene ciò una vittoria o una caduta! Ma, Ilse, questo non fa alcuna differenza! Lottiamo infatti soltanto per Dio perché lo amiamo e l’amiamo così ardentemente! Il nostro premio è Lui, non è sufficiente questo? Andiamo avanti con coraggio e amiamo il Signore, come un figlio ama sua madre, se le cose vanno bene o vanno male, amiamo molto!

            Sai, direi che il tuo amore per Dio è troppo rigido, somiglia un po’ al cerimoniale di corte. Con troppa precisione conti le tue vittorie, i tuoi sforzi, non sei una bambina abbastanza piccola, verso nostro Signore, il quale dice infatti: ”Se non diventerete come bambini”. Più piccola, più miserabile e più stolta mi presento davanti al Salvatore, più cordialmente posso intrattenermi a parlare con Lui, a dirGli ciò che mi pesa, ciò che desidererei ed augurerei a me; mai come allora ho più coraggio e più voglia di lottare, quando giustamente mi sento così: sono un nulla, ma il Signore può tutto! Alla fine, infatti, tutto si metterà come vuole Dio.

            Ilse mia, debbo terminare, dunque ripeto ancora: coraggio e speranza, e il tuo motto: “Soltanto Dio!” Per Lui, in Lui, per amore di Lui! Addio, Ilse mia, il Signore ti benedica. Ogni giorno prego per te, puoi contarci. La vita è lotta, e non voler combattere significherebbe comportarsi da codardi.

            Il Signore sia con te. Nel Signore per sempre tua,

suor Maria Orsola


20.

Cracovia, 21.11.1887

Sia lodato Gesù Cristo!

 

            Cara Ilse,

            grazie della tua ultima. Sono talmente grata al buon Dio quando le mie lettere ti portano un po’ di gioia e di coraggio. Devi essere certa che non ti dimentico, ma, al contrario, più che mai prego per te.

            Sulla parete di uno dei corridoi abbiamo un’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso. Ogni giorno mi reco da lei e lì prego per te; la mia diletta Madre non può respingere le mie preghiere, e la sua intercessione è onnipotente presso il Signore!

            No, Ilse, non posso rassegnarmi al pensiero che anche tu non fai parte del gruppo dei figli di Maria! Si arriverà a questo e ciò non dipenderà dal tuo volere. Non cesserò di pregare per te fino al mio ultimo respiro, e Maria non deluderà la mia filiale fiducia!

            Comprendo che ti ha tanto scossa la visita ad un convento dei carmelitani. Sì, l’atmosfera conventuale è specifica. Hai mai letto l’Odille[42] di Maria Teresa? Ti ricordi quel passo: “Sento Dio”? mi rendo conto proprio di questo mentre cammino in solitudine lungo i nostri cari corridoi. Qui tutto è Suo, tutto appartiene a Lui; Egli è il nostro Signore e Maestro che, silenzioso, guida, governa e ama le sue serve!

            Perché dovrebbe impadronirsi di me il timore di fronte ad una tale vocazione? Riconosco, infatti, sia la grandezza della grazia a me concessa, sia la mia povertà, la mia miseria; ho tuttavia fiducia che il mio Salvatore non mi abbandonerà – e che ho anche una Madre in cielo! Inoltre, mai siamo così in armonia con noi stessi se non quando rinunciamo totalmente alla propria volontà, e operiamo soltanto nell’obbedienza. Se mi lascio guidare dalla mia volontà, subito tutto mi va a rovescio, se invece obbedisco, tutto mi diventa gradito e leggero. Non riesco ad immaginarmi una felicità nel mondo, maggiore della gioia di servire il Salvatore nella vita consacrata. Non ho altro desiderio che quello di amare ardentemente il Signore. San Labre[43] dice che per se stessi dobbiamo avere un cuore di ferro, per il prossimo quello di carne, per Dio, quello di fuoco; vorrei avere un cuore ardente di fuoco e forse Dio non mi rifiuterà quest’unico desiderio; l’esaudirà, se non oggi, magari domani, in ogni caso, una volta!

            Stammi bene, Ilse mia. Vorrei dirti ancora, che ogni sera, dalle ore sette alle otto, faccio la mia ora di guardia presso il Cuore di Gesù; vuol dire che durante quest’ora mi consacro in modo particolare al Cuore divino, in riparazione per coloro che Lo offendono. Vuoi anche tu offrire quest’ora con la stessa intenzione? Si può farlo ovunque e in ogni circostanza. In quell’ora mi incontro nel Cuore divino con tutti coloro che amo, presentati là anche tu e sii sicura che ogni giorno ti penserò in quel momento. Le persone nel mondo fanno dei ricevimenti, per quale motivo non dovrei anch’io avere i miei ricevimenti? È sicuro che la gente mondana non invita in un salone così magnifico come quello in cui io invito le persone a me care. Unite all’ora sette di sera, ripetiamo per tre volte: Il Cuore divino di Gesù sia amato ovunque! Sei d’accordo?

            Ti saluto. Il Signore sia con te!

Con tutto il mio affetto, tua suor Maria Orsola


 21.

Cracovia, 29 dicembre 1887

            Ilse mia,

            ti ringrazio tanto per la tua lettera, per l’immaginetta e la preghiera che mi piace tanto. La conoscevo già. Mi rallegro con te per il ritorno ad Hannover. Non vi è niente di più gradito che la patria, anche se questa dovesse essere fatta solo di nude rocce, vero? Possiamo scriverci sia ad Hannover che a Gmunden. È comprensibile che il tuo cuore soffrirà. La separazione fa male, ma di questo non è priva nessuna creatura al mondo. Ma nulla ci può separare dal nostro Salvatore; e questa è la cosa più importante di tutto.

            In occasione dell’Anno Nuovo che si sta approssimando, invio a te e ai tuoi cari, in modo particolare a Idaly[44], i miei più cordiali auguri. Siano sempre con voi la protezione e la benedizione divine, in esse tutto si racchiude.

            Ti meravigli che io ami tanto la Madonna e che desidero tanto che anche tu l’amassi? Semplice, non so fare diversamente. Questo non è un odio religioso verso coloro che credono diversamente, è soltanto un ardente desiderio di figlia, affinché sua Madre sia amata da tutti. La lingua parla volentieri di ciò di cui è pieno il cuore. Ti è impossibile comprendere che il nostro amore per Maria è il fiore delicatissimo dell’amore di Dio?

            Immagina un artista, che ha trasferito sulla tela i pensieri più belli e i più puri, tutto il suo “io”; l’opera gli è riuscita e guarda con stupore quei pensieri resi reali, che già da anni aveva portati e coltivati in sé; riscopre sempre nuovamente la bellezza della propria opera e vuole che tutti la godano e lodino il maestro, che fece questa cosa così magnifica.

            Immagina ora che quell’artista abbia la fidanzata che lo ami ardentemente. Ilse, immagino che tu non pensi che essa avrebbe potuto guardare con indifferenza l’opera del fidanzato, nella quale egli aveva riversato tutto il suo amore! Non ritieni che essa avrebbe dovuto desiderare che questo capolavoro del suo amato lo veda il mondo intero, lo ammiri e lodi l’artefice? E quali sentimenti, secondo te, si desterebbero nel cuore dell’artista, quando entrerà nel suo studio e davanti al suo quadro troverà la sua fidanzata, che contempla con stupore la magnificenza dei suoi più bei pensieri?

            Maria è il più bel pensiero di Dio, il Suo capolavoro che l’Onnipotente guarda con la più profonda predilezione e, per il suo grandissimo amore, lo diede a noi perché noi l’ammirassimo, lo lodassimo, lo apprezzassimo e così lodassimo il Creatore. Penso di aver ragione dicendo che Dio rispecchiò in Maria tutti i suoi attributi, eccettuato uno: la sua giustizia che punisce – ed è per questo che ricorriamo con così grande fiducia alla nostra Madre.

            Chi è senza peccato, chi può lodarsi, di poter senza timore e tremore innalzare lo sguardo verso l’eterno Dio, che è, è vero, il più misericordioso, ma anche il più giusto? Ma il Cuore di Maria ha per i suoi figli soltanto la misericordia. Lei riconcilia con Dio il peccatore, riporta a casa tra le braccia del padre il figlio prodigo, intercede per tutti e impetra le grazie, poiché Dio non può e non vuole rifiutarle nulla.  

            Perdonami, Ilse, il continuo tornare su questo tema; lo faccio solamente per amore, per amore di Maria, perché vorrei che tu l’amassi; per amore verso di te, per la quale desidero la felicità, garantita dall’amore e dall’omaggio offerto alla Madre di Dio.

Questa volta la mia lettera si è dilungata, sebbene, a dir il vero, non dispongo di molto tempo. Ti prego tuttavia, di non trattare come un peso questa nostra ora; non dovrebbe essere un fardello pesante, ma un cordiale incontro nel Cuore di Gesù. Anch’io, a volte, la dimentico. Quando ho la ricreazione con i bambini, desto soltanto per un attimo questa intenzione, poiché non posso né pensare molto, né immergermi nella preghiera! Riesco nel modo migliore a farlo in cappella, quando – eccezionalmente – viene celebrata una funzione. Inoltre riesco ancora bene, quando, da sola, lavo i bicchieri, nella nostra cameretta. Allora posso dirigere i miei pensieri in tutte le direzioni.

Come hai trascorso le feste? Mi piace tanto il Natale; una persona si sente così bene presso il presepe del Divino Bambino! Come cessa qui ogni desiderio di grandezza terrena, di fama, di gloria ecc., cose dietro a cui corrono tanti, dal più grande al più piccolo! Chiedo al Bambino Gesù di degnarsi di concedermi un cuore semplice, veramente da bambino, come fu quello dei pastori, che per primi ebbero la possibilità di salutare e adorare il Salvatore. Come un bambino, vorrei continuamente stare in ginocchio ai piedi del Divino Bambino e poggiare il mio capo sul Suo Cuore che ama. Lì c’è tanto silenzio e tanta quiete! Lui, infatti, benediceva i fanciulli, li amava particolarmente e ci comandò di prendere l’esempio da un bambino innocente, semplice e umile!

Abbiamo chiacchierato ormai abbastanza, vero? Mi rallegro perché tu possiedi tanti bei libri. Le novità che leggo, sono poche; la mia più bella lettura è l’Imitazione di Cristo; essa mi attrae molto e il nostro Salvatore mi parla tramite la bocca delle mie superiore; in ogni caso è una lettura sicura, che non può essere interpretata male, ovviamente a meno che una persona non voglia “procedere a tentoni”.

Ilse mia, il Signore sia con te e il Suo amore e la Sua pace prendano dimora nel tuo cuore.

Con tutto il cuore suor Maria Orsola


22.

Cracovia, 14 febbraio [1888]

            Cara Ilse,

            prima che inizi il periodo della Quaresima, voglio scriverti ancora qualche parola ed insieme ringraziarti per la tua ultima lettera.

