MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA (1865-1939)

FONDATRICE DELLA CONGREGAZIONE

DELLE SUORE ORSOLINE

DEL SACRO CUORE DI GESU’ AGONIZZANTE

LETTERE POSTULATORIE

scritte al Papa prima della beatificazione della Madre Orsola (selezione)


v      Card. Angelo Dell’Acqua

v      Card. Giovanni Król

v      Card. Francesco König

v      Card. Gaicomo Lercaro

v      Mons. Ladislao Rubin

v      Mons. Antonio Pawłowski

v      Mons. John E. Taylor

v      Mons. Ettore Cunial

v      Mons. Diego Venini

v      Madre Felicia Pastoors O.S.U. e altre Superiore Maggiori...



Card. Angelo Dell’Acqua

Vicario Generale della Sua Santità per la Città di Roma:

[Roma, 30 dicembre 1968]

Aveva scritto in una circolare del 17 aprile 1932: «Vorrei annunciarvi ciò che per noi tutte dovrebbe essere una grande gioia. Il Cardinal Vicario vuole affidarci una missione - non in Africa - ma qui (a Roma) dove ugualmente c’è bisogno delle missioni... Vi sono solo baracche rosse e ci daranno una di quelle. Ho chiesto di non costruire per noi niente di meglio. E così vivremo assieme ai poveri, cureremo i malati e daremo a tutti il nostro amore».

Questo evangelico programma si è andato allargando e consolidando: ora le Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante sono presenti nell’apostolato diocesano con un orfanotrofio femminile, nella Casa Generalizia al Casaletto, con un pensionato per studentesse nel quartiere Nomentano, con una scuola materna, elementare, doposcuola nella zona di Primavalle e vi riversano i tesori di spiritualità e di moderna partecipazione alla vita del popolo che hanno ereditato dalla loro santa Fondatrice: la quale qui, a Roma, chiuse esemplarmente la sua laboriosa giornata e qui la sua salma è religiosamente conservata tra le sue Figlie della Casa Generalizia.

Di Madre Ledóchowska rimarrà l’opera infaticabile che l’ha portata a fondare, in 19 anni, ben 29 case nella sua patria e 6 all’estero, donando se stessa in un gesto di apertura conciliare verso tutti i fratelli senza numero e senza discriminazione, in una sorridente comprensione di ogni infermità e di ogni povertà; ma rimarrà soprattutto il suo spirito, che si illuminava della volontà del Padre in una disponibilità semplice e fiduciosa secondo quella espressiva formula:

«la preghiera migliore: conformarsi alla volontà di Dio

la penitenza migliore: abbandonarsi docilmente alla volontà di Dio

la migliore espressione d’amore: compiere fedelmente la volontà di Dio»,

e irradiava serenità e gioia al suo contatto con le invocazioni e le miserie degli uomini, perché «la sua politica era l’amore» e la sua missione «seminare nel mondo un po’ di felicità, sorridendo a tutti, specialmente ai tristi, agli scoraggiati, agli oppressi; sorridendo loro con quel sorriso luminoso che parlerà loro della bontà di Dio».

Questa superiore abbondanza di spirito e di opere, testimonianza d’un Vangelo vivo e fattivo, l’aver arricchito quasi di un nuovo stile la molteplice vitalità della Chiesa, il poter offrire - in momenti di particolare sbandamento familiare – l’esempio luminoso di una famiglia cristiana, che ha saputo educare ai più alti vertici della virtù tre figure di primo piano nella vita religiosa: accanto alla nostra Serva di Dio, la sorella Suor Maria Teresa Ledóchowska, Fondatrice dell’Istituto di San Pietro Claver e il fratello P. Vladimiro Ledóchowski, venerato Preposito Generale, per 27 anni, della Compagnia di Gesù, sono i motivi che giustificano anche questa mia umile petizione...


