La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

Madre Orsola Ledóchowska

STORIA della CONGREGAZIONE

 

(pro manoscritto, Roma)


D A N I M A R C A (1)

    Intanto il Padre Sassen, il Camiliano di Aalborg insisteva sempre di più affinché aprissi in questa città un asilo per i figli degli operai polacchi. Da due anni già mi rifiutavo, perché un asilo ove per i bambini non paga nessuno non si può aprire senza avere dei fondi e bisognerebbe anche comperare la casa.

Domandai a Padre Vlodimiro cosa ne pensava – mi consigliò di provare ‑ tengo in molta considerazione i suoi consigli, perciò quando Padre Sassen mi scrisse che aveva trovato una casa molto adatta per essere acquistata a questo scopo, mi decisi di andare ad Aalborg. Lo feci verso la fine di agosto – però prima volevo fermarmi circa 6 giorni a Kopenaghen dalla suore dell’Assunzione per fare gli esercizi spirituali. Intanto, non mi ricordo esattamente quale giorno, Sr. Rodziewicz, poveretta, doveva tornare sola a Pietroburgo per dare le lezioni di religione, perché lo desiderava molto l’amministrazione del ginnasio. Non la dovevo più ritrovare al mio ritorno.

La lasciai andare malvolentieri – però lo ritenevo come un dovere, perché insegnava tanto bene la religione. Mi congedai da lei con molto dispiacere, perché sapevo quanto difficile fosse anche per lei questa partenza.

Mi recai a Kopenaghen in convento -  le Madri mi dimostrarono molta cordialità – feci da sola silenziosamente i miei esercizi – ne avevo bisogno, perché la prospettiva del lavoro in Danimarca mi riempiva di timore… “Ci separeremo – ci conviene di lasciare la scuola a Djursholm oppure di averne due – una a Djursholm ed un’altra ad Aalborg, perché avendovi un asilo occorre anche la scuola per fornire i mezzi di mantenimento per i bambini poveri. E se il lavoro non andrà?”

Gli esercizi mi tranquillizzarono – proverò – se Dio vorrà andrà bene e se non vorrà, accetterà la mia buona volontà ed io accetterò volentieri questa croce e dirò il mio “fiat”.

Dopo aver finito gli esercizi, mi recai piena di coraggio ad Aalborg. Abitai dalla buona signora Fritsche, il Padre Sassen mi mostrò la casa da acquistare, veramente bella, pur se modesta, adatta per l'asilo con un giardinetto e con la villa  Skraenten dirimpetto ‑ aria buona e la casa non molto cara. Però sorse la

difficoltà; bisognava anche avere la scuola ‑ altrimenti i mezzi per l'asilo non ci sarebbero stati. Però dove? Intanto Padre Sassen venne a sapere che proprio il villino dirimpetto con il parco, da gennaio era da prendere in affitto e con poca spesa. Cominciarono la trattative e finì così che mi decisi di comperare la casa per l'asilo e di prendere in affitto la villa Skraenten  per aprirvi la scuola di economia domestica con l’insegnamento delle lingue. Avevo firmato già il contatto di vendita e dell'affitto - tutto è stabilito per il futuro, cioè come e cosa sarà è nelle mani di Dio.

Di ritorno a Djursholm trovai una sorpresa. Soeur Rodziewicz non era partita. Aveva già il biglietti pronto, quando ricevette il telegramma da Melle C., insegnante del ginnasío di S.Caterina con la notizia che la scuola si sarebbe riaperta con ritardo. Sr. Rodziewicz naturalmente si fermò a Djursholm attendendo ulteriori notizie. Per un bel po' di tempo non arrivò nulla; poi finalmente ricevette una lettera dalla direttrice della scuola ‑ come risposta alla sua domanda ‑ con dei rimproveri, perchè non era andata e le ordinava dì rientrare subito perché le lezioni erano iniziate nel tempo stabilito.

Le lettere da Pietroburgo via Torneo viaggavano lentamente ‑ quella in cui la direttrice esprimeva la meraviglia, da dove la sig. C. ebbe la notizia riguardante il ritardo dell'apertura (perchè telegrafò) arrivò tardi, quasi contemporaneamente all’av­viso che in Russìa le cose andavano sempre peggio, e che con sempre maggior difficoltà si attraversava la frontiera. Malgrado la richiesta della direttrice mi decisi dì trattenere Sr. Rodzie­wicz, per non esporla al pericolo. Il Signore protesse la mia figliola. perchè delicata come costituzione fisica forse non avrebbe potuto sopportare i difficili tempi del bolecevismo.