            Sì, Ilse, hai ragione: se mi si presentassero dei dubbi riguardo alla mia fede, li avrei respinti come una tentazione, senza ritenere che, col mio “grande” intelletto potrei inventare qualcosa di meglio di ciò che ci hanno lasciato i più grandi Padri della Chiesa, queste luminose fiaccole dello Spirito Santo. Li esaminarono e verificarono gli intelletti superiori e più illuminati di me. La nostra una, santa, cattolica Chiesa, esiste sin dai tempi degli Apostoli. Non cercherò, infatti, di escogitare con più sapienza ciò che esiste da 1900 anni e che sempre è stato riconosciuto come buono dalla Chiesa infallibile! Sarei come un fanciullo che, finché non si ferisce, non vuole credere a sua madre che il coltello è affilato. Posso sperare di essere più saggia di sant’Ambrogio[45], Anselmo[46], Girolamo[47], o di san Bernardo[48], sant’Alfonso[49], Tommaso da Kempis ed altri? Sin dai primi secoli fino ai nostri giorni tutti credettero nello stesso modo, insegnavano e sufficientemente esaminarono, secondo me, esaminarono!

            A dir il vero, che il nostro Salvatore venne tra noi per mezzo di Maria e per Maria ci concede volentieri le grazie, l’avresti dovuto apprendere dalla Sacra Scrittura, poiché lo prova in modo ovvio. I primi che lo hanno capito furono probabilmente i pastori presso la mangiatoia; certamente chiesero molto cordialmente alla Madonna, di permettere loro di prendere in braccio il Bambino divino. La mia Ilse, al loro posto, probabilmente, avrebbe fatto lo stesso senza un previo lungo esame, se il Signore avesse o no dato l’esplicito ordine di farlo. Maria dunque è stata la prima Mediatrice tra Dio e gli uomini; puoi negarlo?

            A richiesta di chi, il Salvatore compì il suo primo miracolo? O forse ritieni ingiusto il fatto che Maria, in un certo senso, di propria iniziativa assunse il ruolo di colei che intercede per l’umanità? Se il Salvatore non l’avesse accettato, non l’avrebbe esaudito, e difatti, quel miracolo si compì più per volontà di Maria che per una necessità.

            E perché il Salvatore si rivolse dalla croce a Giovanni, e nella sua persona, all’umanità intera: “Ecco tua madre”? Perché affidò Giovanni a Maria, e in lui tutti noi, con le parole: “Donna, ecco tuo figlio”? Lei doveva diventare nostra madre, noi suoi figli. Non è possibile immaginare tale relazione, se noi non avessimo potuto rivolgerci fiduciosi con le nostre preghiere alla nostra Madre!

            Mi ricordo come i miei fratellastri[50] stavano ancora a casa e volevano ottenere qualcosa dal padre, sempre cercavano prima di cattivarsi la mamma e dopo, lei doveva risolvere ogni difficoltà ed ottenere tutto, cosa che faceva volentieri, pur non essendo per loro così cara come il proprio padre, il quale era molto buono!

            Pensa poi a santa Teresa[51], anche lei era totalmente incline a donarsi alla Madre di Dio! Doveva anche essere cosa gradita a Dio, poiché la ricopriva di tali grazie! Quell’amore e quella fiducia verso la Madonna non le fecero male; una devozione di questo genere può recare danno, oppure tornare utile, non può essere qualcosa di indifferente. Se fosse una specie di diffidenza nei riguardi del Salvatore, Egli non avrebbe potuto concedere la sua benedizione.

            Dunque, basta così; sono contenta perché tu desideri amare mia Madre, amarla sempre più ardentemente. Tuttavia, ripetiLe molto spesso: “Voglio amarTi con tutto il cuore, Maria!”, o, forse tu ritieni che questo è già troppo?

            Durante i tre ultimi giorni del carnevale abbiamo avuto l’esposizione del Santissimo Sacramento. Che giorni beati sono stati! Non ti ho dimenticata. Adesso, fino a Pasqua, non riceverai alcuna lettera da me. Prega per me affinché possa vivere bene questa santa Quaresima. Preghiamo molto per coloro che non amano il nostro Salvatore. Ogni mattina e ogni sera chiediamo al Padre celeste, nel nome di Gesù, che durante il giorno che sta venendo, oppure durante la notte, voglia impedire almeno un peccato grave. Vuoi unirti a me in questo, e anche Idaly? Lo chiedo con tutto il cuore. Mi piace tanto questa invocazione.

            Stammi bene, non ho tempo per scriverti di più. Il Signore sia con te. Suor Orsola


23.

28 giugno 1888

Ilse mia,

            Grazie di cuore per la tua lettera! Finalmente oggi posso risponderti perché ho appena superato un esame[52], la cui preparazione occupò tutto il tempo a mia disposizione. Grazie a Dio per averlo ormai superato e mi sono tolta una pietra che pesava sul cuore.

            I bambini, ormai quasi tutti, sono andati via per le vacanze estive; in casa c’è tanta pace e silenzio, così che si può prendere un po’ di respiro dopo il viavai e il correre di prima.

            Tra poco avremo anche gli esercizi spirituali. Non puoi immaginare, come è bello il periodo in cui ci sono gli esercizi; sono giorni vissuti soltanto con Dio, quando quasi nessuna voce da fuori non disturba l’unione spirituale con il Signore. Quest’anno ho per essi una doppia nostalgia, perché, a causa del mio esame, mi sono distratta molto e voglio disfarmi di tutto questo scompiglio portatomi dalle distrazioni.

            Ilse cara, tu pretendi tanto da me chiedendomi di spiegare, come è possibile conciliare la Misericordia Divina con la pena eterna dell’inferno. È un problema che deve essere risolto dai teologi, non da me. Se, tuttavia, ti interessa sapere cosa penso io su questo tema e non alle spiegazioni teologiche, per le quali sono troppo stupida, ti scriverò semplicemente come me lo spiego io. Nella sua sconfinata misericordia, Dio non poté fare diversamente, che istituire l’eterna pena dell’inferno.

1.  Esso è libera volontà dei dannati, i quali infatti preferiscono vivere senza Dio; se fosse stato possibile incontrare lì il Signore, il fuoco e i tormenti dell’inferno si sarebbero cambiati in gioia. I dannati lasciano questo mondo respingendo da sé Dio e rimangono per sempre in questo stato, poiché la loro volontà ormai non può più essere diversa.

            2. Non è così che tu ami Dio più di te stessa, più della propria felicità, che vorresti che nessuna ombra cadesse sulla Sua gloria, vero? Immagina ora, che cosa accadrebbe, se nel futuro tu commettessi liberamente un peccato mortale e morissi in questo stato, senza pentimento, senza il desiderio di placare il Cuore ferito del tuo Salvatore. Supponiamo che tu rimanga nell’inferno per mille o oltre mille anni, con lo stesso atteggiamento, che ormai non puoi più cambiare. Allora, Dio impietosito, ti chiama in cielo, tu ti presenti dinanzi a Lui avendo nel cuore la colpa di cui non ti penti, per la quale non vuoi chiedere perdono. Che cosa diresti in questo caso?

            Trovandomi in una tale situazione, suppongo, che avrei ringraziato Dio, L’avrei ringraziato dal profondo del cuore perché Lui, l’Onnipotente che sopporta oltraggi da questa polvere e cenere, che riceve disprezzo, ha tuttavia conservato per sé un mezzo di difesa del suo onore. Penso che l’inferno debba essere più sopportabile del pensiero che Dio non possiede alcuna arma, per vendicare la mia rabbia. Ringrazio Dio che esiste l’inferno, affidandomi alla bontà divina, di non essere respinta per sempre. Dio non vuole condannarci alla dannazione, ma la sua misericordia non priverà l’uomo della libera volontà e fino a quando l’uomo respinge da sé Dio, cosa che i dannati fanno eternamente, Dio non può costringerli ad amarLo e a cercarLo.

            Suppongo di non essere riuscita ad esprimere i miei pensieri con sufficiente chiarezza, è una questione difficile. Ripeto soltanto: è la divina misericordia a permettere che le gioie del cielo durino eternamente, ma è anche la divina misericordia a conservare per sempre le pene dell’inferno. Ora, basta parlare di questo argomento!

            Comprendo benissimo, cara Ilse, che ti è stato difficile lasciare Gmunden, ciò è naturale. Se tutto fosse facile per noi, la vita non sarebbe una lotta! Con l’aiuto di Dio e la buona volontà, siamo tuttavia capaci di accettare tutto, e lì dove ci porta la volontà di Dio, deve essere il posto migliore per noi.

            Abbiamo saputo ieri che il giorno otto di questo mese iniziano i nostri esercizi spirituali. Ti chiedo di pregare molto per me durante quella settimana. Mi è difficile esprimere la mia gioia! Maria Teresa mi ha mandato la tua lettera. Certamente pregherò di cuore per colei che porta il mio nome. Dille che una certa sr Orsola, alla quale avevi scritto di lei, la saluta cordialmente; domandale di voler accettare da me questa immaginetta e che non prenda a male la mia invadenza. Le “Orsole” sono così poche, che se per caso sento che ce n’è qualcuna, devo conoscerla! Purtroppo, l’immaginetta non è una copia perfetta dell’immagine miracolosa che si trova a Roma[53]. Mi rivolgo tuttavia con particolare amore e fiducia alla Madonna, come alla Madre del Perpetuo Soccorso. Dille di amare almeno un po’ questa buona Madre.

            Non pretendo da voi, di chiedere l’intercessione della Madonna, dato che la fede protestante insegna diversamente, chiedo soltanto di amare, anche cordialmente, questa Madre verso la quale il Salvatore nutrì l’amore filiale e che Lui onora e ama in cielo come sua Madre. Pretendo troppo? È possibile che qualcuno che ami Gesù possa non amare la Madre del suo Salvatore?

            Questa volta la mia lettera è terribilmente lunga! Di me posso soltanto scrivere che va bene. Nessuna novità.

            Ti saluto, Ilse mia. Saluta con affetto Ida e anche Ursula Derwitz[54], alla quale, a modo mio, voglio molto bene. Il Signore sia con te! La prossima volta t’invierò la descrizione di un’ora santa in onore del Sacratissimo Cuore di Gesù. Ogni tanto pensi ancora ad essa? Altrimenti, riprova nuovamente, ma tranquillamente, senza stancarti e tormentarti. Perfino ogni sguardo colmo d’amore apre a noi questo Cuore che ama e in questo Cuore c’è tanta quiete! Il Signore sia con te, un’altra volta; prega per me, io non mi dimentico di te. Non c’è un giorno senza che io preghi per te.

Tua suor Maria Orsola

           

Non mi hai mandato il tuo indirizzo, perciò devo inviare questa mia nelle mani di Maria Teresa.


24.

Cracovia, 29 dicembre [1888]

Cara Ilse,

            probabilmente ce l’hai molto con me, perché non ti ho scritto da così lungo tempo. Ogni giorno prego per te, ma ho poco tempo per scrivere, dunque perdonami. Ma anche tu non farmi attendere a lungo una lettera, poiché sarei contenta di sapere che cosa fai e come stai. Grazie per la tua cara lettera in polacco. Per accontentare il tuo desiderio ti scrivo in polacco. Hai fatto bene a non aver dato l’immaginetta a Orsola, se ritenevi che non si può farlo.

            Ora, dimmi che cosa fai, che cosa fa la tua anima, il tuo cuore? Che cosa stai leggendo ora?

            Ilse mia, vorrei sapere tutto ciò che è accaduto nella tua vita interiore perché mi piace viverlo con te. In molte questioni i nostri pensieri e la comprensione sono identici.

            Che cosa devo riferirti oggi? È trascorso tanto tempo da quando hai scritto, che non so da dove cominciare. Perché conti le lettere con tanta precisione? Devi tenere in considerazione di aver più tempo di me e che avresti potuto scrivere anche una seconda lettera, sebbene io non abbia risposto alla prima.