Card. Giovanni Król

Arcivescovo di Filadelfia:

[Filadelfia, 14 maggio 1968]

Vorrei aggiungere la mia richiesta al grande numero di lettere postulatorie per l’introduzione della sua Causa.

Ci sono molte ragioni, che, credo, giustificano la mia umile preghiera, fra le quali le seguenti:

1.    Il suo esempio di umiltà, semplicità e santa gioia.

2.    Il suo esempio d’amore evangelico per mezzo del suo diligente servizio dedicato ai suoi vicini.

3.    Il suo sforzo zelante di avvolgere il numero di laici sempre più crescente nella Missione Apostolica della Chiesa.

4.    Il suo sforzo determinato di avere dialogo intelligente con i nostri fratelli separati.

5.    La famiglia intiera di M. Orsola Ledóchowska è un esempio al mondo di un Cristianesimo esemplare. Suo fratello, Vladimiro, fu per molti anni Preposito della Compagnia di Gesù; sua sorella, Maria Teresa, fu la Fondatrice dell’Istituto di San Pietro Claver per le Missioni Africane; e il loro zio, il Cardinale Ledóchowski, fu Prefetto della Sacra Congregazione della Propagazione della Fede...


Card. Franceso König
Arcivescovo di Vienna:

[Roma, 27 ottobre 1967]

Molte sono le ragioni che giustificano la mia umile domanda, però mi limito a presentare le tre seguenti:

l) La profondità nel vivere il mistero della Chiesa.

Il senso della Chiesa significò per Madre Orsola un vero «sentire cum Ecclesia». Sentiva con la Chiesa i bisogni dei poveri nelle zone sottosviluppate e nelle borgate delle grandi città: Roma, Warszawa, Łódź; degli operai - in Francia mandò le suore nella fabbrica a lavorare insieme alle giovani e come loro salariate; della gioventù universitaria, per la quale aprì nel 1906, a Cracovia, il primo pensionato tenuto da religiose; di coloro che, pur non appartenendo esplicitamente alla Chiesa, sono soggetti alle sue materne sollecitudini: protestanti, ortodossi, atei in Polonia, Russia, Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Italia, Francia. Andava dovunque sorgeva la necessità, dove la gerarchia ecclesiastica richiedeva aiuto, dove la Provvidenza la chiamava. Lavorava con profondo spirito ecumenico, senza distinzione di nazionalità, di posizione sociale e religione.

La Serva di Dio Madre Orsola trasformò il «sentire cum Ecclesia» nell’«amare cum Ecclesia» e nel servire i fratelli, seguendo il Cristo con semplicità, disinteresse, sacrificio e perenne gioia - felice di poter servire Dio nei fratelli. Consapevolmente realizzava il consiglio di San Paolo: «Chi fa la misericordia, la faccia con gioia». Infatti - come è noto - il suo servizio, prezzo talvolta di eroici sacrifici, irradiava una serenità ed amabilità che colpiva tutti.

Madre Orsola ha inteso il «sentire cum Ecclesia» come sentire con il Papa e la gerarchia. Così il carisma della fondatrice rimase sempre fecondato dalla sua pronta e gioiosa ubbidienza.

2) Lo spirito apostolico nelle opere della Serva di Dio. Con lo stesso spirito ecclesiale Madre Orsola vivificava la Congregazione da lei fondata, le sue allieve, il laicato con il quale collaborava ai confini della Polonia ed altrove.

Le Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante, pur essendo oggi esposte in Polonia a varie difficoltà, rimangono dinamiche, si adattano alle condizioni attuali dell’apostolato e si consacrano, con ottimismo cristiano, al lavoro quanto mai necessario in questo paese, cioè: catechizzazione, opere parrocchiali in villaggi e città, collaborazione con le curie vescovili. In Italia, Francia e Canada soddisfano i bisogni locali della Chiesa e della società.

3) Una famiglia cristiana: tre candidati agli altari. Non mi sembra senza significato l’evento straordinario, per cui i coniugi Antonio Ledóchowski e Giuseppina Salis-Zizers, profondamente cattolici, donarono alla Chiesa e all’umanità tre insigni figli...