Mi dispiaceva per Sr. Isydora. la quale rimase sola a Pietroburgo ‑ le lettere non circolavano più ‑ però sapevo che ella era più forte, avrebbe potuto resistere ed avrebbe saputo arran­giarsi. E così fu.

Vorrei parlare qui ancora di una cosa; riuscii ad invogliare coll'aiuto del Prof. Luninski di Kopenaghen i noti letterati sve­desi, danesi e norvegesi di scrivere alcuni articoli sull’arte, letteratura e storia polacca, per raccoglierli insieme nel libro della quale edizione mi occupavo. Sarebbe stato intitolato "Polo­nica". Venne fuori un bel “ensemble”; trovammo con il signor Luninski delle belle illustrazioni dei nostri pittori polacchi. Citerò qui gli argomenti saggi: "I contadini ‑ di Reymont ‑ Ellen Key, Mickiewicz ‑ Marika Stjernstedt ‑ Chopin, Matejko ‑ Donne polacche ed ancora altri. Io scrissi "Madommakulten i Polen”; tutto in tre lingue: svedese. danese e norvegese. Il libro fece una buona riuscita ‑ spero che avrà contribuito almeno un pochino a far conoscere agli Scandinavi la nostra cultura, per­ché per loro la nazione polacca è proprio "terra incognita".

Iniziò il terzo anno scolastico 1917/18. Non sapevo ancora che sarebbe stato, questo, il nostro ultimo anno in Svezia. Tutto proseguiva tranquillamente. Accettai al postulato Sr. Olenka Tyszkiewicz, figlia del signor Alessandro da Kretinga, Maniusa Januszkiewicz e Giovanna Matulajtis ambedue le nostre ex‑allieve di Pietroburgo, e qualche suora conversa. La nostra casa religiosa era composta dalla Superiora che ero io, ‑ poi le mie Assistenti: Sr. Zaborska e Sr. Maculewicz, Sr. Wielowíejska e Sr. Monkiewicz ‑ poi: Sr. Brennan, Sr. Rodziewicz, Sr. Czernilow­ska, Sr. Lozinska, Sr. Tyszkiewicz, Sr. Januszkiewicz, Sr. Matulajtis. Giovanna Dziekonska anche provò la vita religiosa, però le man­cava la vocazione e dopo il ritorno in Patria ci lasciò.

Sr. Januszkiewicz finì proprio allora ad Upsala la scuola di economia domestica e ricevette il diploma di insegnante ‑ la inviai poi a Stoccolma nella scuola delle "nurse" del piccoli. Sr. Tuszkiewicz durante le vacanze frequentò il corso di economia domestica. Così cercavo di preparare le Suore per il loro futuro lavoro in Patria.

Oltre noi, le suore di coro, avevo anche le nostre ottime suore converse delle quali, le più anziane erano Sr. Gerarda, Sr. Zyta, Sr. Paschalisa, Sr. Clara, Sr. Anna la quale poi ci lasciò, Sr. Vincenta, Sr. Maddalena, Sr. Teresa, Sr. Agnese alle quali si unirono ancora in Danimarca 4 postunati polacche. Avevamo per aiuto ancora la nostra buona Mlle Marie. Era un bel po’ di personale, ma bisognava pensare come dividerlo tra la Svezia e la Danimarca, perchè a dicembre le Suore si sarebbero dovute recare ad Aalborg,e a gennaio ai sarebbe aperta già la scuola di economia domestica.

L'apertura di una nuova casa porta sempre preoccupazioni, però particolarmente quando questa casa ha inizi all'estero, ­nell'ambiente sconosciuto e per di più senza altro capitale che le 10 dita delle mani. Bisognava di nuovo pensare a procurare il denaro ‑ mi misi un’altra volta a fare la tournée des Conférences attraverso la Svezia e la Danimarca ‑ per raccogliere una somma per poter pagare il nuovo fabbricato. Volevo organizzare in Danimarca, ove l'operaio polacco rappresenta un capitale per i proprietari terrieri, una specie di colletta per bambini dell'asilo ‑ prima i. signori mi promisero di contribuire, poi invece si ritirarono, però alcuni mi inviarono una somma notevole.