            E ora, Ilse mia, prima di tutto i più fervidi auguri per il Nuovo Anno. Sia per te un anno ricco di grazie e nel libro della tua vita venga annotato nella colonna: “Amore di Dio”! che cosa di più bello posso augurarti ancora? E non dimenticarti di me, Ilse mia, nelle tue preghiere, specialmente adesso.

            L’anno che sta venendo sarà probabilmente il più importante anno della mia vita, l’anno della mia professione. Sei capace di comprendere che cosa vuol dire questo? Rispondimi. Ritengo che mi comprenderai meglio di tante altre persone, di quella o quell’altra persona sulla quale avevo fatto affidamento che mi avrebbe compresa. La gente accetta queste cose con tanta indifferenza; non parlo del mio ambiente conventuale, ma io vorrei scorgere in ognuno gli stessi sentimenti che sono in me. Sento addirittura ardere interiormente il mio intimo al solo pensiero di ciò che deve essere la mia parte! Può esservi un giorno più bello di quello in cui ci doniamo totalmente e per sempre al Salvatore crocifisso, per rimanere con Lui sulla croce, per fissarci con gli stessi chiodi con cui furono trafitti le sue mani e i suoi piedi, fissati al legno della croce, per essere incoronati con la stessa corona che circonda il Suo capo? Suppongo che tutto il mare di felicità, nel quale nuotano gli angeli del cielo, non faccia da contrappeso a questa felicità, a questa gioia.

            La sposa del Signore, tuttavia, può ritenersi felice soltanto quando perseverando fedelmente, non toglie dalle sue spalle la croce; per questo è necessaria una particolare grazia divina, che si ottiene solo con un’ardente implorazione. Oh, prega per me per ottenere l’amore, la perseveranza! La volontà è buona, ma la carne è debole!

            Prima di emettere i voti, probabilmente, non ti scriverò più. Il tempo che ancora mi separa da quel momento, forse alcuni mesi, deve appartenere totalmente al Signore. Oggi non sono in grado di scrivere qualcosa d’altro; la bocca parla di ciò che abbonda il cuore!

            Ho trascorso il Natale nella cappella: a mezzanotte c’è stata la santa Messa. Non puoi immaginarti come sono belle tutte queste celebrazioni! Se solo potessi averti qui, ti dovrebbe piacere tutto ciò che piace a me. Con me avresti dovuto amare la Madre di Dio. Spero di non urtarti mentre scrivo in questo modo; ciò scaturisce dal cuore, da un cuore che ti ama tanto cordialmente nel nostro diletto Signore e Maestro.

            Ti saluto! non ti dimentico, neppure quando ti scrivo raramente. Scrivimi nuovamente, saluta Idaly.

            Ti accompagnino la protezione e la benedizione divine.

            Tua suor Maria Orsola


25.

16 aprile 1889

Ilse mia,

            di che cosa si occupa Ilse da non dare segno di vita? Spesso me lo domando e non so affatto spiegarmi il tuo silenzio. Il giorno dei miei voti è ormai molto vicino e sento il bisogno di informarti di questa celebrazione affinché tu ti unisca a me in preghiera e partecipi alla mia felicità, alla mia gioia. Penso che non può esistere sulla terra un giorno più bello di questo, eccezion fatta di quello, ancor più splendido, il quale dissolverà la nebbia che copre davanti a noi l’eterno e onnipotente Dio.

            Se il Signore vorrà, la mia professione avrà luogo il giorno 28 di questo mese. Maria Teresa non verrà, e non potrà essere presente neanche Vladimiro; questo mi dispiace molto poiché in lui sempre vedevo il mio Angelo Custode. Prega per me, cara Ilse. Ho tanto bisogno di preghiera affinché sia Dio stesso a preparare il mio cuore a questo grande atto! La professione perpetua! Essa mi unisce alla croce di Cristo, per tutta la vita, irrevocabilmente! Mi toglie tutto ciò che sono, ciò che possiedo; mi priva di tutti i diritti, di ogni libertà; riduce tutta l’attività della mia vita solo ad “amare e soffrire”, e oltre questo, nulla vi sarà per me in questo grande, vasto mondo.

            Non pensare però, che guardo con timore la vita che mi si schiude davanti; no, ho nostalgia di essa, mi è così cara che non la cambierei con nessuna altra persona al mondo. In quel giorno bello ti ricorderò in modo particolare, sebbene che, di solito, non dimentico di pregare per te.

            Che cosa fai? Che cosa leggi? Mi diceva Fanni che vorrebbe mandarti l’Imitazione di Cristo in lingua polacca, poiché avevi chiesto di inviarti dei libri polacchi.

            Il Signore sia con te, Ilse cara. Salutami Idaly. Felici e beate Feste di Pasqua!

            Con tanto affetto tua suor Maria Orsola


26.

3 luglio 1889

+JMJAU[55]

            Cara Ilse,

            finalmente posso ringraziarti di cuore per entrambe le lettere, come pure per l’immaginetta. Mi rallegro sempre molto quando sento qualcosa di te, quando vengo a sapere che ancora esclami con perseveranza: excelsior[56], e tendi più in alto, sempre più in alto, non indietreggiando davanti alla lotta di ogni giorno.

            Che cosa debbo scriverti della tua fotografia? Non ho studiato la psicologia, perciò le conclusioni le traggo dalle tue lettere, non dalla tua foto. Dunque devi accontentarti dell’informazione che ho già fotografato la mia Ilse, e che soltanto la fotografia che ti ho fatto io è per me la più cara.

            Ora rispondo alle tue domande. La mia professione, cioè l’emissione dei voti – poiché l’abito io lo vesto ormai da due anni – è stata una celebrazione bella, così bella che nessuno che non l’abbia vissuta personalmente, può essere in grado di rendersene conto. Posso soltanto dirti di essere molto felice, così felice, che non riesco, affatto, a comprendere che cosa il Signore Dio intende fare di me.

            Un forte senso di responsabilità finora mi è estraneo. Per primo, ancora non sono gravata da troppa responsabilità, poiché, infatti, sono nel noviziato, dove una persona è vigilata, in modo che esegue ogni cosa semplicemente per ubbidienza; e poi, conto totalmente sulla misericordia di Dio, il quale mi permetterà, con paterna bontà, come a un cavaliere nudo senza virtù e merito, di passare velocemente al cielo, per rendere lì, testimonianza alla Sua misericordia.

            Mi è diventato caro il pensiero che Dio vorrebbe rispecchiare la sua bontà nella mia anima, e mi aiuta, a volte, quando avrei voluto cedere all’angoscia che mi prende perché faccio così poco o nulla di ciò che avrebbe portato onore al mio Signore e Maestro, che Gli avrebbe procurato la gioia. Ma la sua bontà accresce a misura della nostra miseria, se la riconosciamo. Posso soltanto rendere grazie, gioire e ringraziare nuovamente, perché il Signore mi ha unito così strettamente a sé!

            Oh, qui domina questo tipo di gioia per cui vi sono dei momenti di tale pace, da poter sembrare che l’anima riposi ormai sul Cuore dell’Amato e si diletti dell’incessante amore. Cosa sarà lassù, in quelle splendide regioni dove i momenti di pace nel Signore non verranno disturbati dalle faccende di ogni giorno!

            La vita tra le mura del convento, da cui non si esce mai, deve trasformarsi in un’ardente nostalgia per quella patria che si trova dall’altra parte, che sarà la parte nostra e nell’amore per i bambini, i prediletti del Salvatore. È soltanto questo stretto legame a permetterci di sopportare volentieri il tempo dell’esilio. I nostri bambini sono delle creature carine, mi piacciono molto, specialmente quelli piccoli. A dir il vero, attualmente tutti sono volati fuori, la nostra casa è silenziosa e vuota e noi stiamo godendo la quiete delle vacanze.

            Sono lieta di sentire che anche tu sei adesso tranquilla e gioiosa. Non esistono intervalli nella vita interiore; vi possono forse essere dei momenti di riposo, per poter accumulare le forze per un nuovo agire, per le nuove battaglie. Coraggio! Speranza! Le lotte ci portano alla vittoria e, dal momento in cui ci doniamo a Dio come uno strumento docile, non dobbiamo più temere questa lotta. Tuttavia parlare di uno strumento docile è più facile che esserlo noi stessi!

            Ho pregato e continuerò a pregare per la signorina, di cui mi hai scritto. Sarebbe triste se, in casi del genere, una religiosa non trovasse il tempo per la preghiera! La nostra vita deve essere una preghiera incessante, una preghiera per la gloria di Dio e per la salvezza del mondo intero. Non pensare che già mi trovi a questo punto, appena inizio a muovermi in questa direzione; ritengo ciò il mio più alto ideale.

            Prego inoltre con particolare predilezione per Hans [e per gli altri][57], che hanno intenzione di suicidarsi. Forse la mia preghiera raggiungerà il cielo e otterrà un raggio di luce per quelle povere anime, che vogliono dannarsi da sole! Ogni tanto prega anche tu per esse. E ora ti lascio con Dio!

            Vorrei scriverti una cosa ancora: nel caso ti dovesse sembrare strano, che prendo così poco a cuore la responsabilità del mio stato. Abbiamo Maria come Madre; Lei sempre aiuta. Tra le sue braccia, di sicuro, potrò far fronte ad ogni fatica, perché come sono vere le parole di san Bernardo: “Ricordati, o Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso alla tua protezione (…) e sia stato abbandonato”.

            Con tanto affetto, tua suor Maria Orsola


 27.

21 aprile 1890

Cara Ilse,

ho ricevuto la tua lettera. Sto proprio pensando di scriverti più a lungo, ma non conosco con esattezza il tuo attuale indirizzo. Ti prego dunque di rispondere quanto prima, su una cartolina postale, se hai ricevuto questa mia e se l’indirizzo è esatto, mi dispiacerebbe se questa mia lunga lettera si fosse smarrita. Non prendertela a male se il mio silenzio dura da tempo. Desidero scriverti più spesso; dobbiamo sistemare la nostra corrispondenza. I dettagli li apprenderai dalla mia lettera.

Il Signore sia con te, Ilse mia.

                                                           suor Maria Orsola


 28.

8 maggio 1890

+ Laudetur Jesus Christus

Ilse mia,

la tua lettera mi ha molto intenerita. Credimi, Ilse mia, che non ti ho dimenticata, infatti, tutti giorni prego per te. Tuttavia, ho molto da fare e non so neanche io, come è trascorso un anno. Perdonami, Cara Ilse, ora voglio essere più gentile e, per ciò che riguarda la corrispondenza, dobbiamo in qualche modo metterci d’accordo. Ho ricevuto il permesso di scriverti ogni tre mesi. Riceverai questa mia all’inizio del mese di maggio, la successiva, all’inizio di agosto e via dicendo. Tu hai più tempo a disposizione, potresti dunque, ad una mia lettera, rispondere anche con due tue. Credimi, che le tue lettere sempre mi danno una grande gioia e alle tue domande rispondo volentieri. Sei d’accordo?

Ci tengo molto che continui tra noi questa amicizia, che è stato Gesù stesso a iniziare; infatti, noi non ci conosciamo e se non fosse Lui a far sì che i nostri cuori si avvicinassero, perché potessimo incoraggiarci a vicenda ad un maggiore zelo, ad un amore più profondo e alla gratitudine, saremmo del tutto estranee una all’altra.