Card. Giacomo  Lercaro
già Arcivescovo di Bologna:

[Villa San Giacomo, 6 dicembre 1968]

Madre Orsola, agli inizi del Secolo, svolse un apostolato prezioso in varie nazioni nordiche in prevalenza acattoliche e fra i ceti più umili, portando ovunque una testimonianza di autentico cattolicesimo ed esercitando le virtù cristiane in grado eroico. Fu fedelissima alla Sede Apostolica e al Vicario di Cristo e anticipò il Concilio prodigandosi fino all’estremo per l’unità dei cristiani...


Mons. Ladislao Rubin

Delegato del Cardinale Primate della Polonia per gli Emigrati Polacchi:

[Roma, 3 maggio 1968]

    Fra queste luminose figure ci è spiritualmente vicina la Serva di Dio M. Orsola Ledóchowska, fondatrice della Congregazione delle Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante. Ella meritò giustamente di essere chiamata «figlia fedele della Chiesa, educatrice alla santità nella semplice vita giornaliera, apostola - missionaria, pioniera nella vita religiosa».

Piacque alla Santità Vostra nominarla nella lettera per il Millennio della Polonia, insieme a sua sorella M. Teresa, ambedue candidate agli altari.

Infatti, fra le grazie concesse dal Signore al nostro popolo c’è quella di avergli dato nella Serva di Dio M. Orsola - appartenente alla nobile famiglia Ledóchowski - un esempio di fede intrepida, di carità in azione fino all’eroismo, di umile servizio ai più bisognosi.

Per la Serva di Dio «credere» vuol dire fidarsi totalmente di Dio, «cercare negli uomini e negli avvenimenti ciò che è di Dio», per valorizzare tutto in modo divino.

La fede si esprimeva in Madre Orsola nell’adesione filiale alla Chiesa e al suo supremo Pastore, nella piena disponibilità ai richiami della gerarchia ecclesiastica, nell’agire secondo le sue direttive.

L’ardente fede fu l’ispiratrice delle sue audaci iniziative apostoliche, intraprese senza scoraggiarsi mai, dalla più tenera età fino agli ultimi giorni della sua laboriosa vita.

Già come missionaria in Russia, nel l907, lavora per l’unione dei cattolici dei vari riti; in Finlandia assiste i protestanti, che venivano a pregare nella cappella cattolica, per loro traduce il catechismo e i canti mariani, organizza un ambulatorio gratuito.

Esiliata dalla Russia, nel l9l4, porta la testimonianza cristiana nei paesi scandinavi, dove - secondo Bernold David Assarson - si presenta «come personificata tensione ed incarnata nostalgia del perfetto».

Il suo disinteressato amore suscita la fiducia e in seguito si cambia in una fraterna collaborazione con protestanti, anglicani, atei, nell’opera caritativa a favore delle vittime della guerra l9l4-l8.

Le sta a cuore la sorte dell’emigrante: in Russia, Finlandia, nei paesi scandinavi, in Danimarca e poi in Francia, la sua casa diventa luogo di incontro dei connazionali. Grazie alla sua premura gli operai emigranti di Danimarca avevano assicurata la confessione e la Parola di Dio in lingua natia. E le giovani emigranti nella fabbrica dell’Ardèche usufruivano dell’assistenza e del sostegno morale delle sue suore, che condividevano il loro lavoro e creavano nel «foyer» l’atmosfera familiare.

L’amore di Dio e del prossimo spinge Madre Orsola ad accogliere centinaia di bimbi senza famiglia, per assicurare loro una felice infanzia, istruzione ed educazione pienamente cristiane.

Questo amore «inquieto» le ispira delle iniziative senza precedenti nelle tradizionali forme di apostolato.