A dicembre dovevano partire le Suore ‑ le prime furono: Sr. Zaborska, Sr. Matulajtis, Sr Maddalena e mi pare Sr. Paschalina o Sr. Teresa. Se mi ricordo bene si misero in viaggio il 9 dicembre - mi dispiaceva di mandare in giro questo gruppetto durante l'inverno, perchè restassero alle prese con le prime difficoltà cioè la miseria e le scomodità, però sapevo che Sr. Zaboroka si sarebbe arrangiata. Mi ricordo, come salutandomi Sr. Zaborska, la quale non è portata ai sentimentalismi, pianse ‑ mi si spezzava il cuore. però bisognava fare il nostro dovere e basta.

Poverine hanno avuto dei duri inizi ‑ solo che dopo le prime lacrime, Sr. Zaborska cominciò a prendere tutte le cose dal lato comico e così faceva coraggio alle altre. Per la via si ammalarono tutte di una specie di dissenteria‑si salvavano come potevano con le gocce di Inoziemcow ‑ e presto passò. Ad Aalborg le attendeva il Padre Sassen. C'era un freddo tremendo. Le fece mangiare nel convento e poi le accompagnò a Sant'Antonio, così chiamai la casa che avrebbe ospitato l'asilo. Diceva che vi faceva molto caldo. Intanto invece il fuoco si era spento, perchè vi si riscaldava con la torba ‑ il carbone a mancava a causa della guerra ‑ e vi trovarono un freddo‑cane. Era già tardi; venne il fratello e con difficoltà riaccese il fuoco, le mie poverette si seppellirono nei letti gelati e così passò la prima notte. Il giorno dopo Sr. Zaborska voleva accompagnarle in chiesa, però non peccava per eccesso di capacità di orientamento; con il gelo e la nove le condusse verso la direzione apposta – era buio ‑ finalmente si accorse che aveva sbagliato, bisognava tornare indietro e cambiare strada; finalmente arrivarono alla chiesae da Padre Sassen il quale in quei tempi difficili aveva per loro ruolo del buon angelo custode.

Le suore si misero subito all’opera per sistemare la casa  ed adattarla per la scuola, perchè la villa Skraenten – la chiamai "Stella Maris” per ricordare la Finlandia ‑ solo nel febbraio ci sarebbe stata consegnata. Ogni giorno andava meglio, arrivavano i mobili nuovi, la cucina ‑ il lavoro andava avanti - le prime difficoltà erano già in parte superate.

A Djursholm, pur se mi mancava molto Sr. Zaborska, tutto proseguiva con ordine. Ogni mese presiedevo le riunioni delle Figlie di Maria ‑ la Congregazione aveva da qualche mese come moderatore il Vescovo.

Nel mese di maggio ebbe luogo la prima accettazione della Figlie di Maria; erano abbastanza numerose – il vescovo stesso celebrò la cerimonia ‑ una volta al mese celebrava per il Sodalizio la funzione con la conferenza ed una volta al mese tenevo io la conferenza per le signore. I nostri rapporti erano molto cordiali e trovai tra loro molte amiche.

Anche "Solglimstar" usciva regolarmente. Vi fu di nuovo un avvenimento che rese scontenta o piuttosto irritò la legazione tedesca. Celebravamo il primo centenario della morte di Kosciuszko. Il Comitato polacco voleva organizzare in questa occasione una grande serata nel Grand Hotel ‑ conferenza, canti, recitazione, musica ecc. Io continuavo, ancora a frequentare le riunioni del Comitato, però non mi mettevo avanti in occasione delle iniziative, a causa dei vari episodi di disaccordo tra i membri. Cercavano il conferenziere ‑ non mi volevo offrire, però vedevo che solo pochi giorni mancavano alla celebrazione ed ancora non si trovava nessuno, allora proposi di prendermi quest'impegno; me ne furono molto riconoscenti.

Preparammo i canti degli inni nazionali con i nostri ragazzi ed il Comitato inviò gli inviti a tutte le legazioni. Di nuovo i Tedeschi se la presero con me. La Polonia grazie a loro fu proclamata Regno, o piuttosto uno stato indipendente; come abbiamo potuto invitare "l'Entente". Risposi che la invitò il Comitato e non io ‑ che i Polacchi risiedono, anche in Russia… niente, si offesero a morte.

