La Congregazione delle Suore Orsoline del S. Cuore di Gesù Agonizzante

 

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QUARTA DOMANDA

LA POVERTA'

Ricordate, Figlie mie, che, la povertà è il muro maestro dello spirito religioso e per questo dovete amarla con tutto il cuore.

La nostra Congregazione deve essere a servizio dei piccoli e dei poveri ed è per questo che anche noi, in tutta la nostra vita, dobbiamo essere piccole e povere. Non aspirate ad avere case belle, ampie, comode. No, no! Vi scongiuro, Figlie mie, così come durante la mia vita le nostre case sono state molto povere, la nostra vita spesso scomoda e il vitto molto semplice, continuate a camminare anche nel futuro attenendovi a ciò che è scritto nei nostri Usi. I vostri desideri siano sempre diretti verso la povertà. Amate il vostro abito povero, e non vi vergognate se qualche volta sarà rattoppato, basta che sia pulito.

Non desiderate eccezioni, rallegratevi se potete condividere con tutte ciò che offre la comunità. E se qualcuna ha bisogno di eccezioni, le consideri una penitenza e non vi attacchi il cuore. "Pulito e povero", non "bello e comodo" sia il motto della povera serva dei poveri.

Con la povertà nella vita, con la povertà nei desideri, vi sarà facile indirizzare il cuore a Dio, unico tesoro dell'anima interamente povera. E se alle volte dovrete sentire le conseguenze della povertà, ad esempio se si dimenticassero di darvi ciò che avete chiesto, o se sperimenterete la mancanza di qualche cosa, o se riceverete qualcosa peggiore di ciò che altre hanno ricevuto, non vi lamentate e non vi lasciate prendere dal cattivo umore, non vi abbandonate a sentimenti d'invidia. Rallegratevi piuttosto di poter imitare, almeno un po', Gesù sulla croce, povero, spogliato persino delle vesti.

Più saremo povere tanto più comprenderemo le parole di San Francesco, il poverello d'Assisi: "Dio mio e mio tutto". Quanto meno avremo bisogno per noi stesse, tanto più potremo dare ai poveri.

Con la povertà è strettamente legato il lavoro. Siamo povere e, come tali, abbiamo il dovere di guadagnare il pane per noi e per i nostri bambini poveri. Il nostro dovere è il duro lavoro del povero. Come il povero che lavora col sudore della sua fronte, anche se gli dolgono le ossa e lo tormenta il sonno, perché sa che deve lavorare, altrimenti lui e i suoi figli rimarranno senza pane, così anche noi dobbiamo lavorare. Non siamo venute qui per affaticarci meno che nel mondo, ma per lavorare di più e più duramente. Nel mondo lavoravamo per noi, mentre qui lo facciamo più espressamente per Dio che si è tanto affaticato per noi e ha dato per noi la sua vita. Non ci vergogniamo di lavorare. Nessun lavoro è umiliante per l'uomo. Va a quel lavoro che l'ubbidienza ti assegna, senza chiederti se è più o meno importante, umile o elevato e onorevole. Lavora per Dio solo e sii sempre, sempre pronta a qualunque lavoro. Dio non permetta che ci sia tra voi qualcuna che si risenta perché le è stato assegnato, secondo lei, un lavoro più umile. Quanto più il lavoro è umile agli occhi degli uomini, quanto più è nascosto, quanto più porta fatica e stanchezza, quanto meno è onorifico, tanto più esso deve esservi caro, se avete lo spirito di povertà.

Lavorate con zelo per Dio. Il vostro lavoro serve a mantenere i nostri orfani. Ricordiamo quello che il Signore ha detto: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). Il pensiero che, lavorando per il mantenimento dei nostri orfani, lo facciamo per Gesù stesso, non ci stimolerà forse ad essere sempre più zelanti e a dedicarci senza limiti al nostro lavoro?

Nella povertà e nel lavoro, anche se duro e faticoso, desidero vedervi, Figlie mie carissime.

Prego e scongiuro voi che conosco e che ho personalmente formate, e quelle che non conosco perché entrate in Congregazione dopo la mia morte ‑ ma che amo come se le conoscessi ‑ amate la povertà, desiderate la povertà! Io dall'alto pregherò perché mai entri nelle nostre case la ricchezza, l'eleganza, la ricercatezza, la comodità. No, no! Povere, siate povere e rimanete povere ‑ ricordate che è meglio aver bisogno di meno che di più. "Dio mio e mio tutto!": ecco la nostra ricchezza!

 

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