Subito dopo la prima guerra mondiale, la Serva di Dio invia le sue suore nelle scuole statali, come catechiste, aiutando in questo modo lo scarso clero alla pastorale; in stretta collaborazione con le Curie Vescovili, prepara le future catechiste laiche ed educatrici, nelle zone periferiche della Polonia (Polesie) organizza una rete di piccoli nuclei missionari di 2 o 3 suore, chiamate dai parroci stessi «suore-vicarie». Vivono tra i poveri - povere come loro, indossando un abito semplice, grigio, che livella qualsiasi distanza.

Lo stile di apostolato non cambia a Roma, nella borgata di Primavalle. «Vi sono solo baracche rosse - scrive la Serva di Dio nel l932 - e ci daranno una di quelle. Ho chiesto di non costruire per noi niente di meglio. E così vivremo assieme ai poveri, cureremo i malati e daremo a tutti il nostro amore».

Testimoniare il Vangelo, dando a tutti l’amore - senza distinzione di lingua, di provenienza sociale, di confessione – è per la Serva di Dio un segno dell’autentico inserimento nell’opera salvifica di Cristo.

Nella sua passione apostolica si serve di tutti i mezzi di comunicazione sociale: stampa, parola viva, radio, per sviluppare la coscienza e il senso di responsabilità per gli altri e suscitare una solidale collaborazione, «affinché Cristo regni nelle singole anime e nel mondo intero».

Per far regnare il Cristo, aiuta i bimbi schierati nella Crociata Eucaristica, fondata da lei in Polonia; le allieve, catechiste, universitarie - nelle associazioni mariane e nel lavoro apostolico; la società - in vari incontri occasionali, durante i congressi. Incoraggia tutti alla santità possibile a ciascuno, alla santità che consiste semplicemente nel rispondere con amore ad ogni cenno della volontà di Dio, cioè nel vivere realmente il Vangelo...


Mons. Antonio Pawłowski

Vescovo di Włocławek in Polonia:

(conobbe personalmente M. Orsola)

[Roma, 6 giugno l968]

Questo mio desiderio nasce dalla convinzione profonda degli eccezionali valori della Serva di Dio, che ho potuto personalmente conoscere, specialmente nei primi anni del mio sacerdozio.

Nel l927 sono stato invitato a Pniewy, dove si trovava la casa madre e il noviziato delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante. Durante le vacanze dovevo sostituire il cappellano delle suore. In questo periodo lì si trovava quasi sempre la Madre Orsola, Fondatrice della Congregazione.

Dal primo giorno in cui le fui presentato rimasi profondamente colpito dai suoi valori spirituali. I suoi rapporti con le persone erano caratterizzati da una benevolenza serena, semplice, seria e servizievole. Non si trovava in lei neanche in minima parte il sentimentalismo, ma al contrario l’animava lo spirito soprannaturale, per cui in ognuno scopriva l’immagine di Dio e la sua dignità di membro del Cristo Mistico.

Ben presto mi resi conto che la Madre Orsola teneva le conferenze per le suore. Sfruttaì l’occasione per poterle ascoltare inosservato. I pensieri che la Madre suggeriva alle suore scaturivano dalla profonda conoscenza del Nuovo Testamento vissuto da lei stessa. Essi contenevano un insegnamento basato sull’esperienza della vita spirituale e risvegliavano l’amore a Cristo e l’attaccamento alla Chiesa.

Nella cappella delle suore, arredata secondo le indicazioni della Madre, scoprivo uno sviluppato senso liturgico, improntato a semplicità e buon gusto che favoriva l’orientamento spontaneo verso Colui che è Suprema Bellezza e Sommo Bene.

La Madre formava la sua comunità religiosa al lavoro, anche manuale, per poter così procurarsi i mezzi necessari al suo sostentamento e alle sue opere. Nel lavoro vedeva il mezzo per sviluppare nelle suore la prontezza all’aiuto reciproco, il senso del bene comune della Congregazione e della Chiesa. Voleva anche che le suore, nello spirito di povertà, apprezzassero tanto più la vocazione  religiosa quanto più erano inserite nella società dei poveri che col lavoro pesante dovevano assicurarsi i mezzi per il proprio sostentamento e per le loro famiglie.