La sala era gremita. I Tedeschi e gli Austriaci non si presentarono ‑ vennero invece i rappresentanti dell'Entente. naturalmente gli Inglesi, gli Italiani, il mio amico egiziano, ecc. Parlai prima in svedese, poi per tutti i non‑svedesi in francese. So che toccai il loro cuore, perchè terminata la festa si avvicinò a me Farid‑Bey e mi chiese: “Madame, donnez‑moi la copie de votre conférence pour que je l’envoie en Egypteet que les Egyptiennes apprennent à aimer leur patrie comme vous le faites”. Fu questo per me un premio, però il fatto che avevo parlato in francese, scatenò una nuova tempesta dalla parte dei Tedeschi. La Polonia è tutelata dai Tedeschi ed io mi permetto di parlare in francese in una simile occasione. Non mi ero molto preoccupata di questo. Già sapevo che a causa delle mie conferenze ero odiosa ai Tedeschi – non ci potevo fare niente – l’Austria invece non s’immischiava nelle nostre controversie.

Un altro Natale passò silenziosamente con la nostra Messa di Mezzanotte come in Polonia e con le pastorali. Le ragazze par­tirono per le feste ed abbiamo avuto un po' di ospiti per il cenone.  C'erano i Signori Dymsza con le figlie, per il secondo giorno di festa invitai tutta la colonia polacca – c’era l'albero, ancora le pastorali ‑ la gioventù ballava.

Subito dopo le feste andai ad Aalborg per visitare le mie figliole. Per la vigilia P. Sassen inviò loro un alberello, ci fece piacere con questo suo atto gentile; anche loro passarono le feste in silenzio e contente che fra poco avrebbero avuto Matuchna con loro.

Trovai tutte sane. La casa era già sistemata, fra circa 14 giorni avrebbero dovuto arrivare le prime alunne.

Inviai loro ancora subito dopo le feste per aiuto Sr. Monkiewioz e Sr. Rodziewicz. Non rimasi per molto tempo ad Aalborg perchè un nuovo lavoro mi attendeva in Christiania e poi ancora la tournée di conferenze in Norvegia.

Il Capo d’Anno passò tranquillamente. Subito dopo partii per Cristiania. Arrivarono là Giovanna Dziekonska con Angela Krosnowska ed ancora una o due allieve, le quali dovevano prendere parte in una rappresentazione. All'inizio se mi ricordo bene fu una prelezione ‑ o piuttosto conferenza mia (non leggo mai, perché questo guasta molto l'effetto delle parole), poi diverse danze slave e polacche, Pierrot e Pierrette, e il ballo. Era un bene per me che i giornali mi fossero molto favorevoli e mi facessero un'ottima reclame. Il giorno... ebbe luogo la serata da ballo. La preparazione del scenario ai portò via molto tempo.

Però come a Stoccolma le nostre serate da ballo avevano una buonissima fama, perchè erano le più eleganti, così anche qui venne tutta una società molto elegante.

C’erano molte delle nostre alunne norvegesi, le danze belle, poi il ballo; in ogni modo la gente si è divertita ed io raccolsi un bel pot di denaro. Il giorno dopo bisognava fare ordine ‑ Giovanna Dziekonska era incomparabile per questi lavori - ella poi partì con le allieve ed io continuai la tournée.

Questa volta mi, fu molto più facile, che nell’anno 1916. Dappertutto venivo accolta molto cordialmente dai genitori delle nostre allieve. Ci ospitavano, aiutavano, organizzavano – non ho parole in particolare per esprimere la mia riconoscenza verso PP… a Friedriksstadt. Mi aiutava ed organizzava le collette con tanto impegno. che in questa sola città raccolse qualche migliaio di Kr. Però in generale dappertutto mi dimostrarono molto cuore. Mi accoglievano come un membro della loro famiglia ‑ perchè sapevano che a Djursholm ero una madre per le loro fígliole. Questa tournée riuscì molto bene. Raccolsi una somma abbastanza grande per la casa di Sant'Antonio, ma ancora non sufficiente. Perciò appena tornai, fu necessario di nuovo preparare un'altra specie di rappresentazione, la quale di nuovo avrebbe avuto luo­go nel Grand Hotel di Stoccolma. Questa volta scrissi una recitina in svedese, la quale parlava dei bambini poveri polacchi risiedenti in Danimarca, poi c'erano le proiezioni delle immagini dell'asilo di Sant'Antonio (già vi era un gruppetto di bambini).

Nel mese di febbraio Sr. Zaborska dopo molte difficoltà con gli operai trasferì la scuola dell'economia domestica alla "Stella Marís" e prese un po' di bambini all'asílo (canti, danze, tombola e ballo).