Come bisogna pregare per qualcuno? Voglio, prima di tutto, premettere che alle tue domande rispondo nel modo dettato dal mio cuore, senza ricerche teologiche; suppongo che questo ti sia gradito più di tutto, poiché sempre ci capivamo. Chiedere a qualcuno di intercedere è una gioia, sì, è il dovere di un cristiano. Penso, tuttavia, che la nostra preghiera per qualcuno, dovrebbe scaturire dal cuore, ma essere molto calma, senza scavare angosciosamente: se credo in modo sufficientemente forte, se non sto mandando a monte i piani di Dio!

Ritengo superfluo elencare con precisione i mezzi per convertire gli altri. Il Signore Dio sa meglio di tutti di che cosa ha bisogno questa o quell’altra persona, per quale ragione dovrei essere io a dirlo a Lui? Prego per tutti coloro che amo, per ciascuno, per tutti: Signore, accendi nei loro cuori il fuoco del tuo amore. Desidero io qualcosa d’altro per loro? Possiamo anche pregare per una necessità di qualcuno, ma dobbiamo sempre aggiungere: Fiat voluntas Dei in omnibus[58]. Affidiamo al Sacratissimo Cuore di Gesù le nostre richieste fatte per gli altri, con una profonda convinzione, che Dio le esaudirà, lasciando a Lui il modo di esaudire: dove e quando, come piacerà a Lui. Credo che Dio, nella sua bontà e misericordia, certamente accoglie le mie preghiere; non voglio, tuttavia, credere fermamente che Dio certamente concederà proprio quello che domando. Posso io sapere ciò che è meglio per le anime? Non ho la possibilità di saperlo, per poterlo valutare. Mi basta sapere, senza alcun dubbio, che la mia preghiera non può essere inutile, che verrà esaudita, perfino quando lo sarà in modo diverso da quello che desideravo io. “Signore, si faccia la tua volontà, fa’ con me e con tutti, ciò che a Te piace”. So anche con certezza assoluta, che Dio vuole soltanto il nostro bene.

Chiedo la fede, ma con ciò voglio rafforzare la mia fede affinché veda in tutto e in ogni persona un’espressione della volontà di Dio, a cui desidero sottomettermi completamente; per lasciare a Lui tutto ciò che riguarda me. La volontà di Dio deve essere la mia gioia, la mia consolazione, la mia luce. Come un bambino riposa tra le braccia della madre, così la mia volontà riposa tranquilla nella volontà di Dio. Cerco di aver fede, non per essere sicura che Dio compirà assolutamente la mia volontà. Io domando, ma Dio faccia sempre ciò che piacerà a Lui. Voglio essere convinta, che tutto quello che Lui farà, sarà buono. Riassumendo tutto quanto sopra, ripeto: dobbiamo pregare molto per gli altri, dobbiamo essere apostoli, missionari (penso alla preghiera), ma soltanto secondo la volontà di Dio, avendo nel cuore un irrevocabile fiat per tutto ciò che Egli ha pensato, sia per noi stesse, che per gli altri.

Ora, ti pongo una domanda: Tu preghi per me, perché io mi converta alla tua fede? Se sei convinta della verità di essa, dovresti rendermi questo servizio; mentre io, convinta saldamente che soltanto la mia fede è vera, prego con tutto il cuore affinché tu ti converta alla fede cattolica.

Ilse, come vorrei augurare a te che sei tanto sensibile, di poter gustare le consolazioni e l’imperturbabile gioia della nostra fede; una gioia che nessun’altra fede può dare a un cuore che ama Dio. Se tu avessi la mia fede, come ti sentiresti felice davanti al tabernacolo! Qui Gesù è realmente, veramente presente sotto la specie del pane. Quante ore, colme di profonde esperienze, passeresti davanti al Sanctissimus[59] esposto, credendo, senza dubitare, che “stai guardando Gesù”, Lui è vicino a me, così vicino! Che tranquillità e consolazione sperimenteresti, se, con lacrime di contrizione, senza nascondere nulla, avresti riversato davanti ad uno dei sostituti di Cristo tutta la tua anima, per poter sentire in seguito, a nome di Cristo, le parole che ci rendono felici: Vai in pace, ti sono rimessi i tuoi peccati!

Perdonami, Ilse, se ti scrivo questo con tanta franchezza, ma più mi sento felice di essere un membro della Chiesa cattolica, la quale infatti, iniziando da san Pietro, sta imperturbabile, immutabilmente sulla roccia sulla quale Cristo la costruì, con maggiore ardore desidero vedere te, che ami di cuore il nostro Salvatore, nel seno della Sua Sposa: la santa Chiesa.

Tu ritieni, Ilse, che tutte le religioni siano buone e che non esiste la verità? Dio è eterna verità e la verità eterna non può essere spiegata in duplice modo. In Lui tutto è chiaro e ovvio come il sole.

Ad un’altra persona che cosa ci attira di più dell’apertura e della sincerità filiale che si riflette negli occhi, in tutto il temperamento, che scopre dinanzi a noi la sua anima senza falsità, come acqua pura? E se questo ci piace in una persona umana e ci attira, potrebbe essere diverso Dio? Avrebbe dovuto rivelarsi a noi in una luce diversa? No, così non può essere. Una sola delle religioni deve essere quella vera, altrimenti avremmo cercato quella che sarebbe più comoda, che imporrebbe a noi minimi limiti! E se soltanto una religione è vera, questa sola dobbiamo cercare e desiderare di avvicinare tutti a questa autentica religione. Se tu ritieni vera la tua religione, dunque, attirami ad essa. Non ti dispiacerebbe, tuttavia, privarmi di questa pace dell’anima che viene da una sincera, profonda confessione? Di quella consolazione che trovo in cappella, avendo Gesù giorno e notte, al quale accorro con tutte le piccole croci, per riacquistare ai suoi piedi la pace e la gioia? Di questo senso beato di felicità di essere figlia di Maria, che amo così ardentemente, presso il cui cuore posso sempre riposare e ritrovare la pace; quella comunione dei santi, che già qui, sulla terra, rende membro di una grande, meravigliosa famiglia, nella quale mi sento così felice, che amo tanto, da non risentire la mancanza della mia propria famiglia, poiché posso essere in contatto finché voglio, con i miei cari Santi? Che cosa potresti offrirmi in cambio di tutto questo?

Rispondimi a queste domande, Ilse mia. Noi sei irritata con me, vero? In tutto questo c’è soltanto l’amore per te, credimi!

Siamo ora nel mese della Madonna; come è bello poter amare con tutto il cuore questa Vergine Immacolata! Potessimo amarla e venerarla insieme!

Perdonami di averti fatto aspettare così a lungo la lettera, ho avuto molto lavoro. Scrivimi presto! All’inizio di agosto riceverai la mia lettera successiva.

Il Signore sia con te, credimi che ti amo di cuore. Chiedo scusa per i miei scarabocchi.

                                                                       Suor Orsola


 29.

Cracovia, 18 settembre 1895

+ Laudetur Jesus Christus

Ilse mia,

ho ricevuto la tua cara lettera. Mi affretto a rispondere ad essa, perché questa volta ho ricevuto il permesso di farlo. Il mio lungo silenzio era il sacrificio, offerto dal mio cuore a motivo dell’obbedienza religiosa, che non è stato molto facile per me, poiché a volte, pensando a te, mi dispiaceva che dovevi ritenermi una persona incostante. Offrivo volentieri quel dispiacere al Signore Dio, che tramite la bocca delle mie superiore l’esigeva da me.

Posso dunque informarti di nuovo di non averti dimenticata che, come prima, rimane nel mio cuore il tuo angolino e che, come una volta, la mia Ilse mi attrae ancora. Sì, ridi di me, ma mi viene perfino il pensiero: “Come sarebbe bello se Ilse potesse insieme a me servire il Signore nel mio amato convento, che cordiale legame d’amore fraterno ci avrebbe unito nel profondo, l’ardente amore di Dio”! Tuttavia so che non è possibile che sia così, perché, purtroppo, la fede cattolica ancora non è la tua fede, ma sogni del genere, in un certo momento mi fanno gioire, perfino quando mi devo dire: “Infatti: c’è un abisso che ci separa”! il Salvatore, forse concederà che una volta potremo avvicinarci pienamente tra noi, forse in cielo, ma forse la Provvidenza Divina ci avvicinerà ancora qui sulla terra: le vie del Signore sono talmente stupende!

Con il permesso della reverenda Madre[60] ti invio il libro che mi piace molto e che mi è caro: il ricordo della mia vestizione, la vita del mio santo prediletto. Sono molto lieta di poterlo mandarle proprio a te, come regalo. Il capitolo: Kochający Maryję [Coloro che amano Maria]. Letto in spirito cattolico, il libro deve essere interessante; è così semplice, e tuttavia c’è in esso un amore ardente! Fa vedere tanta bellezza e tanto bene che perfino una persona comune è capace di imitare, se ha la buona volontà. Anche noi abbiamo le regole, le prescrizioni e simili, ma tutto è in polacco, tu, dunque, non potresti trarne profitto. Posso raccomandarti ancora: Żywot św. Alojzego [San Luigi Gonzaga], il libro scritto da padre Cepari[61] e la vita di san Stanislao Kostka. Prossimamente, per compiere il tuo desiderio, ti manderò la lista dei titoli di vari libri. In questo momento ho tanti impegni da non poter cercarli tutti.

Scrivimi come stai e che cosa fai! Io sto sempre bene, mi occupo del pensionato per le ragazze più giovani, perciò ora, all’inizio dell’anno, sono molto occupata, perdona dunque i miei scarabocchi.

Sono costantemente felice, come, del resto, potrebbe essere diversamente nella casa del Signore, vicino al Salvatore, che sta con noi nel Sacramento d’Amore, sotto la protezione di Maria, nostro aiuto, nostra consolazione e gioia nella vita religiosa? Chi sarei senza questa Madre buona? Lei infonde coraggio nelle difficoltà e riconduce al Cuore di Gesù, dona forza e coraggio, quando la povera natura umana si indebolisce e si ferma nel cammino verso il cielo! Oh, se tu potessi amarLa come faccio io, se potessimo insieme amare Maria e servirLa, unite dalla catena d’oro del rosario!

Devo chiudere; attendo da te la lettera con la notizia se il mio libro è arrivato. Il Signore sia con te. Unita nel Cuore di Gesù, ai piedi di Maria,

tua Maria Orsola SSU


30.

Cracovia, 24 ottobre 1895

Cara Ilse,

ti prego, rispondimi subito se hai ricevuto il libro che ti ho mandato ormai quasi 4 settimane fa e la mia lunga lettera; se non l’hai ricevuto, reclamerò qui. Non comprendo affatto che cosa vuol dire questo silenzio! Pensavo che mi avresti risposto presto e così gioivo per la tua lettera!

Il Signore sia con te! Con affetto sincero, tua                                                                               M. Orsola, orsolina


31.

Cracovia, 3 novembre 1895

Ilse mia,

ho ricevuto la tua lettera affettuosa. Mi sono rallegrata molto perché ho riscoperto in essa tutta la tua anima e tutto il tuo cuore. È comprensibile, poiché avevo nostalgia di avere tue notizie. La divina volontà ci ha trattenute lontane a lungo, ora la gioia è tanto maggiore perché posso scriverti.