Nei rapporti con le più alte autorità civili la Madre sapeva manifestare una dovuta stima, priva però di ogni servilità e di ricerca dei loro lavori.

In ogni circostanza cercava la volontà di Dio che informava i suoi rapporti col prossimo. Era piena di premure per i poveri, i bambini privi di cure familiari e trascurati, per tutti i bisognosi di qualsiasi genere. In modo speciale capiva l’importanza della gioventù studentesca e per questo esortava le suore affinché si dedicassero alla gioventù universitaria ed apriva per essa i pensionati.

Raccomandava che si lasciasse loro la dovuta libertà nelle pratiche religiose così che fossero attirati a Cristo e alla Madonna piuttosto dalla bontà, servizievolezza, generosità, esempio e preghiera delle suore.

Ciò che vivevo a Pniewy osservando l’attività della Madre Ledóchowska e scoprendo il suo influsso sull’ambiente costituiva per me quasi un ritiro spirituale che lasciò profonda e durevole impronta sulla mia formazione e sul mio atteggiamento sacerdotale. Sempre apprezzavo la Madre Orsola come persona che irradiava la perfezione religiosa.


Mons. John E. Taylor

Vescovo di Stoccolma:

(traduzione fedele dall’originale tedesco)

[Stoccolma,  24 marzo l969]

Madre Ledóchowska venne in Svezia, cioè qui, a Stoccolma, da Pietroburgo, nei difficili, per tanti, anni l9l4-l9l8. Il suo disinteressato lavoro apostolico le ha guadagnato la più alta stima sia dai cattolici che dai protestanti. Durante la sua permanenza qui, in Svezia, ella osservava ogni occasione che si prestava all’apostolato e la sfruttava; il suo zelo e la sua prudenza nell’agire suscitavano una comune ammirazione. Ben presto, ella fondò una Congregazione Mariana per signore, che persiste ancora oggi; fu zelante promotrice della nostra stampa cattolica, con l’edizione della rivista «Solglimtar»; ella radunava, per numerose conferenze, i suoi correligionari della Polonia e le persone che parlavano o intendevano la lingua tedesca e francese; organizzava gli esercizi spirituali nella propria casa o nelle case altrui. Era sempre piena di ardore nel consacrare il suo tempo agli affari della Chiesa qui, in Svezia.

Il suo sforzo non era vano. Ovunque era noto il suo grande zelo e la sua bontà senza limiti verso tutti. I suoi contatti con i non-cattolici furono un’anticipazione dell’idea ecumenica, che oggi sembra così evidente. Solo pochi anni ella passò in Svezia, questi anni però furono di benefico sprone per la diaspora svedese. Madre Orsola Ledóchowska ha dimostrato con la sua vita che valore ha per la Chiesa stessa e per gli altri una donazione senza riserva a Cristo e alla sua Chiesa.


Mons. Ettore Cunial, Arciv., Vicegerente del Cardinale Vicario Generale della Sua Santità per la Città di Roma:

(conobbe personalmente M. Orsola)

[Roma,1 aprile l969]

Ebbi la gioia di conoscere personalmente quella Religiosa e Fondatrice, dalla cui vita emanava il soprannaturale: la fede sensibile a tutti i suggerimenti della Chiesa, l’umiltà, la dolcezza e la canta evangelica che, con gesto indiviso, abbracciava Dio e il prossimo, sperando tutto dalla grazia divina.

Tale disposizione d’animo la manteneva in un equilibrio ed in una serenità ammirabili che ponevano interrogativo a molti di noi. Non vi era in Madre Orsola alcun dualismo, una sola cosa la preoccupava: compiere fedelmente, in ogni momento, la volontà di Dio, riguardo a lei stessa e agli altri. La trovava sicura nel Vangelo e nella Chiesa.