Ci aiutavano nell'organizzazione i Principi Radzíwill Alber­towie ‑ una contessa russa Orlawa – quest’ultima con molta ener­gia sì dedicò alla tombola ed il principe Alberto a vendere i biglietti. Ricevetti alcunì oggetti magnifici – l’insieme ebbe un'ottima riuscita ‑ c'era il Principe Carlo e la Principessa Ingeborg e quel che è più importante guadagnai netto 10.000 Kr. svedesi par la casa dì Sant 'Antonio.

Con le entrate delle conferenze la maggior parte del debito fu pagata.

Intanto Sr. Zaborska passava dei momenti difficili. Le signo­re erano capricciose; nel mese di febbraio il trasferimento alla Stella Maris, la casa non era ancora ben sistemata, le alunne piangenti e Sr. Zaborska preoccupata che se ne sarebbero andate via, le commiserava troppo e lei stessa s'innervosiva, ricevevo delle lettere piuttosto tristi.

Nel mese dì marzo iniziò l'asilo di Sant'Antonio. Vi ínviai per l’aiuto Sr. Lozinska e Sr. Brennan e per noi presi un'altra Inglese, Miss Gover.

Dopo Pasqua andai ad Aalborg; abbiamo risolto alcuni problemi della nostra vita religiosa; le signorine erano già più allegre, c’era una bellissima primavera nella “Stella Maris” e Sr. Zaborska con maggior fiducia cominciò a guardare il futuro. Da se si era deciso intanto che cosa avremmo dovuto fare con la scuola – perché la proprietaria delle due ville Karlson mi annunziò che ambedue erano vendute e che dalla fine dell'agosto avremmo dovuto lasciarle libere. Era chiaro quel che si doveva fare ‑ bisognava tras­ferire la scuola di Djursholm ad Aalborg. Non più per lungo tem­po avrebbe potuto durare questo doppio “ménage" ‑ di nuovo saremmo state insieme, perciò questa volta ci costò meno la separazione. Povera Sr. Zaborska, non le era facile, perché già la lingua danese costituiva una difficoltà e poi il doppio lavoro, asilo e la scuola. Affidammo l'asilo a Sr. Lozinska così ci to­gliemmo una preoccupazione.

Dopo Pasqua bisognava già pensare al trasloco. Annunziai alle studentesse, che la scuola si sarebbe trasferita, ad Aalborg - cercavo gli uffici per le spedizioni ‑ bisognava finire con “Solglismstar”, fare l’tultima accettazione delle Figlie di Mairia nel mese dì maggio e venne la fine dell'anno scolastico.

Subito all'inizio delle vacanze inviai una parte delle Suore ad Aalborg ‑ a Djursholm invece ospitai ancora per qualche settimana i villeggianti ‑ e passai con loro piacevolmente quelle ul­time settimane in Svezia nella villa Berchmans perchè la villa Karlson dovevo lasciarla libera già alla fine di giugno.

Mi pare verso il 15 agosto gli ospiti ci lasciarono e cominciammo piano piano a spedire la roba per ferrovia, non mi ricordo quanti vagoni erano; spedimmo tutto – Sr. Maculewicz era maestra nel fare i pacchi. Venne il momento di salutare la Svezia. Vi passammo dei momenti chiari e tristi, e adesso solo con gratitudine posso ricordare quel paese ospitale il quale mi accolse esiliata e mi permise dì farvi venire anche le mie suore perchè coll'onesto lavoro potessimo guadagnarci il nostro pane.

Vi lasciai molti amici, che il Signore benedica loro ed loro patria, affinché questo paese possa una volta tornare alla fede dei loro padri, alla fede di Santa Brigida e Santa Caterina; affinché la magnifica cattedrale di Upsala possa di nuovo ospitare Gesù Sacramentato e la Madonna prenda sotto il suo patrocinio questa terra oggi nemica verso il cattolicesimo.