La madre superiora ha un vivo interesse per te, più volte mi ha chiesto quando spero di ricevere una tua lettera. L’acclusa immaginetta l’ho ricevuta da lei, mi ha dato anche un rosario, soltanto non so se posso mandartelo in un piccolo astuccio, scrivimi, ti prego.

Che impressione mi ha fatto la tua lettera? Con me sei così sincera che anch’io ti permetterò di guardare dentro la mia anima. Ti scriverò apertamente ciò che penso e sento. Prima di tutto, Ilse, che ti voglio tanto bene, che ti auguro, fervidamente, come a me stessa, quello che è indispensabile: amare Dio, servire Lui, appartenere a Lui senza riserve, indivisibilmente.

Sai, mentre leggo la tua, nasce dentro di me un desiderio colmo di nostalgia e penso: Oh! Se Ilse fosse una figlia della Chiesa cattolica, nel sereno “percorso del noviziato”, può darsi che avremmo una santa in più in mezzo al grande numero di coloro, che sono motivo di orgoglio della nostra Chiesa. Sì, Ilse, il tuo cuore ardente potrebbe aprirsi al puro amore di Dio.

Attualmente, le tue ricerche sono per te un ostacolo nel donarti completamente a Dio. Vuoi creare per te una propria religione, ”la religione di Ilse”. Chi potrà garantirti, che sono giuste proprio queste tue personali scoperte riguardanti ciò che è verità nella Chiesa cattolica e ciò che è verità nella Chiesa protestante?

No, Ilse! Se tu credi nel Salvatore, se credi che Egli ha rivelato a noi la sua natura divina, devi credere che esiste una Chiesa infallibile. Quale sarebbe lo scopo della predicazione del Salvatore, se il suo insegnamento, il suo insegnamento divino, dovesse essere sottomesso ai cambiamenti umani? Se Gesù è nato, per rivelare la sua divina dottrina a noi, poveri figli di questa terra, in tutto lo splendore della verità, possiamo ritenere, che avrebbe potuto permettere che il suo insegnamento fosse soggetto ad errori? Forse manca a Lui il modo e la potenza per conservare perfetto il suo insegnamento a noi trasmesso fra tante fatiche e sofferenze? Oppure, può essere indifferente al Salvatore il fatto che il suo insegnamento venga interpretato secondo la fantasia di qualcuno? Ilse, se così fosse, non potremmo attribuire al Salvatore le parole: “Io sono la via, la verità e la vita”[62]. Se il Salvatore è la via, essa può essere soltanto una; se Egli è la verità, può esistere solo una verità, la sua verità divina, da Lui rivelata e trasmessa ai suoi Apostoli.

Se, invece, si ritiene che ognuno può commentare il suo insegnamento, secondo il proprio parere, allora esso non è la verità ma la falsità. La verità è soltanto una, come uno è Dio, come c’è un solo scopo perfino nei più piccoli eventi della vita umana. No, Ilse, il Salvatore che nella propria persona ha rivelato a noi la sua dottrina divina, non può permettere che venga deformata. Doveva preservarla perché rimanesse per sempre verità, sempre dottrina divina. In coloro ai quali la trasmise, dovette dunque infondere la divina potenza, affinché la conservassero impeccabile. Per quale motivo Cristo ha insegnato, se la sua dottrina poteva essere interpretata liberamente, riconoscendola una volta come verità e un’altra volta come falsità? Se il Signore Gesù morì per la verità, possiamo noi pensare che essa gli stava così poco a cuore, da poter permettere che ognuno la cambiasse secondo la propria interpretazione?

No, se non esiste una Chiesa infallibile, non esiste alcuna verità, nessun Dio di Verità, nessuna Scrittura sacra. Perché credi in ciò che è racchiuso nella Sacra Scrittura? Hai avuto la rivelazione che essa è la Parola di Dio? Io credo in essa, perché la Chiesa infallibile ci offre la Sacra Scrittura come Parola di Dio. E tu, perché credi? Se non c’è una Chiesa infallibile, non hai nessuna base per accettare qualcosa come una verità di fede. La Chiesa infallibile sbaglia? Ha forse inventato qualcosa? Chi può attestare che cosa è la verità e che cosa non è? Se la Chiesa non è infallibile, ognuno può credere in ciò che gli piace e respingere quello che non gli corrisponde, convinto che è un errore. In questo caso, altrettanto bene si può pregare anche il sole. Hai visto Dio, per avere la certezza che Egli non è il sole? Anche in questo caso la Chiesa può sbagliare, e dunque si può tranquillamente ritenere che il sole è Dio. Se la Chiesa non è infallibile, crolla tutto: ognuno può creare la propria fede.

Secondo te, Ilse, il Dio della verità avrebbe potuto, in questo modo, indurre in errore le sue creature, per le quali il Salvatore diede la propria vita? Egli, che ci ama così tanto, dovrebbe rimanere per i suoi figli qualcuno completamente estraneo ed incomprensibile? Perché ha dato i comandamenti? Posso anche non osservarli, perché non ho alcuna certezza che veramente provengono da Dio! Può la verità possedere varie forme? Se non esiste una Chiesa infallibile, non c’è in questo mondo neppure l’obbedienza cristiana. Perché, per esempio, devo obbedire alla mia superiora, se non sono convinta che riguardo a lei mi obbligano le parole del Salvatore: ”Chi ascolta voi, ascolta me”[63]. Forse questa affermazione è soltanto un’invenzione della Chiesa”? Se, tuttavia, esiste una Chiesa infallibile, – e [tale] può essere soltanto una Chiesa, deve essere quella che proviene da Cristo e dai suoi Apostoli, ed è la Chiesa cattolica.

Non ritieni, Ilse, che noi ci troviamo su un fondamento più solido del vostro? Noi, sottomettendoci totalmente alla guida della Chiesa santa, infallibile e, tramite essa, alla volontà del nostro Salvatore, voi, invece vi fidate solamente del vostro intelletto. Io mi dono a Dio con filiale fiducia, senza riserve. Può Lui indurmi in errore? È vero che anche tu ti doni totalmente a Lui, ma, poiché tu non vedi il Salvatore [e] non lo senti, lo tratti secondo il tuo giudizio e spesso ritieni come voce di Dio ciò che ti viene dettato dall’amor proprio o dalla superbia. Sprechi il tempo per le ricerche. Pensi che sarai finalmente tu a scoprire la vera religione? Prima che tu la trovi, passerà del tempo, ma sarà troppo tardi per progredire nella virtù.

La nostra fede ha tanti santi, perché essi, forti nella fede, vissero soltanto per Dio e per la propria santificazione, senza perdere tempo in vane ricerche. Perché soltanto la Chiesa cattolica possiede i santi? Se la loro fede non fosse la verità, perché Dio avrebbe confermato con miracoli la loro santità? Può Dio confermare, con dei miracoli, il falso? Se così frequentemente Dio premia con autentici miracoli coloro che fiduciosi ricorrono all’intercessione dei santi, mi è lecito ritenere che la fede nella loro intercessione è un’invenzione? Non è cosa buona? I santi, infatti, sono nostri fratelli e nostre sorelle, perché non dovrebbero intercedere a nostro favore? E poi, non posso, per esempio, dire che la loro intercessione sia più meritevole della mia misera preghiera?

Ilse mia, più mi sveli la tua anima, io, con un dolore maggiore, vorrei gridarti: “Perché togli a Dio un’anima così fervente, come la tua, che sul terreno della Sua diletta Chiesa potrebbe svilupparsi magnificamente? Perché privi il cielo di un’anima così zelante, che forse è chiamata ad una santità più alta”?

Credimi, Ilse, sono lontana dal tuo zelo e dall’ardore del tuo amore. Tu pensi troppo bene di me, difatti sono così debole, che soltanto Dio che è Amore, ha potuto attrarmi a sé. Tuttavia, Ilse, sto fermamente sulla rocca di Pietro e sono certa, che le onde e i cavalloni non possono farmi vacillare, mentre tu, non avendo un altro timoniere che la tua ragione, stai vagando sull’oceano, esaminando e cercando. Io non ho bisogno di cercare, di scoprire, non mi guardo intorno. Il raggio di luce che mi conduce direttamente a Dio, è la dottrina della nostra una, santa, cattolica, infallibile Chiesa. Se la nostra Chiesa fosse fallibile, la sua dottrina non sarebbe per me un raggio di luce, ma un fuoco fatuo.

Sì, Ilse, anch’io mi farei tagliare la testa per la fede nell’infallibilità della Chiesa. La differenza tra noi due consiste nel fatto che tu preferisci farti tagliare la testa per le tue convinzioni personali, perché tu la pensi così. L’hai concesso tu a te stessa – nessun’altra persona - il brevetto di infallibilità della propria ragione -  dunque ti fai tagliare la testa per le proprie convinzioni, basate sull’infallibilità della tua ragione. Questo non ha nulla in comune con la dottrina della Chiesa, poiché tu non riconosci nessuna Chiesa infallibile. Io mi farei tagliare la testa per la dottrina per la quale centinaia di migliaia di martiri diedero non solo la vita, ma sopportarono i supplizi. Mi farei tagliare la testa non per le mie convinzioni personali, ma per l’obbedienza a Dio, che mi trasmette la propria dottrina tramite una Chiesa infallibile. Le basi su cui mi appoggio non sono più sicure delle tue?

Riflettiamo su un’altra cosa ancora. Dimmi apertamente: al Salvatore potrebbe essere indifferente ciò in cui crediamo? Dimmi francamente, avresti potuto credere, che Dio ci avrebbe lasciati qui nell’incertezza e unicamente alla nostra propria ragione? Non avrebbe potuto trasmettere le verità della fede con il sigillo dell’infallibilità?

Voglio toccare il mistero dell’Eucaristia. Questo mistero d’amore, l’essenza di ogni amore è Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare. È stato Lui ad istituirlo. Egli vuole essere il nostro cibo. Desidera unirsi a noi. Si abbassa fino ad assumere la sostanza di pane. È possibile che Gesù avrebbe voluto che si preghi un pezzo di pane invece di pregare Lui? È possibile che Gli sia indifferente il fatto che i figli non distinguano Lui da un pezzo di pane comune? Se la Chiesa non è infallibile, voglio domandarti: esiste il Santissimo Sacramento? E se la Chiesa è infallibile – dove è Gesù? È da voi, nella Comunione, oppure da noi, nel Santissimo Sacramento dell’altare? Ilse, premettiamo di sbagliare. Al Dio di verità, al Sacro Cuore di Gesù che ama, può essere indifferente se io prego un’ostia al posto di Lui, che rendo la lode dovuta a Dio, ad un pezzo di pane, compiendo così un atto di idolatria? Se, però, siamo nella verità, è possibile per Gesù, il quale ci ama più di una madre che ama il proprio figlio, essere indifferente al fatto di stare giorno e notte nel tabernacolo, tra i figli di questa terra e non essere da essi riconosciuto? Lui chiama: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”[64], e potrebbe essere a Lui indifferente che non si sappia nulla della Sua presenza?

No, Lui non poté darci questo mistero senza il sigillo della sua infallibilità. Gli stava troppo a cuore di essere conosciuto dai “suoi”. Se Egli trasmise questa dottrina agli apostoli, per trasmetterla ad altri con il sigillo dell’infallibilità, tutta la dottrina deve possedere tale sigillo, altrimenti non potremmo essere sicuri dove e in che cosa c’è l’infallibilità.