Le prospettive universali del Massaggio di Cristo diventarono le sue, perciò così coraggiosamente cercava di rispondere ai bisogni dei fratelli - buoni o non buoni, cristiani o non cristiani, credenti o atei - per testimoniare loro, come soleva dire, «della bontà di Dio». Non esitava di rompere le tradizionali forme, non essenziali, che talvolta ostacolavano i rapporti, per inserirsi meglio nell’ambiente e farvi del bene.

Così c’era in Russia (l907-l9l4) fra gli ortodossi, dove si prodigò per l’unione dei vari riti cattolici e, nonostante aspre persecuzioni, diresse a Pietroburgo l’unico istituto cattolico di educazione; in Scandinavia (1914-1918) dove, in spirito ecumenico, intraprese una faticosa campagna caritativa a favore delle vittime di guerra; e poi, in Polonia - dove efficacemente servì la Chiesa, promovendo la Crociata Eucaristica dei fanciulli; formando le catechiste laiche e religiose; assistendo i poveri e gli orfani col lavoro della propria Congregazione; svolgendo l’apostolato nelle zone, ove la miseria, l’isolamento, l’indifferenza non attiravano nessuno. Noi ne abbiamo avuto una concreta testimonianza qui, a Roma, quando - per desiderio di Pio XI - iniziò, nel 1930, l’opera samaritana ed apostolica alla Pineta Sacchetti e a Primavalle, condividendo gioiosamente le sollecitudini, le ansie dei più poveri. Oppure, quando nello stesso tempo inviò le sue suore in Francia per assistere, nelle fabbriche dell’Ardèche, le giovani emigranti, essendo come loro salariate.


Mons. Diego Venini, Arciv.,

Elemosiniere emerito di Sua Santità:

[Roma, 1 aprile 1969]

La figura di Madre Orsola sembra in maniera affascinante rispondere alle aspirazioni e giuste «aperture» dell’odierna generazione che vuole l’autenticità del credere, l’inserimento nella società, l’umanesimo costruttivo, largo nelle sue prospettive. La spiritualità della Serva di Dio ci offre tutto questo: l’abbandono filiale a Dio Padre e l’amore fedele alla Chiesa, la bontà gioiosa verso tutti, senza differenziare la nazionalità, la cultura, la religione, il dialogo intelligente con i cristiani e non cristiani (Russia, Finlandia, Scandinavia, Polonia) da 50 anni or sono.

Alla luce del Concilio Vaticano II risplende ancor più il suo «carisma di precorritrice» dei tempi, umile, audace, forte e felice, perché tutta, senza riserva, donata a Dio e radicata nella Chiesa.

Personalmente ammiravo sempre in Madre Orsola la sua fede intrepida e il dinamismo del suo amore, la sensibilità ai bisogni della Chiesa e della società: in dimensioni universali, l’amore alla povertà di Cristo e al sacrificio redentore, il lavoro apostolico, ben faticoso, in condizioni durissime, come per esempio quelle nella nostra Città, fra i diseredati di Primavalle, dove nel 1930 erano solo baracche e dormitori, senza alcuna stabile assistenza religiosa e sociale; oppure ai confini dell’Est della Polonia o altrove.

Lo spirito di Madre Orsola autenticamente evangelico rimane vivo e fecondo nella Congregazione da lei fondata: caratterizza il suo stile di vita «povere fra poveri», anima il suo amore sacrificale, spinge a dividere fraternamente i frutti della grazia e del proprio lavoro, arricchendosi continuamente all’inesauribile Sorgente Divina e alle giuste, benefiche fonti del progresso umano.


Madre Maria Felicia Pastoors, O.S.U., 

Superiora Generale delle Suore Orsoline U.R. e altre (sottoscritte)  90 Superiore Maggiori dalla cosiddetta Grande Famiglia delle Suore Orsoline:

[Roma, 2 febbraio 1968]

Madre Orsola, figlia fedele di Sant’Angela Merici, appartiene alla nostra Famiglia per un duplice titolo: come moniale nel convento di Cracovia (1886-1907), missionaria inviata in Russia (1907) e come fondatrice (1920) del nuovo ramo orsoliniano, aggiornato ai bisogni sociali ed apostolici del dopoguerra.

