FILIPPINE 

 

 

La mia esperienza a Tagaytay-Filippine

 di Adriana Armentani

Scauri - Maggio 2007

 

Ero arrivata solo da pochi giorni in quel piccolo avamposto della Fede che è la Missione delle Suore Orsoline a Tagaytay nelle Filippine, quando ho avuto il privilegio di partecipare ad un evento straordinario. A quella terra, così ricca di piante e fiori meravigliosi, famosa per le splendide orchidee, il Signore nostro Creatore decise un giorno di inviare in dono tre piccoli fiori colti nel suo giardino: una candida Margherita, semplice, simbolo di purezza, ma anche di enorme tenacia che non indietreggia dinanzi agli ostacoli e mette radici ovunque le sia donata un po’ di terra; una profumatissima Violetta, dal colore intenso, che cresce all’ombra, ma che ha la capacità di svilupparsi anche nei posti  più inaccessibili; infine, ma non ultima, una Rosa selvatica, forse troppo delicata per quel clima così ostile, ma che non risparmia energie e con piglio quasi impertinente riesce a penetrare con le sue radici anche la terra più arida.

Queste tre Suore, dai nomi non a caso così significativi, erano arrivate a Tagaytay cinque anni prima. Non conoscevano quella terra, non conoscevano nessuno e nemmeno la lingua del posto. Soldi pochissimi ma fede nella Provvidenza Divina enorme. “Il Signore ci ha mandate, il Signore ci aiuterà” dicevano con fiducia incrollabile. Ora dopo cinque anni di duro lavoro e di difficoltà di ogni tipo, era arrivato il momento, del tutto insperato all’arrivo, di aggiungere altri tre fiori al loro giardino: tre postulanti filippine, infatti, quel giorno avrebbero cominciato il loro Noviziato.

 

   
         
   
         
   

 

Nei giorni precedenti c’era stato un gran fermento in quella piccola casa. Le tre postulanti avevano ripetutamente avuto lunghi colloqui con Suor Francesca, la Madre Superiora venuta dall’Italia. Io ho avuto la fortuna di essere lì, di vedere, di capire quanto impegno è stato messo da parte di tutte, nel passato e nel momento presente, affinché il giorno tanto atteso dalle postulanti fosse un giorno di vero e sincero incontro con Dio.

    Tutto era pronto in quella piccolissima cappella, realizzata magistralmente da Suor Margherita ricavandola da una parte della casa che era stata un garage. Era perfino venuto il Vescovo a celebrare la Messa. Si sentiva nell’aria del mattino, sorprendentemente più fresca, che quello non sarebbe stato un giorno uguale agli altri. Io, seduta in fondo, vicino alla porta di ingresso, respiravo quell’aria leggera e ne sentivo tutto il profumo. Sapevo che mi sarei commossa: per chiunque sarebbe stato difficile non farlo. Quello che mi accadde, però, non avrei potuto immaginarlo. Tutta la cerimonia fu emozionante, ma quando le tre ragazze uscirono per apparire di nuovo sulla porta della cappella, questa volta vestite con gli abiti dell’Ordine, un brivido mi scosse tutto il corpo, e non potei trattenere le lacrime, che mi bagnarono il viso, calde e pacate. Le vidi avanzare verso l’altare dove le aspettava il Vescovo, i loro occhi erano luminosissimi e il loro volto pieno di pace. Andavano ad incontrare il loro futuro Sposo senza baldanza e senza vanità. Sembravano sospese in un tempo senza tempo, in uno spazio senza confini. Erano piccole di statura e gracili nel corpo, eppure emanavano una forza incredibile. In quelle creature che mi passavano accanto, io ho sentito e riconosciuto l’umanità intera. La mia umanità, dolente, affaticata, debole, che si era perduta per le strade tortuose della vita, ora camminava con loro, prendeva forza dalla loro forza e si nutriva del loro coraggio.

Lo Spirito Santo era certamente lì per loro, quel giorno, ma con loro ha accarezzato tutti noi presenti ognuno con la propria storia personale. Il mondo intero era racchiuso in una piccolissima cappella-ex garage dove tre piccolissime fanciulle stavano donando la loro vita al Signore. Avevano lavorato duramente per essere lì, venivano da una realtà difficile, ma avevano riconosciuto la voce di Dio ed hanno deciso di seguirlo. Sanno che per questo la loro vita non sarà più facile, ma non temono la fatica, loro, perché hanno sperimentato la dolcezza dell’Amore di Dio. Piccoli, semplici gesti, per alcuni forse sciocchi o perfino dannosi: tre giovani donne inginocchiate dinanzi ad un altare professando la loro Fede. Quando si sono rialzate, neanche la Basilica di S. Pietro avrebbe potuto contenere la loro statura.

Dio è ovunque, nelle piccole cappelle come nelle grandi, nelle piccole persone, nei paesi più lontani, negli angoli più bui. Non ha bisogno di clamore: Lui vive nel silenzio di ogni singolo cuore ed io lo prego dal profondo del mio che aiuti i suoi tre fiori a crescere sempre più belli e robusti e che nella Sua immensa misericordia aiuti tutti a riconoscere quale nome ha voluto dare al fiore che vive in ciascuno di noi.

Desidero ringraziare sinceramente tutte coloro che hanno reso possibile quest'esperienza indimenticabile: Suor Ewa che, con la sua brillante intelligenza e vivace personalità, ha saputo coinvolgermi ed ha avuto fiducia in me; Suor Margherita che mi ha accolto nel suo mondo da par suo, facendomi sentire benvenuta fin dalla prima forte e calda stretta di mano; Suor Violetta che mi svegliava pazientemente alle cinque del mattino permettendomi così di condividere la loro vita in ogni suo aspetto; Suor Rosa Anita che con la sua perspicace ironia e col suo sguardo disincantato ha messo alla prova la sincerità delle mie motivazioni. Un ringraziamento speciale va a Madre Francesca: lei mi ha portato con sé in questo viaggio che non è stato solo fisico e temporale, ma grazie alla sua delicata e sapiente guida, soprattutto uno straordinario cammino spirituale.

Ringrazio inoltre Mary Ann, Marifè, Honeymae per avermi regalato tante emozioni con la loro entrata al Noviziato, e, accogliendomi quasi come delle figlie, me straniera nella loro terra, hanno suscitato un gran desiderio di tornarci, con la speranza che il mio impegno possa essere di qualche aiuto per loro e per la loro causa, unite, anche se lontane, dall’Amore del nostro Padre comune.