L’insegnamento di Cristo, i suoi sacramenti, la sua religione, sono troppo sublimi, troppo magnifici e troppo soprannaturali, perché Dio possa permettere, che gli uomini li cambino liberamente, secondo la loro limitata ragione. In tal caso, la religione non sarebbe divina, e se essa non è divina, è un capriccio della ragione umana, è priva di valore. L’infallibilità deve esistere, ed infallibile è soltanto la Chiesa che proviene da Cristo e dagli apostoli – nessun’altra Chiesa. Poiché, cominciando da Cristo, la Chiesa è infallibile, nessuno ha potuto cambiare o riformare il suo magistero. Presbiteri, vescovi, perfino papi possono peccare, mancare gravemente, ma la Chiesa non può sbagliare. Altrimenti, non esiste nessuna fede, nessuna religione - niente!

Ilse, perdona il mio scribacchiare. Ho a disposizione pochissimo tempo, perché mi è stato affidato il pensionato delle alunne più giovani. Questa volta non scrivo nulla della mia vita, non ho tempo per farlo. Un’altra volta! Per oggi scrivo soltanto di essere molto felice di poter servire nella casa del Signore, sotto lo stesso tetto con il mio Salvatore!

Ilse, ho scritto quanto il mio cuore mi ha dettato. Che questo ti sia d’aiuto nelle tue ricerche. Potessi vederti, parlarti, destare una grande fede che non vacilla, che non cerca, ma nell’umile obbedienza si lascia guidare dal buon Pastore! Ama sempre più la Madonna! Lei di sicuro ti condurrà al porto di una vera, infallibile fede.

Il Signore sia con te, Ilse mia. Quanto ti amo, tanto ardentemente prego per te! Solo Dio lo sa!

Maria Orsola, orsolina

5 novembre 1895. Prossimamente ti invierò le fotografie; questa volta la lettera peserebbe troppo.


32.

21 gennaio 1896

Ilse mia,

è ormai molto tempo che attendi una lettera da me. Credimi, tuttavia, che davvero, ho tanto lavoro con le mie quaranta bambine e raramente posso trovare un momento libero. Cercherò, almeno parzialmente, di rispondere alla tua, se il tempo me lo permetterà. 

Prima di tutto, Ilse cara, non devi spaventarti per quanto ti ho scritto, che nella nostra Chiesa, tu avresti avuto la possibilità di farti santa. Nelle condizioni attuali, certamente no, poiché ritieni giusto unicamente il proprio parere e non ti vuoi sottomettere con umiltà a nessuno. Chi cerca Dio basandosi esclusivamente sulla propria ragione, non lo troverà!

Poi, non sei tu la causa della grazia che Dio ti ha data. Sei soltanto responsabile di essa. Dio riceve la gloria per questo e tu puoi sentirti screditata, se non farai un buon uso di tali grazie. La verità non si oppone all’umiltà. Possiamo renderci conto del fatto che Dio ci abbia elargito delle grazie particolari, ma dobbiamo manifestarGli per questo la gratitudine.

Inoltre, cara Ilse, ti prego di non aver paura di “indurmi in tentazione” e per questo motivo lasciare senza risposta metà delle mie domande. Sono consapevole della mia debolezza – perfino i più grandi santi hanno provato delle tentazioni contro la fede – posso averle anch’io. Poiché, tuttavia, io non le provoco e, in buona fede mantengo la corrispondenza con te, non ho paura, perché la grazia del Signore mi custodisce e disprezzo ogni tentazione. Credo in una, santa, infallibile Chiesa e in tutto ciò che essa mi presenta da credere, non indago oltre; non dubito e non cerco attorno. Non posso vacillare, non io, ma la grazia di Dio che è in me, finché sto sulla roccaforte di Pietro, sulla quale non possono prevalere le porte degli inferi.

Vedi, Ilse, le cose si presentano così: la nostra Chiesa essendo infallibile, non può fare alcuna concessione; se così non fosse, avrebbe potuto cambiare a piacere tutta la nostra dottrina. Leggiamo nella Sacra Scrittura che il nostro Salvatore prima di istituire il Santissimo Sacramento, ebbe anche dagli Ebrei la pretesa di avere delle concessioni: “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?”[65] Il nostro Salvatore, tuttavia, non cedette. Lo abbandonano gli Ebrei, i discepoli, ma Egli non cambia la sua dottrina. Sa che anche gli apostoli lo abbandoneranno, ma non cambia la sua dottrina. Così agisce la nostra Chiesa: si attiene fermamente alla dottrina rivelata, a nessun costo la può cambiare; le parole di Cristo sono, infatti, immutabili.

Ilse, se tu sapessi come mi fai pena! Non appartieni a nessuna Chiesa. Stai cercando. Che cosa? Secondo quali indicazioni agisci? Non puoi credere a nessuno, fai da maestra a te stessa, dunque stai brancolando nel buio. Devi sentire dentro di te che il nostro Salvatore ha istituito un’unica Chiesa, e questa infallibile, tuttavia, non sei capace di trovarla. È duro questo per un’anima che brama la verità!

Non mi hai dato alcuna risposta alla domanda del perché tu accetti la Sacra Scrittura della nostra Chiesa come Parola di Dio. Secondo il tuo parere, la nostra Chiesa è fallibile, dunque anche tutta la Sacra Scrittura può essere falsata. È una conclusione del tutto logica, secondo il tuo modo di pensare.

Non mi hai risposto neppure alla domanda: dove il nostro Salvatore si trova nel Santissimo Sacramento: da voi o da noi? Avrebbe potuto lasciare a noi questo mistero senza il sigillo dell’infallibilità? Ai protestanti o ai cattolici?

Cara Ilse, la nostra Chiesa ha bisogno di persone dal cuore umile, che si sottomettono ad essa con filiale semplicità; coloro che vogliono creare per se stesse una fede secondo la propria ragione, non possono essere docili pecorelle del buon Pastore.

Affermi, Ilse, di non sprecare tempo per le ricerche e contemporaneamente aggiungi, di cercare una Chiesa veramente apostolica. Se stai cercando, perdi tempo per cercare qualcosa che già da tempo è stata trovata. E se non cerchi affatto, vuol dire che non credi in nessuna Chiesa, neppure alla dottrina che Cristo ci ha rivelato, poiché, infatti, non appartieni a nessuna di esse.

Cara Ilse, non prendertela con me perché ti scrivo così apertamente, tu non immagini neanche come mi stai a cuore: come desidererei, che la pecorella vagante trovasse un rifugio sicuro nell’ovile del buon Pastore! Certamente sei una Sua pecorella, però non in un ovile vero e dunque, esposta ad ogni sorta di pericoli.

Senza Maria, che rosario sarebbe? … Un rosario del genere proprio non esiste nella Chiesa cattolica. Gesù volle venire tra noi per mezzo di Maria e noi andiamo da Gesù per mezzo di Maria. Perché ritieni qualcosa di nocivo il fatto che noi crediamo nell’intercessione della Madre di Dio? Se così non fosse, i vostri defunti sarebbero soltanto materia. Forse non hai ancora perso una persona molto cara. Quanto beato è il pensiero di poter essere in contatto con le anime dei nostri cari defunti! Prego per loro ed essi pregano per me; io li amo, ed essi mi amano. Quando mio padre morì, il pensiero che ormai mi era più vicino di quanto fosse stato durante la vita, mi infondeva la speranza. Questo è vero. No! Non è simpatica la vostra opinione che con gli abitanti del cielo non abbiamo nulla in comune. Non vorrei rinnegare la mia numerosa famiglia, con tutti i cari parenti e con i miei prediletti santi. Oh, Ilse! Che peccato! Che peccato!

Che cosa devo scrivere di me stessa? Sono molto occupata con la mia schiera di bambini, che non mi dà pace per tutta la giornata. Per oggi termino. Ilse, non avercela con me, la mia lettera è dettata dall’affetto per te.

            Il Signore sia con te! Maria Orsola SSU

 

            Voglio dirti una cosa ancora: la vostra Chiesa vi lascia la libertà di ricerca, poiché intuisce bene di non essere infallibile. La nostra Chiesa volentieri concede le ricerche, ma, soltanto sotto la sua direzione. Non riconosce vane analisi e ricerche, perché è convinta della propria infallibilità e, come una madre che ama, vuole proteggere contro ogni errore i figli a lei affidati. Non abbiamo bisogno né di esaminare né di indagare, perché se siamo convinti dell’infallibilità della Chiesa, la quale operando sotto l’ispirazione dello Spirito Santo non può sbagliare, accettiamo con semplicità di bambini tutto ciò che ci offre come verità di fede, indipendentemente dal fatto se le comprendiamo o no. Se mi fosse tolta la fede nell’infallibilità della Chiesa, mi volterei completamente verso il materialismo, crederei soltanto in ciò che vedo, riterrei degno del desiderio ciò che lusinga i sensi. Ora, rispondimi ancora ad una domanda.

Ilse, darei volentieri la mia vita, sì, se potessi, darei ancora di più, per confermarti nella fede nell’infallibilità della Chiesa. Rispondimi dunque! Vorresti privarmi del senso di questa assoluta certezza datami dalla fede nell’infallibilità della Chiesa? Tu nutri questo desiderio? L’avresti fatto? Sicuramente no! Sono convinta che non l’avresti fatto in nessun caso. Tuttavia, nel profondo dell’animo devi ammettere: Tu sei felice, come è bella questa immutabilità, questa certezza della fede! La totale fiducia che Dio è Verità, deve sembrare qualcosa degno d’invidia, anche se tu stessa non la vuoi accettare.

Perdonami la lunga lettera. Ilse, il mio cuore è talmente colmo di nostalgia di te da non riuscire a calmarlo. Credi dunque a quanto ti amo?

Maria Orsola

 

Ho appena ricevuto le tue cartoline postali, non ho potuto scriverti prima.


33.

9 aprile 1896

Carissima Ilse,

soltanto oggi! Non devi meravigliarti del mio lungo silenzio; sono continuamente occupata con i bambini! La mia successiva lettera la riceverai al termine dell’anno scolastico, cioè all’inizio del mese di luglio.

Cosa ti devo scrivere? Che pregherò per te molto fervidamente, affinché Dio ti conceda di comprendere come stai vacillando, in vari modi, perché sei tu stessa a stabilire ciò che devi accettare da ogni Chiesa e quello che non devi accettare. Non ti capisco affatto! In che modo vuoi ritenere come religione – osservando più da vicino – quello che per credere, sei tu stessa a determinarlo? Nella tua fede, che posto occupa la volontà di Dio? Nel tuo giudizio? Nella tua coscienza? Esisterà una volta una Chiesa fatta per te, oppure mai? Il nostro Salvatore, difatti, avrebbe bisogno di molto tempo per formarla!

Ilse cara, come puoi affermare che nelle questioni di fede tu ti lascerai guidare soltanto dalla propria coscienza? È possibile che il Dio della Verità, il quale – come tu stessa scrivi – deve ritenere satanico ogni artificio, subordinare i principi della fede soltanto ad una coscienza umana? È ovvio che in tale caso ognuno insegnerà la fede “secondo la propria coscienza”, come fai tu! Però, allora, ci saranno tante specie di fede, quante sono le coscienze! Bella una verità che si nasconde sotto migliaia di tende!

Ilse, non dire però, che ti sottometti a qualsiasi verità rivelata. Tu, difatti, non credi in nessuna Chiesa, non riconosci nessuna autorità, e dunque credi soltanto in ciò che a te piace, nient’altro!

