CUORE DI GESU' (devozione al)

dal: Dizionario Enciclopedico di Spiritualità a cura di Ermanno Ancilli e del Pontificio Istituto di Spiritualità del Teresianum, Città Nuova Editrice


3. CUORE DI GESU’ E VITA SPIRITUALE.

c) Caratteristiche di questa spiritualità.

La prima legge del cuore è la tendenza, il bisogno di unione. La storia della nostra salvezza è il racconto di ciò che Dio ha fatto per venire incontro all'uomo, e ciò che l'uomo ha compiuto per rispondere all'invito di Dio, fino a giungere a una vera e propria comunione di amore. La lista delle immagini cui ricorre la Bibbia per farci comprendere la natura di questa unione, sarebbe lunga. Alcune di esse insistono sull’intimità di questa unione (tempio, vigna, olivo, corpo); altre invece sul suo carattere

personale (alleanza, amicizia, regno, matrimonio). Potremmo ottenere un'idea globale del mistero cristiano coordinando, attraverso questa duplice serie di immagini, gli aspetti complementari di quella misteriosa realtà che è la vita di grazia. Ma, al di là di ogni immagine, tutti comprendono che una unione tra due persone non può essere vera e duratura, se non parte dall'interno, se non nasce dal cuore e nel cuore si compie. Anche Gesú ci spiega il significato dei suo invito: «Rimanete in me» con quelle altre parole: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15, 4 e 9). E’ nel cuore dell’uomo che si compie il suo destino.

Questa osservazione anticipa già la seconda caratteristica della spiritualità del cuore di Gesú: l'esigenza di interiorità. Il volto, le piaghe, il sangue di Gesti sono già una tale testimonianza di amore da sconvolgere ogni spirito. Ma le anime assetate di amore non s'arrestano a questa «lettura esteriore»; sentono il bisogno di accostarsi alla piaga del costato, penetrare nel santuario del cuore, per inabissarsi in questo oceano di carità. Cosi parlano i mistici, docili alla logica dell'amore. Ma sono soltanto pallide immagini di una realtà ineffabile. L'amore non può realizzarsi, se non attraverso il dono di sé, uscendo quindi da sé (ex-stasi), per identificarsi con il «tu», nella sintesi del « noi ». La storia della MISTICA mette bene in rilievo l'aspetto violento, quasi il « ratto » dello spirito, che ha conosciuto l'amore.

L'incontro del cuore umano con l'amore divino ha un effetto trasformante. Anche l'amore umano può portare sino alla fusione degli spiriti: «Io soffro e penso ciò che tu desideri e ami», scriveva van der Meer de Walcheren (Dieu et les hommes, vers. franc., Paris 1954, 216; vers. it., Alba 1964). E’ ciò che intendono i mistici, quando parlano dello scambio dei cuori, e che san Paolo esprimeva con le parole: « Non nono più io che vivo, è Cristo che vive in me » (Gal 2, 20).

Identificazione vitale, scambio dei cuori, mutua presenza di Cristo nel nostro cuore e di noi nel cuore di Cristo: sono formule diverse per esprimere l'ineffabile mistero dell'unio­ne trasformante, per la quale ciò che vi è di più profondo nell'uomo (il cuore) s'incontra e si identifica con ciò che vi è di più profondo in Cristo: il suo cuore.

Le forme e gli sviluppi di questa vitale identificazione del cuore umano con il cuore di Cristo nella carità possono assumere sfumature e tonalità diverse. Una delle più frequenti, anche se non è comune a tutti i devoti del Sacro Cuore, è la partecipazione dolorosa al mistero della passione redentrice. E’ stata questa la nota distintiva di santa Lutgarda e, più ancora, di santa Margherita Maria e della tradizione spirituale che da essa deriva. Ripresa e precisata dall’enciclica Miserentissimus Redemptor, e più recentemente interpretata in un contesto veramente biblico ed ecclesiale, questa spiritualità sottolinea un aspetto essenziale dell'amore di Cristo, cioè il fatto di essere un amore «redentore».

Partecipando all'ansia redentrice di Cristo, il nostro amore si apre necessariamente anche alla dimensione missionaria del regno di Dio. La spiritualità dei Sacro Cuore di Gesù è soprattutto preoccupazione e impegno per rispondere all'amore di Dio in Cristo Gesù. Anche storicamente, circa nove decimi dei testi che si riferiscono a questa spiritualità sono «contemplativi». Potrebbe sembrare quindi che la preoccupazione apostolica sia estranea a questo mistero. Ma solo chi dimentica il motivo per cui il Figlio di Dio ha preso un cuore umano e se l’è lasciato trafiggere sulla croce, potrebbe pensare qualcosa di simile. « Dove palpita il cuore di Cristo - afferma il card. E. Pacelli - là è la scuola dell'apostolato, quella vera, utile, trasformante. Riposando sul cuore di Gesù, Giovanni è diventato l'apostolo prediletto. Accostandosi al cuore di Cristo, l’incredulo Tommaso ha confermato la sua fede» (Allocuzione del 26 apr. 1935, a Lourdes). In questo clima, il nostro amore per gli uomini passa come attraverso il cuore di Cristo. Ed è in lui e per lui che esso diventa incandescente e, soprattutto, soprannaturalmente efficace.

Soggiacente a tutti questi aspetti, e condizione originaria dei medesimi, va infine ricordata la disposizione interiore del «santo abbandono», che con sfumature diverse è detto anche indifferenza ignaziana o vita di immolazione. L'ABBANDONO è, ad un tempo, il frutto dell'amore e la strada che ad esso conduce. Non è una virtù speciale, ma un atteggiamento interiore, basato sulla fede e la carità, per cui Dio diventa il tutto del nostro cuore. L'abbandono, secondo il padre CAUSSADE, è l'arte di amare: amare Dio sinceramente e disinteressatamente, senza altro desiderio che quello di diventare lo strumento della sua azione nel mondo, senza angustie per l'avvenire, preoccupati solo di consacrare l'istante presente all'Amore.

Concludendo, conviene ricordare che il tema dell'amore di Dio, essendo essenziale al cristianesimo, non può essere mai venuto meno nella vita della Chiesa. La storia del­la SPIRITUALITA’ CRISTIANA altro non è, in definitiva, che la storia delle forme con le quali è stato espresso e vissuto questo, che è il messaggio fondamentale dell'AT e del NT. In questo contesto, la devozione al cuore di Gesù ne è la forma più suggestiva. Anche storicamente infatti, è stato dimostrato che esiste una sostanziale identità tra il linguaggio dei PROFETI, e il messaggio dei Vangeli, le riflessioni dei Padri, le esperienze dei mistici, la devozione al Sacro Cuore di Gesú.


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