I documenti e le testimonianze dei suoi contemporanei affermano che, sin dall’inizio della sua vita religiosa, Madre Orsola tendeva ardentemente ad appartenere tutta a Dio, a «consumarsi tutta nel Suo servizio». Il dono totale di se stessa si esprimeva nella vita di preghiera, di sacrificio e di permanente serenità. Difatti, era chiamata, nella casa paterna ed in convento,«un raggio di sole», «un raggio di grazia divina».

Eletta superiora nel 1904, seppe, nel suo zelo per la gloria di Dio e per il bene delle anime, unire le iniziative nuove ed audaci per i tempi d’allora, col religioso rispetto dello spirito del proprio Ordine e con la filiale ubbidienza alla Gerarchia Ecclesiastica.

Così, nel 1906, aprì a Cracovia il primo pensionato in Polonia per universitarie, tenuto da religiose. Più tardi, nel 1907, contribuì ad adattare le Costituzioni delle Orsoline di Polonia alle esigenze dei tempi e ai bisogni apostolici dell’ambiente.

Il suo equilibrio e la sua soprannaturale prudenza le hanno guadagnato la fiducia delle Autorità Ecclesiastiche e religiose.

In seguito alle insistenti richieste da Pietroburgo, Madre Orsola vi fu inviata (1907), con la benedizione speciale di Pio X, per svolgere una vera missione fra la gioventù degli emigranti polacchi.

Dalla passione apostolica di Madre Orsola nacquero le sue iniziative ecumeniche in Finlandia, e specialmente in Svezia, Norvegia e Danimarca, dove, esiliata dalla Russia, collaborò con gli ortodossi, protestanti, anglicani, per aiutare le vittime di guerra.

Il suo gruppetto di compagne religiose si è moltiplicato da quattro in quaranta. Le condizioni difficili: persecuzione, fame, esilio, hanno contribuito ad una formazione solida, basato sulla viva fede, preparando le suore alla futura missione che dovevano svolgere nella Polonia risorta.

Dopo il ritorno dall’esilio (1920), la Madre espresse il desiderio di aderire alla nascente unione delle case autonome delle Orsoline polacche. Quando nella fraterna ricerca non si poté trovare una adeguata forma giuridica di adesione. Madre Orsola seguì il consiglio del Nunzio Apostolico a Varsavia, Achille Ratti: «Rimanete sulla strada indicatavi dalla Provvidenza stessa».

Così nacque la Congregazione delle Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante, approvata dalia Santa Sede già nel 1923 e definitivamente nel 1930.

Madre Orsola né si considerava né voleva mai essere chiamata fondatrice di essa. La sua più grande premura era di vivere lo spirito evangelico di Sant’Angela, nella sua forma più genuina, e di radicare il suo nuovo Istituto nella tradizione mericiana, adattandolo nello stesso tempo ai bisogni dei contemporanei.

Ecco alcune delle sue più ardite iniziative: invio delle sue suore, prime religiose-catechiste in Polonia, nelle scuole statali (1922); educazione della società alla coscienza ecclesiale e alla responsabile collaborazione, mediante le conferenze, la radio e la stampa; preparazione delle squadre di catechiste ed educatrici laiche, e collaborazione con esse nelle zone periferiche, sottosviluppate della Polonia; lavoro delle suore nelle fabbriche dell’Ardèche (1930), accanto alle giovani emigranti, come loro salariate; semplificazione dell’abito religioso, adatto ad ogni tipo di lavoro.

Questo apporto meritò a Madre Orsola di essere chiamata pioniera nella vita religiosa e precorritrice dei più validi aggiornamenti che la Chiesa del Concilio indica in questo settore.


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