Come avviene sempre ‑ un trasloco del genere non è un’impresa facile ‑ ci costa molto denaro, lavoro e tempo ‑ ma anche questo passò e alla fine di agosto eravamo già istallate nella “Stella Maris". Il Signore provvede sempre e così vicino all'asilo Sant’Antonio ‑ dirimpetto alla “Stella Maris” trovammo in vendita un villino comodo con la spazio sufficiente per sistemarvi le camere da letto delle signorine. La comprammo subito e Sr. Zaborska mol­to capace in questo campo, la sistemò in una maniera tanta cari­na. Vi si trovava posto per 15 allieve. Sopra c'era una specie di torretta come nella "Stella Maris - vi fu sistemata la cappella, io dormivo giù sul divano della segreteria; nel sottotetto trovò alloggio il noviziato. Sr. Zaborska nella villa ove dormivano le studentesse per sorvegliarle, ed il refettorio nei sotterranei, ma già alla conventuale e così tutti trovarono un posto adatto.

Circa il 10 settembre arrivarono le studentesse nuove e le vecchie, che già l'anno scorso avemmo a Djursholm. Era questa nell'insieme una compagnia allegra e simpatica. Questa era la ­scuola di economia domestica e delle lingue.

Sr. Januszkiewicz, la quale il primo novembre doveva finire il corso per la “nurse” si sarebbe occupata della cucina ‑ intanto l'aveva sostituita Sr. Zaborska. Dopo poco tempo tutto l’ingranaggio funzionava così bene, come se fosse stato avviato già da molto tempo.

Il giardino era bellissimo ed il villino molto carino - però in ogni luogo e circostanza si deve trovare anche la croce.

Ai primi di ottobre dovevo andare per affari a Copenaghen. Dopo il ritorno mi ammalai ‑ solo un giorno ebbi la febbre e mi alzai subito, però non so se avevo portato la “spagnola” da Copenaghen, ove essa già faceva strage, oppure lo stesso sarebbe arrivata da noi ‑ scoppiò una vera e propria epidemia.

Sr. Zaborska, le altre Suore, i bambini, subito abbiamo avuto alcune decine di malate ‑ ogni giorno c'erano in piedi meno persone ‑ non avevo delle conoscenze per poter chiedere aiuto – correvo da una casa all'altra ed intanto per giunta cominciarono anche le piogge il che rendeva molto difficile portare il

mangiare a tutta questa gente. Fui presa dalla paura ‑ però dopo un po' di giorni il numero delle colpite dall'infezione non continuò più ad aumentare, le meno malate cominciarono ad alzarsi e tutto passò. Dopo alcune settimane ritornammo alla vita regolare, però lasciammo dietro a noi dei momenti veramente difficili.

All'inizio di settembre i giornalí portavano delle notizie strane: il sovrano austriaco abdicò e fuggì in Olanda ‑ seguì il suo esempio il re bavarese ed anche l'austriaco imperatore Carlo; l'esercito tedesco fuggiva dalla Francia, quello austriaco dall'Italia, da Varsavia furono cacciati i Tedeschi ‑ si capisce, la guerra è finita – “l’Ententa" vinse. L'undici novembre 1918 fu firmata la pace e la Polonia riacquistò la libertà.

Non è il mio compito di scrivere qui la storia della gue­rra, ma questi avvenimenti, s'intende, ebbero un grande influsso sullo sviluppo della nostra Congregazione. Siamo già cittadine polacche, non avremo più bisogno di fare le pratiche per ottenere i passaporti tedeschi e russi ‑ si cacciavano via i Tedeschi e ci trattavano tanto dall'alto in basso ‑ da Vilna, da Varsavia, questi ora fuggono in una grande fretta ed in Polonia c’è una grande gioia e felicità. Si forma l'esercito polacco ‑ sorgono le legazioni polacche in tutti i paesi ‑ la Polonia esiste, al sviluppa ‑ però dovrà ancora molto soffrire e lottare ‑ dovrà ancora mandare via i Tedeschi dalla zona di Poznan e combattere ancora con i Bolscevichi e ci sarà ancora molto spargimento di sangue prima e questo avverrà.

Anche noi cominciammo a guardare verso la Polonia. Lì hanno sempre bisogno del nostro lavoro, perchè molto povera e rovinata dopo questa guerra tremenda. Sempre di più pensavamo al ritorno, pur se non lo si sarebbe potuto realizzare così presto. Prima di tutto bisognava chiudere l'anno scolastico ‑ poi i Tedeschi per adesso non mi avrebbero lasciato passare, dovevo andar cauta.

Mi ricordo come, durante le feste di Natale mentre stavamo tutte insieme sedute nel nostro refettorio sotterraneo e le Suore cantavano le pastorali, prevedemmo che sarebbe giunto il momento della separazione, il quale avrebbe comportato da parte nostra un grande sacrificio - stavamo tanto bene insieme!


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