Perché credi nella Sacra Scrittura? È perché ti piace, oppure – come se dicessi che questo te lo impone la coscienza? Nella tua fede, non vedo in che cosa tu scorgi i “comandamenti di Dio”, i Suoi comandamenti, cioè quelli che Lui desidera che tu li accettassi come precetti; dove ancora puoi trovare dei precetti senza un’autorità, senza la Chiesa, senza una reale certezza che la Sacra Scrittura non sia stata falsificata? Se non riconosci l’infallibilità della Chiesa, è impossibile che tu possa garantire, che essa non abbia falsificato la Sacra Scrittura. Perché non accetti dalla Sacra Scrittura quello che la nostra Chiesa osserva fedelmente, come, ad esempio, la pratica della santa confessione? Vedi, anche qui, di nuovo, avresti l’illuminazione propria, che la nostra Chiesa non ha ragione. Tuttavia, se la Chiesa avesse falsato anche una sola questione, io non riterrei buono proprio nulla!

Oh, Ilse, prega per ottenere luce per la tua anima! Credimi, stai brancolando terribilmente nelle tenebre, senza una guida. Non pensare, però, che il Salvatore ti condurrà solamente mediante le ispirazioni! Potrebbe farlo, se volesse, di solito però, non entra nelle leggi della vita di ogni giorno ed è stato Lui stesso che ha istituito le autorità che lo sostituiscono, affinché ci guidino e ci conducano!

Vedi, Ilse, non riesco a trovare un legame tra il tuo umile sottometterti e la tua “libertà di spirito che seleziona, scansa le mancanze, giudica le dottrine e ritiene fallibile ogni Chiesa”. Una tale libertà di spirito deve portare alla confusione! Così ogni persona può, secondo la propria “coscienza”, adattarsi alla propria fede, a seconda della portata della propria coscienza!

Amata Ilse, se parlo della simpatia, ciò non vuol dire che io credo perché mi piace, ma credo prima di tutto, in ciò che mi viene comandato dalla santa, infallibile Chiesa, e poi, mi rallegro cordialmente perché Dio ci ha dato una fede così bella, che pervade l’anima con una delicata forza di attrazione. Se una di noi due avesse trattato la fede con simpatia, non posso essere io che non credo in nient’altro che solo in ciò che la Chiesa mi propone a credere; [ma] proprio tu, Ilse, perché accetti le dottrine come a te piace, in base alla tua mente lucida, cosa che tuttavia non prevede ancora una totale certezza, che la tua mente non è soggetta mai alle debolezze umane e vacilla in entrambe le parti, a seconda delle proprie inclinazioni.

In ogni caso, con il tuo metodo, bisogna essere molto sapienti, per poter stabilire da soli la propria fede. Che cosa però dovrebbero fare le persone con le possibilità intellettuali limitate? Oppure le persone così assorbite dai problemi di ogni giorno, da non aver tempo per cercarsi le verità di varie Chiese e la selezione di esse? Per esse – e queste persone sono la maggioranza – deve esistere una dottrina definita, che potrebbero accettare come verità. I più poveri – dato che tutte le Chiese sono false – hanno dunque a disposizione questa orrenda dottrina, poiché mancano di tempo e di qualificazioni per creare per sé una fede, mediante lunghe riflessioni e analisi!

Una cosa ancora, Ilse, il tempo stringe, non posso continuare a scrivere. Dio ti giudicherà come una persona, ma secondo le leggi che ha stabilito, secondo il suo sacro codice, e la tua condotta sarà valutata secondo esso, e guai a chi respinge la Parola di Dio, la predicazione di Cristo! Assolutamente non avrà la possibilità di giustificare la sua opinione! Devono esistere i principi, devono essere compresi e nessuno è autorizzato ad esporli secondo il proprio parere! Sarai giudicata in base a questi immutabili comandamenti e non secondo i comandamenti e gli articoli di fede che tu stessa avrai stabilito per te.

La Chiesa è infallibile; è scritto chiaramente nella Sacra Scrittura che Cristo, trasmettendo a Pietro le chiavi del Regno dei cielo, ha detto: “Tu sei Pietro e su questa pietra…”[66], ecc.

Sono brusca scrivendoti così, ma ti amo con tutto il cuore, e le tue opinioni mi fanno male! Una cosa ancora: se la superiora mi avesse detto: “Che ti importa?”, in seguito, però, avrebbe agito conforme alla mia volontà, non mi spaventerei per questa frase: “Che ti importa?”. Il Salvatore, a dir il vero, non voleva compiere quel primo miracolo, lo compì su richiesta di Maria[67]. Dunque, come vuoi! Mi incoraggia il fatto di potermi rivolgere a Maria con piena fiducia.                                                                                                                                                                                                                                 

Il Signore sia con te, Ilse cara.

                                                                                  Maria Orsola


34.

8 agosto 1897

Ilse mia,

sento il bisogno di scriverti almeno poche parole. Per tutta la settimana mi sentivo molto miserabile, ora sto di nuovo meglio; approfitto dunque della domenica per scambiare con te alcuni pensieri, mia Ilse.

Mi ha consolato molto il breve lasso di tempo trascorso insieme[68]. Con chiarezza vedo che, in fin dei conti, tu sei del tutto convinta, altrimenti, cosa ti manca? Tu stessa dici: se Dio ci ha dato la fede, doveva - Lui, che è Verità Eterna – darci una fede infallibile.

Se, tuttavia, Gesù ci ha portato una fede infallibile, questa poteva essere solamente la fede cattolica. Da qui scaturisce la conclusione che, d’ora in poi, non è un errore riconoscere la fede cattolica, poiché, nel caso peggiore dell’errore - se ad esso si dovesse mostrare – che essa non esiste e che è stato peccato darsi tanta fatica per vivere secondo essa. Questo rischio non comporta alcun effetto cattivo, mentre il rischio di non riconoscere l’unica fede che dura da secoli, facilmente può esporre a rischio tutta la nostra eternità.

Ilse, permettimi di dirti che sei convinta, totalmente convinta; adesso però, tu cedi non tanto ai dubbi reali, quanto alle tentazioni contro la fede, vincere le quali sarebbe più facile e più sicuro il disprezzo, piuttosto che filosofare. Tu ti rendi conto che la vostra Chiesa non può essere infallibile, hai dunque diritto di appartenere ad una Chiesa a cui attribuisci una maggiore probabilità di esserlo. In tal caso, però, devi sottometterti alla sua guida e, tra le sue braccia, troverai la pace e la gioia, che essa elargisce a tutti i suoi figli. Saresti l’unica eccezione?

Attualmente prego per te, non tanto perché tu riceva la luce, quanto perché tu sia capace di comprendere il senso di queste parole del Salvatore: “Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me”[69]. Qui penetra molto facilmente la sapienza di questo mondo, che vuole calcolare. Se perfino il bene spirituale dei tuoi cari avesse una parte importante, tuttavia, Ilse, il mezzo più buono e il più efficace che garantisce la salvezza alle anime dei nostri prossimi è l’offerta di se stessi. Dio, molto più di te, ha cura della salvezza dei tuoi cari. Egli non permetterà che la decisione di fare un passo, in considerazione di Lui, possa portare un danno a loro, perfino se all’inizio sembrerebbe così.

Devi aver fiducia, devi fidarti! Via ogni pusillanimità! Maggiore sarà la nostra fedeltà a Dio, più Lui avrà cura di tutto ciò che ci sta a cuore.

Le preghiere alla Madonna le riceverai di sicuro, soltanto che finora non ho avuto la possibilità di mandarle.

Scrivimi presto, mi stai tanto a cuore. Tengo sul mio comodino, accanto al letto, il tuo piccolo crocifisso e ogni volta che entro nella mia cella, lo bacio, per pensare spesso a te e per raccomandarti al Signore.

Il Signore sia con te, Ilse mia. Saluta da parte mia Gussy[70] e Idaly. Scrivimi presto. Tua suor Maria Orsola SSU


35.

18 dicembre 1897

            Mia cara Ilse,

            chissà cosa pensi di me! È ormai tanto che non ti scrivo, ma ti penso e prego per te. Sono veramente così occupata da dover risparmiare ogni istante per riuscire ad adempiere ai miei doveri. Ancora non ho neppure copiato per te le preghiere alla Madonna. Spero di riuscire a farlo durante le feste Natalizie. Credimi, da parte mia non è mancanza di buona volontà, ma, davvero, non ci riesco!

            La tua lettera, da un lato mi ha fatto piacere, tuttavia, vorrei scorgere nel tuo cuore una maggiore energia, una maggiore fiducia in Dio. Senza una dura lotta con i tuoi legami naturali alla famiglia, non sarai in grado di fare quel passo. Se vuoi attendere il momento in cui tutto si sistemerà da solo, credimi, Ilse, ti lascerai sfuggire quel momento. Non lasciarti ingannare dalla tentazione che il tuo passaggio al cattolicesimo potrebbe recare danno alla tua famiglia. Lo stesso si dice alle persone che vogliono entrare in convento. Tuttavia, è soltanto una tentazione, e può darsi, che sia una mancanza di fiducia verso Dio. Ilse, noi, misere creature, possiamo dare un profitto morale al nostro prossimo, soltanto quando ci aiuterà Dio stesso e ci userà come strumento. Se Lui concederà la sua benedizione, il tuo passaggio al cattolicesimo, forse, proprio aprirà i loro occhi. I cuori degli uomini sono nella Sua mano! Senza la Sua benedizione, da sola nulla puoi fare per la tua famiglia, e la divina benedizione si può ottenere soltanto mediante il compimento della Sua santa volontà.

            Prima di tutto la volontà di Dio! Sai come si conquistano le anime in modo più sicuro? Mediante il sacrificio. Per la salvezza delle anime dei tuoi cari, potrai fare di più col sacrificio piuttosto che considerando le motivazioni, anche le più tenere. È ovvio! Dio chiama e l’uomo segue la sua chiamata mettendosi con gioia a Sua disposizione e Lui non deluderà questa fiducia.

            Cosa devo scriverti riguardo alla tua osservazione sulla preghiera dell’“Angelus”? Sempre lo stesso; Ilse, la tua mente filosofica si sottometta alla sacra autorità della Chiesa, renditi simile ai bambini ai quali il Salvatore promise il Regno dei cieli. La Chiesa sa cosa fa e non spetta a noi controllarla! Maria è colei che intercede per noi davanti a Dio. Il Salvatore acconsente ad ogni richiesta, che Lei Gli rivolga a nostro favore. Tutti, in spirito di umiltà, ci rivolgiamo a Maria, chiedendo a Lei aiuto e intercessione, poiché, davanti a Dio, ci sentiamo così miseri e peccatori, non per servile timore, ma per umiltà colma d’amore, che appena osiamo alzare gli occhi verso il nostro Signore e Maestro. Ci sentiamo meno miserabili, quando Maria ci circonda di un raggio della sua luce e lei stessa ci conduce in braccio al Salvatore.

            Oh, Ilse, che cosa non farei per poterti liberare dai legami che ancora ti trattengono! Ho il tuo piccolo crocifisso nella mia cella, davanti al mio tavolo, per poterlo guardare sempre. Durante le feste natalizie pregherò in modo particolare per te. Dio è così buono, forse, finalmente esaudirà le mie domande e realizzerà il desiderio del mio cuore!

