La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

Comunità S.Maria, Roma/Ricotti


XI Pellegrinaggio degli Universitari ad Assisi


“Si alzò e lo seguì” Mt 9,9  Camminare, Edificare, Confessare.

 Sabato, 9 novembre 2013, si è svolto l’XI Pellegrinaggio degli Universitari ad Assisi, organizzato dalla Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma. Dal nostro Collegio hanno fatto parte 14 studentesse insieme a sr Danuta e sr Liberia

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Ed ecco come descrive questa esperienza la nostra studentessa sr Anna Maria Fazio:

"I dodici apostoli non erano uomini perfetti. Gesù non li chiamò perché erano già santi, ma affinché lo diventassero, affinché fossero trasformati".

Fu questo il commento del Papa al brano del Vangelo che narra la chiamata di Matteo.  E che consola chi, come Matteo nel famoso quadro di Caravaggio, si vede chiamato, scelto dalla luce del Signore, ma non si sente pronto, degno. O magari, volge ad altro i suoi occhi distratti.

Con quello stesso passo del Vangelo, Dio ha chiamato a Sè, anche quest'anno, tutti i giovani universitari degli Atenei romani, per l'undicesima edizione dell'ormai consueto pellegrinaggio ad Assisi che inagura il nuovo anno accademico.

 

In 3000 giovani hanno risposto a quell'invito del Signore. Hanno addirittura apposto la loro firma, lasciato il loro segno al loro arrivo alla Basilica della Porziuncola, su quegli stessi striscioni che sono stati poi portati processionalmente all'Offertorio. Dietro questo gesto, una duplice simbologia. La firma sullo striscione a simboleggiare l' 'eccomi' di ciscuno alla chiamata di Dio.

 

L'offerta dello striscione durante la celabrazione della Santa Messa a simboleggiare la donazione di sè per seguire Gesù. Sulle orme di San Francesco e di Matteo.

Come si evince dalla catechesi curata da P. Germano Marani in preparazione alla Messa Solenne presieduta da Mons. Lorenzo Leuzzi, molto hanno in comune Matteo e Francesco. Entrambi erano dapprima distratti dalle loro frenetiche vite, attaccati ai beni materiali e terreni. Matteo, intento a contare monete. Francesco intento a godere delle ricchezze del padre.

Molto, di quel Matteo e di quel Francesco, ha a che fare anche con noi. Con la nostra vita moderna.

Verso Matteo e verso Francesco Gesù ha sollevato e disteso la Sua mano. Li ha chiamati a Sè, come un padre chiama a sè il bambino quando si è troppo allontanato da lui. Per non lasciare che si perda.

E Matteo e Francesco si sono lasciati incontrare dallo sguardo di Dio. Si sono lasciati scegliere da quel dito che il Signore puntava dinanzi a loro - tornando all'inconografia Caravaggesca - non per imputare colpe, non per condannare i loro errori. Ma perchè avevano bisogno del Suo amore.

Ed anche il Vescovo, nella sua omelia, utilizza quel dipinto per parlare ai giovani.

Il dito che il Signore usa per indicarci, è il dito dell'amore, della misericordia. E, se come Matteo, ogni giovane può non sentirsi all'altezza di quella scelta, il Vescovo ricorda che "Gesù ti individua non perché sei più bravo degli altri, ma perché il suo amore non ha ostacoli, è capace di vincere la nostra diffidenza, per ricevere il nostro si, di cui si fa mendicante"

E chi, come Matteo e Francesco, ha sperimentato su di se quello sguardo benevolo del Signore, non vive più per giudicare, non vive più per essere servito ma per servire, come fece lo stesso Gesù.

E' con questo messaggio nel cuore che tutti i giovani iniziano, dopo la Santa Messa, il loro pellegrinaggio verso i luoghi francescani. Un cammino di comunione con Dio, con San Francesco che diventa modello da seguire, ma anche di comunione con l'altro.

 

Lunga e ripida era la strada per raggiungere quei luoghi, come luga e non facile è sicuramente la strada per avvicinare Dio e servirlo come Lui ci chiede di fare. Ma se lungo quel cammino verso Assisi, erano i compagni di collegio, i colleghi universitari, i sacerdoti e le suore a risollevare dalla stanchezza gli animi anche solo con un sorriso, nel cammino spirituale verso Dio riceveremo la stessa consolazione, la stessa benevolenza e lo stesso amore. Perchè "non si arriva mai da soli in Paradiso". E soprattutto, per arrivarci, bisogna prima farsi piccoli. Umili. Ecco dunque che i giovani assume un significato importante e profondo avanzare per quelle stesse strade che Francesco percorreva a piedi nudi. Guardarsi l'un l'altro, giubbotti e colazione alla mano, e pensare a quando Francesco girava per quelle stesse vie vestito di sacco, elemosinando un pasto caldo o un riparo dal freddo. Vedere quanta gente, china sulla sua tomba, si affida totalmente a lui.

 

Quel Pellegrinaggio dello studente universitario che da undici anni si organizza, smette cosi di essere semplicemente un appuntamento annuale che si ripete, sempre uguale. Piuttosto, ogni anno diventa una tappa, nel cammino verso Dio. Quasi fosse una Via Crucis, divisa in stazioni, che conduce alla Resurrezione, alla rinascita dell'anima.

Con questa convinzione si torna a casa, raggiungendo nuovamente la Basilica di Santa Maria degli angeli a piedi, ormai al buio del crepuscolo. Ma guidati dalle candele che, oltre a  far luce, oltre a scaldare le mani, scaldavano i cuori. Non solo per la bellezza di quella stuole di giovani di ogni nazionalità che cantavano a Dio e Lo lodavano. Quelle candele scaldavano il cuore di ognuno perchè simbolo del Dio che aveva squarciato le tenebre, con la Sua luce.

 

Segno che ciascuno di noi, giovane o meno che sia, può affidarsi ad essa, farsi guidare. E i suoi passi non saranno mai incerti, pur non vedendo, magari, il cammino che lo attende.

 

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