            Il Signore sia con te, mia Ilse. Chiudo questa mia, sono molto occupata. Prego il nostro buon Salvatore, di dirti tutto ciò che io vorrei trasmetterti. La voce Sua agirà più di tutte le mie parole, le quali, senza la Sua benedizione, sono dei vani suoni. Il Signore sia con te!

            Unita nel Cuore di Gesù

                                                                       suor Maria Orsola

           

Per te e per i tuoi, i miei più sentiti auguri della benedizione Divina per l’anno 1898.

Rimani con Dio!


 36.

27 aprile 1899

            + Mia cara Ilse,

            Cosa puoi pensare di me quando ti lascio così a lungo senza risposta? Davvero, tuttavia, ho avuto da fare più che mai e, da tanto tempo, non sono riuscita a compiere quanto avrei dovuto – così è accaduto con questa lettera.

 Mandami, ti prego, una copia del tuo libretto, (il suo prezzo in marchi, come anche l’ammontare delle spese postali). Dubito che potremo diffonderlo perché qui la lingua tedesca conta poco. Se non fosse per essa, sarebbe più facile fare qualcosa.

            Che cosa fai, Ilse cara? Stai sempre cercando ed esitando? Come vorrei ricevere la notizia che ormai ti trovi nel porto sicuro! Tuttavia, non perdo la speranza; a dirigere tutto, meglio di tutti, sarà il Signore Dio. Specialmente adesso, nel bel mese di maggio, dedicato alla Beata Vergine Maria, pregherò fervidamente per te, Ilse amata!

            Dunque, il Signore sia con te, amata Ilse! Termino, perché ancora ho molto da fare.

            Un abbraccio di cuore

                                                                       Maria Orsola SSU



[1] Nel 1883 i Ledóchowski si trasferirono da Sankt Pölten, nella Bassa Austria, a Lipnica Murowana in Galizia. Poiché i figli studiavano fuori, il numero delle persone presenti in casa cambiava frequentemente.  Nel 1885, dopo la dipartita del padre, Antonio, a Lipnica Murowana, con la madre, abitavano tre figlie: Giulia Orsola, Ernestina e Francesca.

[2] Ilse von Düring nacque il 22 maggio 1863 a Hannover (Germania) era la seconda delle tre figlie del barone Ottone Emil von Düring e di Ida von Engel.  Il padre di Ilse, così come suo nonno, Johan Christian von Düring, furono legati con la corte dei re di Hannover, specialmente con quella di Giorgio V e di suo figlio, Ernest August. Barone Ottone Emil von Düring fu capitano di cavalleria alla corte di principe Ernest August.

[3] Maria Teresa Ledóchowska (1862-1922) – sorella maggiore di Orsola.

[4] Fanni – Franciszka Ledóchowska (1870-1953), sorella minore di Giulia.

[5] L’amicizia è la vicinanza tra due anime mediante l’amore e la pace divina.

[6] Giulia Orsola e Ilse si erano conosciute tramite la corrispondenza, grazie a Maria Teresa che conobbe la giovane figlia del barone von Düring, nel mese di giugno 1885, nella piccola città di Gmunden, sul lago Traun. In breve tempo strinsero una profonda amicizia. Sembra che a causa dei numerosi impegni alla corte del principe, Maria Teresa dovette chiedere a Giulia Orsola, di prendersi cura spirituale di Ilse, il che diede inizio alla loro amicizia tramite la corrispondenza. La lettera del 14 dicembre 1885, è la prima da noi conosciuta. Il suo contenuto indica, tuttavia, che sono esistite delle lettere antecedenti.

[7] Madre di Ilse, Ida von Düring, nata von Engel (1827-1915).

[8] Marie Eustelle Harpain (1814-1842), mistica, devota dell’Eucaristia, chiamata anche “Angelo dell’Eucaristia”. Il suo processo di beatificazione fu iniziato nel 1921. I suoi scritti, Receuil des écrits de Marie Eustelle,furono pubblicati da La Rochelle, nell’anno 1853. Giulia avrebbe potuto far uso della terza edizione, Paris 1883.

[9] Imitazione di Cristo (De imitatione Christi), il cui autore è probabilmente Tommaso Hemerken a Kempis (1380-1471), dopo la Sacra Scrittura il più popolare libro cristiano.

[10] Paillettes d’or, anonima pubblicazione periodica negli anni 1868-1912, redatta da don Adrien Sylvain (1826-1914).

[11] Le biografie di san Giovanni Maria Vianney (1786-1859) sono state numerose e in diverse lingue. Giulia avrebbe potuto servirsi della più antica e ritenuta la migliore, quella di A. Monnin, Poznań1884.

[12] Poeta Friedrich Wilhelm Weber (1813-1894); l’epos Dreizehnlindenè è una narrazione storica dell’introduzione del cristianesimo in Sassonia. Fu pubblicato nel 1878.

[13] Henryk Sienkiewicz, Ogniem i mieczem, Warszawa 1884.

[14] Si tratta di un libro di Edmond Lafond (1821-1875).

[15] Al tabernacolo.

[16]  Trattato di san Francesco di Sales (1567-1622) Philothea ou Introduction à la vie dévote fu pubblicato nell’anno1608.

[17] San Ignazio scrisse gli Esercizi spirituali per molti anni e nell’anno 1541 li elaborò e li tradusse in latino.

[18] Ilse trascorreva la sua infanzia in parte al nord di Germania (Ebstorf), in parte in emigrazione in Austria (Gmunden), sempre tuttavia nell’ambito della corte di re di Hannover e di suo figlio, dove il padre di Ilse svolgeva la funzione di maresciallo di corte.

[19] Fu il cosiddetto Institut Beatae Mariae Virginis der Englischen Fräulein, frequentato da Giulia negli anni 1874-1880.

[20] Negli anni 1878-1913, la superiora dell’Istituto fu Maria Giuseppa Castiglione.

[21] Santo Stanislao Kostka (1550-1568), novizio della Compagnia di Gesù. Canonizzato nel 1726.

[22] Maria Ledóchowska (1867-1879) morì di tifo a Gmunden e venne sepolta a Sankt Pölten, in Austria.

[23] In francese: “Viva la morte!”

[24] Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607), carmelitana, beatificata nel 1625, canonizzata nell’anno 1669.

[25] In alto!

[26] Vedi nota 3 nella lettera del 13 gennaio 1886.

[27] Gustave Xavier Ravignan (1795-1858), gesuita, un noto predicatore e divulgatore. Giulia potrebbe aver attinto questa frase dal periodico: Paillettes d’or, che spesso riportava i suoi pensieri, oppure dalla sua opera: La vie chrétienne d’une femme dans le monde, pubblicata nel 1860.

[28] Santa Teresa d’Avila, Libro della vita, (1565).

[29] Mt 28, 19.

[30] Aniela Popiel (m. Ludmiła) 1847-1894, figlia di Paweł e di Emilia Sołtyka, fu la superiora del convento delle orsoline di Cracovia negli anni 1883-1889.

 

[31] Aurelia Bandrowska, governante dall’anno 1881, più tardi aiutava nella gestione della casa.

[32] San Luigi Gonzaga (1568-1591), gesuita, proclamato beato nell’anno 1611, canonizzato nel 1726, patrono dei giovani.

[33] 7 giugno 1886.

[34] Gv 18, 38.

[35] L’insurrezione di gennaio, scoppiata il 22 gennaio 1863.

[36] Una città nella Meklemburgia, a nord di Berlino.

[37] Cfr. Mt 28, 19-20.

[38] Gesù Maria Giuseppe.

[39] In cambio.

[40] Si tratta qui di un esame di Stato dal materiale compreso dal programma dei seminari per gli insegnanti, grazie ai quali Giulia avrebbe potuto ottenere il diritto di insegnamento nella scuola polacca. L’istruzione conseguita nella scuola delle cosiddette Dame Inglesi (Institut Beatae Mariae Virginis der Englischen Fräulein di Sankt Pölten) non dava tale diritto. Nel mese di febbraio 1887 Giulia superò l’esame di lingua francese. Cfr. Ledóchowska T., OSU, op. cit., p. 173.

[41] Si tratta del principe Ernst August von Cumberland, figlio del re di Hannover e della sua consorte, principessa Thyra Amalia. Certamente c’era un concreto motivo per intensificare la preghiera per essa, se Ilse lo chiede alla sua amica. In quel tempo la principessa attendeva la nascita di un bambino.

[42] È il titolo di uno scritto di Maria Teresa.

[43] San Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783), predicatore itinerante, beatificato nell’anno 1860, canonizzato nel 1881.

[44] Idaly – Ida von Düring (1870-1947), sorella minore di Ilse.

[45] Sant’Ambrogio (ca. 333.397) vescovo, confessore, dottore della Chiesa.

[46] Sant’Anselmo (1033-1109), dottore della Chiesa, benedettino, arcivescovo di Canterbury, l’ultimo Padre della Chiesa, il primo rappresentante della scolastica.

[47] San Girolamo (ca. 345-420), dottore della Chiesa, traduttore della Sacra Scrittura (Volgata).

[48] San Bernardo di Clairvaux (1090-1153), monaco cistercense, dottore della Chiesa.

[49] Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), dottore della Chiesa, fondatore della Congregazione dei Padri redentoristi, beatificato nel 1816, canonizzato nel 1839.

[50] Timoteo (1855-1890), Antonio Ignazio (1856-1935) e Casimiro (1857-1930), i figli nati dal matrimonio di Antonio Ledóchowski con Maria von Seilern.

[51] Santa Teresa d’Avila (1515-1582), carmelitana, dottore della Chiesa.

[52] Il 21 giugno 1888, sr Orsola ha superato l’esame di maturità. Come è stato annotato nella cronaca del convento di Cracovia: “L’ha superato con il massimo dei voti, lasciando stupiti i professori, per la vivacità della sua mente e prontezza di spirito. Nella preparazione di questo esame è stata aiutata dalla bontà paterna del sig. Piotr Prysak, professore nel liceo magistrale femminile” (cfr. Ledóchowska Teresa OSU, op. cit. p. 175).

[53] Probabilmente si tratta dell’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso, nella chiesa di Sant’Alfonso, a Roma, in via Merulana.

[54] Ursula Derwitz (probabilmente si tratta di Ursula von Dewitz), amica di Ilse.

[55] Gesù Maria Giuseppe Angela Orsola.

[56] In alto!

[57] Cognomi sconosciuti.

[58] Sia fatta la volontà di Dio in tutto (lat).

[59] Il Santissimo Sacramento

[60] M. Klara Czacka (1820-1901), superiora delle orsoline a Cracovia negli anni 1895-1898.

[61] Virgilio Cepari SJ, San Luigi Gonzaga, Collezione: Vite di Santi Popolari, ed. Pia Società San Paolo, 1928.

[62] Gv 14, 6.

[63] Lc 10, 16.

[64] Mt 11, 28.

[65] Gv 6. 60.

[66] Mt 16, 18.

[67] Cfr.Gv 2,4.

[68] Questa lettera fu scritta direttamente dopo l’incontro di Ilse e di Giulia, a Maria Sorg, presso Salisburgo. Questa frase è l’unica indicazione nelle lettere di Giulia, che era avvenuto l’incontro, tanto desiderato, con l’amica.

[69] Mt 10, 37.

[70] Gussy – Auguste von Düring (1860-1925), una sorella di Ilse. Passò al cattolicesimo nel 1902. La sua conversione fu la causa dell’abbandono da parte di suo padre, il barone Otto Emil von Düring, del servizio alla corte del principe Erns August.

 

 

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